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MotoGP, Marquez sfida Albert Einstein: oltre la fisica tra cadute e salvataggi

Dal pauroso volo del Mugello 2013 a quello di Buriram, passando per le magie di Brno, Valencia e Barcellona: Ecco come il funambolo ha estremizzato lo stile di Casey Stoner   

MotoGP: Marquez sfida Albert Einstein: oltre la fisica tra cadute e salvataggi

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Quando in squadra hai il pilota più forte con a disposizione una moto critica, ma adatta al suo stile di guida, così da permettergli di prendere meno rischi, il risultato non può che essere che la vittoria. In largo anticipo sulla fine del mondiale.

Parliamo ovviamente della ennesima dimostrazione di superiorità di Marc Marquez, che con quattro gare d’anticipo ha chiuso i giochi iridati, mettendo la mano sull’ottavo titolo Mondiale. E' sempre stato fortissimo, fin dall'esordio, lo spagnolo. Il suo unico punto debole è che sbagliava molto. Nel senso che le sue cadute, soprattutto in prova, erano numerosissime. Da record statistico. Nella stagione 2019 Marquez ha fatto l’ennesimo passo: sbaglia di meno, cade di meno.

In lui c'è sempre stato genio nella guida, follia nel controllo, velocità di esecuzione, e ormai anche furbizia, ed intelligenza nella gestione della gara. Da oggi c'è anche una invidiabile costanza di rendimento.

Marc Marquez ha saputo alzare l’asticella, portando l’attuale Campionato a un livello che nessuno pare in grado di contrastare. Lo dicono i punti di distacco sugli inseguitori.

Per maggiori informazioni andarsi infatti a rivedere la striscia stagionale del 93, sempre primo o secondo in tutte le gare, ad eccezione dell’America, dove finì a terra per un problema dovuto alla sua moto. Per un avversario di Marc deve essere una cosa tremenda confrontarsi con un pilota del genere, che non sbaglia mai un colpo e non mostra mai il minimo segno di cedimento.

L’ultimo esempio è la caduta di venerdì a Buriram, quando avviandosi zoppicante verso l'uscita della via di fuga, ha abbassato la visiera del casco per non offrire agli avversari nemmeno la soddisfazione di una espressione sofferente. Avrebbe potuto anche evitare un gesto del genere, visto soprattutto il margine rassicurante nella classifica iridata, invece no. Eccolo li, scrupoloso come sempre con quel istinto da killer che non lascia il minimo dettaglio al caso.

Il pauroso volo di Marquez nelle libere di Buriram. Dopo un ceck in ospedale Marc è tornato in sella nel secondo turno

In questi anni lo abbiamo imparato a conoscere per le sue vittorie, ma soprattutto per le sue abilità nell’andare oltre le leggi delle fisica. Siamo convinti che uno come Marquez metterebbe in difficoltà pure Albert Einstein. Le sue cadute non cadute sono infatti una icona del suo stile di guida, a cui ci ha abituato nel tempo, tanto da diventare la normalità. Non per tutti: solo per lui. Tutto ebbe inizio nel 2014, in occasione dei test di Brno, quando con la sua Honda riuscì a raggiungere i 68 gradi di piega, senza però finire a terra (QUI il VIDEO).

E' caduto, non è caduto? No, non è caduto. L'incredibile immagine di Tino Martino del salvataggio di Marc a Brno

Quell’immagine, opera di Tino Martino, di Photo Milagro,  ha fatto storia e ancora oggi viene annoverata come un misto di genio e follia allo stato puro, tanto che Marc ha pensato bene di ripeterla due anni più tardi, durante le qualifiche del Gran Premio della Repubblica Ceca. Questa volta si è addirittura superato, arrivando a toccare i 67,5 gradi. Quel cado non cado iniziava a diventare una specialità di casa per il 93, che più volte ha saputo riproporre nella propria carriera.

A Valencia, in occasione del GP decisivo del 2017, l’alfiere della Honda ha pensato bene di far venire un brivido lungo la schiena con quel 64 gradi che per poco non rischiava di mandargli in fumo i sogni iridati. Poteva anche accontentarsi lo spagnolo, invece ha pensato bene di superare Zarco, tirando la staccata oltre 30 metri e finendo sulla ghiaia. La sua magia gli ha consentito di rimanere in sella alla moto per poi tornare in pista. 

E chi la salva una situazione così? Marc Marquez, naturalmente, Notate la fumata della gomma anteriore di traverso

Se pensavate di averle viste tutte dopo questa, Marc ha saputo addirittura fare meglio in occasione della FP4 a Barcellona, la stagione successiva, con quel cado non cado che ancora oggi è considerato come la prodezza forse più grande tra quelle compiute dal 93. A quelle si susseguono Silverstone e Le Mans, giusto per tenere calda la specialità della casa.

Un ingresso in curva normale? Niente affatto: la ruota anteriore è chiusa, la gamba sinistra è staccata dalla pedana

C'è anche da dire che non sempre è andata per il verso giusto, dal momento che in più occasioni Magic Marc ha dovuto assaggiare l’asfalto. Un esempio ne è il 2017, dove ha raccolto ben 27 cadute durante tutta la stagione, a tal punto da arrivarne a superare 'quota 100 'ad oggi nella classe regina.

Tra le più memorabili c’è senza dubbio quella del Mugello, quando nel rettilineo che porta alla San Donato volò a terra a oltre 300 km/, sfiorando il muretto. Un episodio che tenne tutti quanti col fiato in gola, come accadde nella stessa stagione a Silverstone, quando finì a terra nel warmup della domenica mattina e per poco la sua moto non travolse i commissari di percorso.

Una delle sue abilità è senza dubbio quella di sapersi rialzare in piedi e un esempio lampante è il 2016, quando chiese in prestito lo scooter a Tino Martino dopo la caduta nelle qualifiche di Assen per tornare ai box e poter continuare la sessione. Un Marc Marquez come molti dicono, fatto di gomma, tanto che nulla sembra scalfirlo. L’ultima immagine è proprio quella di Buriram, dell’ultimo weekend, di nuovo in pista nella FP2 dopo il violento highside del mattino.  

Ma ormai l'uomo che ha estremizzato lo stile di Casey Stoner, busto in fuori, casco quasi all'altezza della ruota anteriore, spalla e gomito in terra, è in grado di controllare la sua rabbia agonistica.

Ammiratelo, non imitatelo.

Tino Martino, uno dei nostri fotografi, affida il suo scooter a Marc per permettergli di tornare rapidamente ai box

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