Tu sei qui

MotoGP, Cecchinello: "Il rivale di Marquez? Deve ancora nascere"

"Marquez ha cambiato lo stile di guida, dovrà arrivare qualcuno con un talento enorme, in grado di evolvere ancora questo stile"

MotoGP: Cecchinello: "Il rivale di Marquez? Deve ancora nascere"

Share


Lucio Cecchinello è stato l'unico team Manager presente all'incontro con i tifosi avvenuto presso il quartier generale della Honda a Tokyo. Il titolare della squadra LCR ha fatto compagnia sul palco ai suoi piloti, Crutchlow e Nakagami, ed ovviamente ai due titolari della HRC, ovvero Marc Marquez e Dani Pedrosa. 

L'italiano non si è sottratto alle domande dei tifosi, e incontrarlo in un evento diverso dal fine settimana di gran premio ha dato la possibilità di svolgere una intervista in cui spaziare dal presente della MotoGP al futuro che ormai è dietro l'angolo, con un 2019 destinato a regalare tante novità rendendo ancora più interessante un campionato che in questo momento ha un padrone su tutti, ovvero Marc Marquez. 

C'è stato un periodo in cui tutti si chiedevano chi potesse battere Valentino Rossi. Adesso ci si domanda chi sarà in grado di battere Marc Marquez. Tu cosa ne pensi? Con il tuo occhio attento da manager hai già individuato qualcuno tra i giovani che potrebbe davvero essere un futuro rivale di Marc?

"Se guardiamo la storia del motociclismo, così come la storia di ogni sport, esistono periodi in cui ci sono degli atleti che costituiscono il punto di svolta, che rappresentano un cambio generazionale. Nel motociclismo anche nello stile di guida. Dagli anni 70', agli 80' e arrivando ai 90' ci sono stati diversi stili di guida. Casey Stoner è stato forse quello che ha portato la MotoGP a fare il primo vero cambiamento nello stile di guida. Marquez è stato quello che ha interpretato al meglio questo stile, l’ha anche evoluto".

Lucio ha le idee molto chiare su quali possano essere le caratteristiche di un futuro rivale del fenomeno spagnolo, che a Motegi potrebbe incoronarsi campione del mondo per la settima volta ad appena 25 anni.

"Secondo me per battere Marquez, probabilmente bisognerà aspettare qualcuno che riuscirà ad evolvere ulteriormente questo stile di guida. Marquez è riuscito addirittura ad arrivare a salvare sistematicamente la moto quando perde l’anteriore. Una cosa che non si era mai vista, salvare la moto con il gomito quando perde l’anteriore. Probabilmente chi riuscirà a battere Marc in futuro, è un giovane che attualmente corre in pocket bike e che avrà la stessa passione, quasi ossessione, di guidare la moto e lo stesso talento, o svilupperà anche più talento introducendo un nuovo stile di guida. Anche per questo credo che sia difficile che Valentino, con tutto il rispetto,  possa battere Marquez o la nuova generazione di piloti. Perché rappresenta uno stile di guida che non è più quello che oggi si vede nella MotoGP". 

VALENTINO ROSSI

Pensi che sarà difficile correre altri due anni per Valentino, che conosce bene questa difficoltà?

"È fantastico come Valentino si sia rimesso in gioco ancora. Una cosa che mi piace molto di Valentino Rossi, è che lui è sempre molto onesto. Non si nasconde dietro a niente, molte volte lo dice tranquillamente. Dice che Marquez ha guidato meglio, che è stato migliore di lui, lo riconosce. Probabilmente la cosa bella è che Valentino continua ad avere una motivazione incredibile per correre in moto, e non si tratta solo di firmare dei contratti di rinnovo ogni due anni. Non c’è un giorno in cui non si allena con la moto, non va al Ranch, non si allena con i ragazzi più giovani, non segue il suo programma di allenamento. Per me è fantastica la motivazione che ha. Probabilmente, se ha firmato ancora per due anni, è perché vuole provare a modificare ed evolvere ancora il suo stile di guida. Se ci riuscirà sarà un grandissimo, ma se anche non dovesse riuscirci resterà comunque in grandissimo.

C'è anche da considerare che non vince da 24 gare ormai. Secondo te può farcela prima di fine anno a tornare sul gradino più alto del podio?

"Mai dire mai. Ci sono delle situazioni che succedono in gara, e anche noi con Crutchlow abbiamo vinto in certe circostanze. Talvolta si vincono delle gare perché si creano delle situazioni particolari dove influisce il meteo, la condizione della pista, qualche top rider che non finisce la gara. Tecnicamente e sportivamente credo che la possibilità per Valentino ci sia. Quanto questa sia realistica, ti darei un 30% di possibilità".

Tra l'altro tu contro Valentino ci hai pure corso, ai tempi del campionato europeo 125. 

"Lui era al primo anno di esperienza con le moto da Gran Premio, mentre io avevo già circa quattro anni di esperienza. Aveva una moto meno competitiva della mia, ed è per questo che ho vinto 8 gare su 11 disputate nel campionato europeo, mentre lui finì terzo. Ma si vedeva che lui aveva già dei numeri incredibili quando ho corso contro di lui, aveva un talento incredibile. Mi passava in staccata, in curva, all’interno, all’esterno, e mi ricordo che non riuscivo a capire come potesse farlo".

