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MotoGP, Honda in ostaggio: l'insostenibile dipendenza da Marquez

Marc è l'unico pilota in grado di portare la RC213V al successo e HRC non può lasciarlo andare via, come aveva fatto (pagandola cara) con Rossi

MotoGP: Honda in ostaggio: l'insostenibile dipendenza da Marquez

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“Per fortuna, in MotoGP il pilota fa ancora un po’ di differenza” disse Marc Marquez, forse con troppa umiltà, dopo avere vinto il il suo 8° titolo mondiale. Ha ragione, sia ben chiaro, sulle due ruote il polso destro conta eccome, altrimenti non si spiegherebbe perché domenica Quartararo con una moto meno evoluta ha lasciato sul posto Vinales e dato un’eternità a Rossi. Però, anche in questo caso, Marquez esagera.

Prendiamo l’ultima gara, anche tralasciando il caso (speriamo non disperato) Lorenzo e i suoi 54 secondi di ritardo sotto la bandiera a scacchi dal compagno di squadra, Marc ne ha rifilati più di 29 a Nakagami e 33 a Crutchlow. Considerando i 26 giri totali, il distacco a ogni passaggio sul traguardo è imbarazzate.

Se questo non bastasse, rileggete con attenzione quest’ultima dichiarazione di Marquez: “la stagione per me non è finita, voglio la tripla corona”, cioè i titoli squadre e costruttori che si aggiungono a quello piloti che ha già messo in cassaforte. Nulla di strano, non fosse che Marc sta vincendo da solo anche quei titoli che, come dice il loro nome, dovrebbero premiare il gruppo.

Facciamo ancora una volta aiutare dai numeri. La Honda è prima con 331 punti nella classifica costruttori, con 77 punti di vantaggio sulla Ducati ma l’apporto degli altri piloti è praticamente nullo. Solo ad Austin (dove Marquez cadde) Nakagami può vantarsi di avere contribuito alla cauda con la miseria di 6 punti. Vista la cifra in questione, il suo apporto è stato completamente ininfluente.

E quella riservata ai team? C’è Ducati davanti con 377 punti, 19 in più della Honda, che ne ha 358, di cui 325 appartengono a Marquez e 23 a Lorenzo e altri 10 a Bradl. Non bisogna avere un master in matematica pura per avere chiare quali siano le proporzioni in gioco.

Del resto, con la RC213V, l’unico altro pilota che non sia lo spagnolo a essere salito sul podio è stato Crutchlow, con 2 terzi posti, uno in Qatar e l’altro al Sachsenring.

Togliendo quindi dalla nostra equazione Marquez, in questo momento diremmo con tutta probabilità che la Honda è una moto pronta per lo sfasciacarrozze e che gli ingegneri giapponesi hanno preso la laurea con i punti del supermercato. Però Marc c’è, e gli uomini della HRC farebbero bene a tenerselo ben stretto.

Anche perché la storia insegna e a Tokyo un errore simile lo commisero già nel 2003, lasciando Rossi andare alla Yamaha. Il risultato fu (a parte l’estemporaneo e fortunoso Mondiale di Hayden nel 2006) un digiuno lunghissimo che ruppe solo Stoner. Guarda caso un altro fuoriclasse che la Ducati sta ancora rimpiangendo per gli identici motivi.

I nomi che abbiamo fatto nelle righe precedenti sono pesanti, perché Valentino, Casey e Marc sono tutti campioni capaci di cambiare gli equilibri nelle rispettive epoche. Davanti a loro, un’azienda non può che essere ostaggio e il capo è quello che prende lo stipendio e non viceversa.

Alberto Puig, dopo la conquista del titolo, ci ha detto che “ognuno decide il suo cammino” per il futuro, Marquez compreso, ma gli diamo il beneficio di una dichiarazione politica. Perché lasciare andare via il campionissimo di Cervera sarebbe semplicemente un suicidio sportivo.

In altre parole, ed è la semplice regola di ogni sport, chi vince ha sempre ragione e i fatti dicono che non è la Honda a vincere in questo momento, ma Marquez. Va bene quindi fare una moto a sua immagine e somiglianza senza preoccuparsi degli altri che la guidano, anche ricoprirlo di yen, dollari, euro o qualsiasi valuta preferisce e trasformare il team nella sua famiglia.

Essere ostaggi di Marc è la cosa migliore che possa succedere a una Casa motociclistica di questi tempi, senza bisogno nemmeno di tirare in ballo la Sindrome di Stoccolma. È opinione comune che Marquez potrebbe vincere con qualsiasi altra moto, quindi la domanda è: Honda potrebbe vincere con qualsiasi altro pilota? I numeri sostengono senza possibilità di replica che la risposta è negativa.

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