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Cecchini, il re del Flat Track: "Difendo Iannone, e sogno l'America"

Il 6 volte campione del mondo: "Andrea è un amico, non è il tipo che fa certe cose. Il flat? Devi adattarti ai cambiamenti del terreno, per questo molti lo usano per allenarsi. "

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Il 2019 sta per chiudersi, ed anche quest’anno l’Italia può dire di aver conquistato più di un alloro in campo internazionale, sia sull'asfalto che sulla terra. Merito ad esempio di Francesco Cecchini, che quest’anno ha conquistato per la sesta volta la coppa del mondo di Flat Trackfacendo poi l’en plein con il suo terzo titolo italiano. Numeri da assoluto padrone della disciplina quindi, che raccontano però solo in parte il valore di Francesco dentro e fuori dal tracciato. 

D'altronde "Cecco" è cresciuto come molti altri in una casa dove le due ruote sono sempre state le protagoniste, essendo figlio di Fabrizio Cecchini, attualmente coordinatore tecnico del team Aprilia in MotoGP. Un team ora più che mai sotto la lente d'ingrandimento viste le vicissitudini legate ad Andrea Iannone, con il quale Francesco ha stretto nel corso del tempo un ottimo legame.

“Non so molto della questione che sta riguardando Andrea - spiega "Cecco" - anzi ho scoperto la cosa tramite i media, ma non mi preoccupo. Conosco Andrea e non mi sembra assolutamente il tipo di persona che fa queste cose, nonostante le tante persone che lo criticano. È un ragazzo molto professionale che tiene a ciò che fa, abbiamo girato insieme sui kart qualche giorno fa e mi è sembrato sereno”.

Francesco parliamo di te, come puoi descrivere il tuo 2019?

“Quest’anno è stato incredibile grazie alla conquista del titolo mondiale e di quello italiano, ma rispetto alla precedente sono cresciuto maggiormente sotto il profilo personale, pur avendo conquistato i medesimi trofei. Ci sono stati momenti in cui non è stato facile mantenere la concentrazione, ho dovuto ragionare di più rispetto al passato su tanti aspetti, e questo mi ha permesso di crescere. Posso dire di essere maturato”.

Qual è il segreto del tuo successo?

“Non c’è una formula magica, bensì alcuni aspetti che valgono anche per altre discipline. La cosa che serve maggiormente è sacrificio, durante ogni singolo giorno. È un po’ il lato delle cose che la gente non vede, ma è il più importante: parlo di allenamento e disciplina, con tutto ciò che ne consegue. La costanza e la determinazione servono, ma devono essere mischiate sempre con il sacrificio”.

Sei tra i migliori al mondo in una disciplina che tanti piloti “Da pista” sfruttano per allenarsi. Su quali aspetti si può migliorare tramite il Flat Track?

“Il Flat aiuta principalmente a migliorare la sensibilità in sella e soprattutto la capacità di adattamento rapido ad un cambiamento di condizione della pista. Nel Flat è come nel cross, da un giro all’altro può spuntare un canale provocato dal passaggio delle moto, e tu devi essere pronto a questo. Chi corre in pista è meno abituato a queste cose, quindi con il Flat si allenano in primis psicologicamente su questo aspetto”.

Torniamo a parlare del campione. Progetti per il futuro?

“Ho diversi progetti in mente, ma occorre aspettare il momento giusto. Da alcuni anni l’idea è quella di andare negli Usa, ma ci sono state delle complicazioni che me lo hanno impedito. Io e Zaeta (la piccola casa italiana con cui Francesco corre ndr) abbiamo un progetto con questo fine, che spero si possa realizzare”.

Ci sono possibilità che si realizzi già nel 2020?

“Il prossimo anno intendo ancora concentrarmi sul mondiale, che dal prossimo anno sarà appunto un campionato mondiale e non una coppa del mondo, cosa che alzerà certamente il livello. Nel frattempo sto aspettando la nuova moto, che svilupperemo con la speranza di sbarcare in America nel 2021”.

Photocredits: Luca Casadei

 


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