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MotoGP, Quartararo: "La Yamaha M1 2020? Forse la proverò a Jerez, non è sicuro"

Fabio: "Non vedo l'ora di salirci, oggi non ho provato parti nuove". Morbidelli: "Giornate positive, adesso penso a Jerez ed al nuovo motore. Sarà fondamentale"

MotoGP: Quartararo:

La Yamaha sembra tornata la moto più equilibrata in pista già da qualche mese, e tutti e quattro i piloti impegnati in questo test con la M1 hanno chiuso la due giorni di Valencia con un bel sorriso stampato sul volto. La prima fila virtuale dei test è infatti formata da Vinales, Quartararo e Morbidelli, con Rossi che ha invece chiuso leggermente più attardato, in nona posizione (leggi QUI).

Una classifica che non serve a niente, non assegna punti e può ovviamente essere stata condizionata da una serie di fattori. Eppure è chiaro che vedere tre M1 davanti a tutti impressiona e soprattutto incuriosisce in attesa di vedere cosa sarà in grado di fare Quartararo quando avrà a disposizione una moto di Iwata su specifiche identiche a quelle degli altri tre piloti, ovvero una moto Factory al 100%.

Curiosità che evidentemente assale anche il diretto interessato, che al momento non è ancora consapevole di quando arriverà il proprio turno di sperimentare quanti passi in avanti siano stati in grado di compiere gli ingegneri Yamaha in quest'ultima incarnazione della loro MotoGP.

"Quando proverò la moto 2020? Spero di provarla a Jerez - ha dichiarato Quartararo - ma in realtà non ho ancora idea di quando succederà!."

Oggi su cosa avete lavorato in particolare?

"Non moltissimo, abbiamo provato alcune cose ieri mentre oggi in realtà è stato più un giorno dedicato alla guida che al testare cose nuove. Abbiamo provato alcuni assetti diversi sulla moto, ma nessuna novità. Mi sono fatto un’idea migliore su quali soluzioni di assetto funzionano e quali non lo fanno".

Avete magari lavorato sulle geometrie, provato a percorrere strade diverse?

"In realtà non abbiamo modificato niente di troppo grosso, quindi parlo di piccole differenze in varie cose, ma era importante fare anche questo lavoro. Le sensazioni sulla moto sono buone, così come lo sono state durante il fine settimana. Adesso non vedo l’ora di provare le parti nuove sulla moto". 

Ormai non sei più 'solo' un Rookie. Hai già presente cosa manchi alla M1 per essere competitivi al pari dei rivali?

"Mi sembra abbastanza chiaro che la velocità massima sia il punto su cui perdiamo. Sembra che la moto di Maverick, che è con specifiche 2020, sia un po’ più veloce e che quindi sia un passo in avanti. Non vedo l’ora di provarla anche io, spero che il nuovo motore possa compensare la differenza che c’è adesso". 

Anche Franco Morbidelli ha chiuso con grande soddisfazione la prima tornata di test, compiendo dei passi in avanti rispetto a quanto mostrato durante un poco esaltante fine settimana di gara e promuovendo alcune soluzioni portate da Yamaha sulla moto nuova.

"Per prima cosa devo farvi io una domanda, prima di iniziare. Perché Petrux oggi non ha girato?"

Così è iniziato l'incontro tra Morbidelli ed i giornalisti nel paddock Valencia. Dopo aver riferito i motivi del forfait del pilota Ducati, le domande sono fioccate sulla giornata di test, senza dubbio positiva e impreziosita da un terzo posto nella classifica dei tempi che di certo non dispiace. 

"Sono felice di questi due giorni - ha spiegato Morbidelli -  siamo stati in grado di essere molto veloci in ogni momento della due giorni. Di più di quanto siamo stati durante il weekend di gara, siamo stati molto più vicini ai migliori ed anche il passo gara non è stato affatto male". 

Cosa hai provato oggi sulla tua M1?

"Abbiamo provato alcune soluzioni che si sono rivelate positive per noi. Piccole cose sulla moto, ma non il forcellone nuovo. Alcune modifiche mi sono piaciute, altre meno. Adesso sarà importante capire se proveremo il nuovo motore a Jerez o no, e sarà importante avere le prime sensazioni sul motore nuovo già lì. Sarà fondamentale capire gli aspetti positivi o negativi di questo nuovo propulsore, sarà quello il focus dei test di Jerez".

Audio raccolto da Paolo Scalera

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