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MotoGP, Jorge Lorenzo a un bivio: smettere o continuare

Il maiorchino non correrà prima di Silverstone, l'avventura con la Honda non sta funzionando e deve trovare dentro di sé le motivazioni per non arrendersi

MotoGP: Jorge Lorenzo a un bivio: smettere o continuare

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Sorridente sulle spiagge bianche delle Maldive in compagnia del delfino/amico Arbolino, concentrato in palestra: due immagine postate dallo stesso Lorenzo sui social network nei giorni scorsi che avevano fatto pensare che la guarigione stesse procedendo nel modo giusto. Invece questa mattina, un comunicato ufficiale di Honda ha detto che Jorge non ci sarà a Brno, e nemmeno al Red Bull Ring. L’obiettivo è tornare a Silverstone, a fine agosto.

L’avventura del maiorchino in HRC non era iniziato nei migliore dei modi fra infortuni e difficoltà di adattamento alla RC213V, ma sta continuando addirittura peggio. Delle prime 9 gare della stagione ne ha finite appena 5 con un 11° posto come migliore risultato e 19 punti in totale.

Al Sachsenring era circolate voci su un suo possibile ritiro, prontamente smentite dalla squadra, ma è sempre più difficile pensare che la mente di Jorge non stia valutando ogni possibilità.

Nove mesi di inferno

Lorenzo è giovane, ha 32 anni, ma già uno dei veterani della MotoGP con già 18 stagioni all’attivo. Ha vinto tanto, è caduto e si è rialzato innumerevoli volte, ha accettato sfide difficili come abbandonare la Yamaha per passare alla Ducati e poi ancora alla Honda. Non si è mai arreso, ma è inevitabile fare i conti con il proprio corpo.

Il calvario è iniziato meno di un anno fa ad Aragon, lussandosi e rompendosi l’alluce del piede destro, poi in Thailandia una frattura al radio, a gennaio fu lo scafoide a rompersi in allenamento, in Qatar una costola, ancora una brutta botta nei test di Barcellona e le fratture alle vertebre T6 e T8 ad Assen. Nove mesi di inferno, in cui Lorenzo non ha mai mollato, ha stretto i denti ed è tornato in sella.

Jorge è sempre stato così: ogni botta sembrava rafforzarlo, ma dopo tutti i colpi ricevuti negli ultimi mesi anche Mike Tyson rimarrebbe spossato alle corde.

Chiariamo subito che la decisione di Lorenzo e della Honda di aspettare la completa guarigione è comprensibile e perfino saggia. Non ha senso rischiare in una stagione ormai compromessa e in cui la classifica è l’ultimo dei problemi.

Una scelta che non fece Wayne Rainey nel 1993, quando corse a Donington con una microfrattura a una vertebra all’insaputa del suo team manager Kenny Roberts. L’americano era caduto in prova e in gara arrivò 2° alle spalle del suo compagno di squadra Luca Cadalora. Il californiano non ammise mai pubblicamente di avere gareggiato in quelle condizioni, ma si stava giocando il Mondiale e il gioco valeva la candela.

Per Lorenzo non è così, ma questo ennesimo stop complica ancora di più la sua situazione. Ritornare in sella a fine agosto, significa avere perso praticamente due terzi del campionato e non potere dare (nuovamente) le proprie indicazioni sulla moto per la stagione successiva. Quella che Marquez ha già ripetutamente provato e che si rivedrà nei test di Brno.

La Honda non è una compagna facile da interpretare e il maiorchino avrebbe voluto seguire la stessa strada percorsa in Ducati: un primo anno per capirla e renderla più amichevole, il secondo per vincere. Nulla sta andando secondo i piani.

Da Rossi a Stoner, quando i campioni continuano o dicono basta

Il rientro dopo un grave infortunio non è mail facile, farlo su una moto con cui non ti sei mai trovato a tuo agio ancora di più. Perciò è normale che Lorenzo si ponga delle domande, se valga la pena continuare a lottare o godersi il meritato riposo.

L’Highlander dei piloti, Valentino, ripete spesso che continua a correre perché si diverte. Cosa succede quando non accade più e correre diventa un peso? O quando non si ha più voglia di prendere in considerazione la possibilità di soffrire?

Rossi ebbe il suo più grave infortunio nel 2010, quando era il campione del mondo in carica della MotoGP. Saltò 3 gare e tornò sul podio alla seconda occasione, poi a Motegi volle rivendicare la sua superiorità su Jorge nel GP in cui il suo compagno di squadra vinse il titolo, dando vita a un’indimenticabile battaglia per il podio.

Lo stesso fece Jorge nel 2013, quando corse ad Assen nel 2013 poche ore dopo essersi sottoposto a un’operazione per una clavicola fratturata. Si fece nuovamente male in Germania, ma a Indianapolis era di nuovo sulla sua Yamaha e centrò 5 vittorie nelle ultime 7 gare, non furono abbastanza per battere Marquez.

Per altri piloti, gli infortuni decretarono la fine della propria carriera. Schwantz annunciò in lacrime il ritiro dopo le troppe lesioni, lo stesso fu costretto a fare Doohan. Casey Stoner si era già ritirato dalla MotoGP quando accettò la sfida della 8 Ore si Suzuka nel 2015. A causa di un guasto all’acceleratore della sua Honda cadde fratturandosi scapola e tibia. Fu la sua ultima gara. Max Biaggi, invece, si divertiva ancora con il Supermotard, prima del terribile incidente mentre si stava allenando sulla pista del Sagittario nel 2017 per una prova del campionato italiano. Il Corsaro rischiò la vita e disse basta con le competizioni.

L’età di Casey e Max era molto diversa, ma entrambi erano campioni che non avevano più nulla da dimostrare. Avevano vinto tanto, piaceva loro ancora flirtare con la velocità, ma videro da vicino l’altra faccia della medaglia, quella più scura.

Lorenzo ha ancora un’obiettivo: dimostrare di essere capace di vincere con qualsiasi moto, domare la Honda, magari battere Marquez. Tutte sfide affascinanti, ma anche tremendamente difficili. La RC213V gli ha già chiesto un conto pesante e bisogna essere pronti a pagarlo.

Jorge avrà più di un mese davanti a sé per pensare e riflettere. Per capire sei è pronto per la sua seconda vita, non più da pilota, o se invece vorrà continuare, accettandone rischi sapendo di potere riuscire.

Lorenzo è davanti a un bivio e non c’è una decisione giusta da prendere. Dovrà solo seguire ciò che gli diranno testa e cuore.

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