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MotoGP, Il caso Puig, un bel tacer non fu mai scritto

L'OPINIONE. Le opinioni di Alberto sono rispettabili in quanto personali, ma ad attaccare Pedrosa è stato il team manager di Honda

MotoGP: Il caso Puig, un bel tacer non fu mai scritto

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Si dice che l’atmosfera natalizia renda inclini alla bontà e ai buoni sentimenti, ma Alberto Puig deve essere vaccinato contro certi sentimenti. Nei giorni scorsi la sua intervista rilasciata alla testata spagnola La Vanguardia ha fatto il giro del web, perché i ‘cattivi’ fanno parlare più dei ‘buoni’ e gli attacchi del team manager della Honda a Valentino e, soprattutto, all’ex pupillo Pedrosa, lo hanno fatto rientrare di diritto nella prima categoria.

Né a Rossi né a Dani servono avvocati difensori (e il pilota di Sabadell lo ha dimostrato con una magistrale risposta sui social network), ma la virata verso il ‘politicamente scorretto’ di Puig non può lasciare indifferenti. Al di là del giudizio sui due, la maggior parte degli appassionati ha osservato come Alberto avrebbe fatto meglio a tacere.

In verità, la libertà di parola è un diritto e le opinioni di Puig non sono altro che una sua visione delle cose. Si può essere in accordo o in disaccordo, ma la censura non è prevista. Rifarsi al suo currriculum di pilota per negargli la possibilità di esprimersi non è la scelta giusta, altrimenti di motociclismo potrebbe parlare solo Agostini e tanti saluti. Il manager spagnolo non avrà la simpatia come migliore qualità, ma il suo lavoro si può fare tranquillamente anche con questo difetto, ed è innegabile che non sia esattamente un novellino dell’ambiente e che la sua esperienza è largamente sufficiente per parlarne.

Inoltre Alberto ha fama di persona schietta, ’dura e pura’ se volete, e le sue ultime dichiarazioni vanno esattamente nella direzione imposta dal suo personaggio, che solo lui può sapere quanto sia costruito. Quindi, il Puig senza peli sulla lingua, portatore della schiettezza contro la falsità organizzata delle pubbliche relazioni, sarebbe perfettamente giustificabile.

Peccato che Alberto Puig non sia un ‘semplice’ ex pilota, o l’ex manager di un pilota, ma è il team manager della squadra ufficiale Honda in MotoGP, il braccio armato della più grande Casa motociclistica al mondo nelle competizione. Quando lui parla, volente o nolente, lo fa anche nel nome dell’azienda che rappresenta.

Così, a pochi giorni dalla celebrazione di Honda nei confronti di Pedrosa al Thanks Day, con tanto di pacco regalo contenente una 250 e una MotoGP, il team manager ha criticato aspramente Dani. Già l’assenza di Puig nella conferenza stampa di Valencia per l’ingresso di Pedrosa nella Hall of Fame della MotoGP non era passata inosservata, ma con le sue dichiarazioni alla stampa Alberto si è spinto ancora più in là.

Nel migliore dei casi, le sue parole potrebbero venire bollate come antipatiche e pronunciate largamente oltre il tempo massimo. Nel peggiore, una pessima gaffe per un manager che dovrebbe ben sapere quale è il suo ruolo all’interno dell’azienda e del campionato. Una mancanza di rispetto per un pilota che ha dato tanto (non solo in termini di vittorie) in quasi vent’anni di rapporto con la HRC.

Le opinioni di Alberto Puig in quanto persona sono assolutamente rispettabili, quelle di Alberto Puig in quanto team manager certamente evitabili e Pedrosa, nel suo commento, lo ha sottolineato elegantemente. Quell’eleganza che è mancata a Puig, troppo preso dalla sincerità per ricordarsi dei danni collaterali che possono scaturire quando si indossa una divisa prestigiosa, ma che richiede anche una cera accortezza.

Anche quelle scritta fin qui sono solo (speriamo) belle parole, perché nelle corse ha ragione chi vince. Puig quest’anno lo ha fatto, ma con un pilota e una squadra messi insieme da altri. Il difficile arriva ora, cercando di confermarsi imponendo la propria direzione a un team e gestendo la relazione tra Marquez e Lorenzo.

Il tempo ci dirà se riuscirà e, in tal caso, tutto verrà perdonato perché gli allori valgono più delle parole, con buona pace dello spirito natalizio e del politicamente corretto.

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