Tornando al presente, qual'è la tua idea sul campionato 2018? Ormai tanti giochi sono stati fatti, tu che impressione hai tratto da quello che è successo finora in pista?

"Questo è stato un altro campionato dove Ducati ha dimostrato di essere lì, capace di battersi per vincere le gare e potenzialmente il titolo. Credo che sia stato un campionato dove probabilmente tutti si sarebbero aspettati la Yamaha costantemente davanti, invece ha avuto un po’ di alti e bassi. Il binomio Honda – Marc ancora una volta si è dimostrato quasi imbattibile, o comunque difficile da battere in ottica campionato. Cal Crutchlow devo dire che è stato bravo in tante occasioni, ma ha anche sciupato qualche altra possibilità. Se non avessimo sciupato certe chance di fare punti, magari accontentandosi del quinto o del sesto posto, probabilmente adesso saremmo più avanti in classifica. Adesso siamo sesti però potenzialmente il terzo posto, o il quarto posto, potevano essere alla nostra portata". 

CRUTCHLOW - NAKAGAMI - CECCHINELLO

Hai aperto il discorso parlando di Ducati, che sta vivendo una stagione strana. Secondo te ha sprecato molto con la separazione da Lorenzo, e pensi sia giusto aver deciso di puntare tutto su Dovizioso in vista del futuro?

"Credo che se Ducati avesse avuto modo di scegliere i piloti per il 2019/2020 più avanti, probabilmente avrebbe fatto uno sforzo per cercare un punto di incontro con Jorge, perché effettivamente quando è apparso abbastanza chiaro che Ducati non aveva più interesse a continuare a lavorare con Lorenzo, lì c’è stato il vero punto di svolta della competitività di Jorge. Con il senno di poi, mi sembra di aver letto anche delle dichiarazioni dove Dall’Igna stesso ha confermato che talvolta la scelta dei programmi sui piloti deve essere fatta in una parte iniziale della stagione, quando magari ancora non è tutto particolarmente chiaro per poter dare un giudizio concreto sul pilota che hai.  È ovvio che Ducati quando ha fatto questa scelta, ha dovuto mantenere la sua coerenza e adesso deve puntare tutto su Dovizioso, con la speranza che Petrucci possa, nel giro di poco tempo, arrivare ad un livello di competitività altrettanto elevato".

Credi che per la Honda sia stata una fortuna trovarsi con una squadra composta da Marquez e Lorenzo? Non sembra che fosse nei loro programmi.

"Effettivamente se Lorenzo non fosse stato disponibile, probabilmente la strategia di Honda sarebbe stata di investire su un giovane, un pilota della Moto2. Si era sentito che avevano preso contatto con Mir, e anche che in extremis avrebbero valutato un recupero di Cal come compagno di Marc. Però effettivamente quando si sono ritrovati tra le mani questo pilota cinque volte campione del mondo, di grande talento, non potevano lasciarselo scappare".

Quindi hai rischiato seriamente di perdere Crutchlow. Per te è stato meglio così, oppure ti avrebbe fatto piacere una sua promozione?

"Se guardo meramente l’interesse della LCR, per me è stato meglio così. Il rischio che mi potessero togliere Crutchlow c’era. In passato è successo con Stoner, che aveva avuto l’opportunità di andare a guidare con una Casa (la Ducati nel 2007, ndr) e nonostante contrattualmente avremmo potuto esercitare l’opzione a parità di offerta, non l’abbiamo presa in considerazione perché avevamo capito che per lui era un’opportunità importante. Poi non è neanche bello secondo me correre con dei piloti che hai tu costretto a restare. Quindi diciamo che l'ingaggio di Lorenzo da parte di Honda, per noi è stato un vantaggio".

Hai appena parlato di Stoner, che negli ultimi giorni è dato come possibile rientrante nel ruolo di collaudatore per Honda. Tu cosa ne pensi?

"Penso che Stoner sia, come puro talento, uno dei migliori piloti delle ultime due decadi. La capacità naturale di salire su qualsiasi moto, in qualsiasi circuito, in qualsiasi condizione e di portarla al limite, è qualcosa che gli viene in maniera assolutamente naturale e io questo lo chiamo puro talento. Credo che al giorno d’oggi le Case costruttrici abbiamo capito l’importanza di avere un test team, con dei piloti capaci di portare al limite la moto. Perché il problema è che quando tu porti una moto anche ad un solo secondo dal suo limite, non sottoponi il veicolo agli stessi stress dinamici a cui la sottoporrebbe il pilota titolare. Quindi effettivamente è estremamente importante avere un tester veloce. Se Stoner dovesse davvero tornare a fare il collaudatore per la Honda, credo che potrebbe dare sicuramente un contributo pari se non migliore di quello che sta dando Stefan Bradl".

DANI PEDROSA

Restando in famiglia Honda, nel 2018 finirà un sodalizio lunghissimo con Dani Pedrosa. Secondo te era giunto il momento che questo lunghissimo matrimonio finisse? 

"Pedrosa è stato un grandissimo pilota per la Honda. Ha vinto molte gare, ha portato a casa tanti podi. Bisogna anche ricordarsi che, con tutto il rispetto per Dani, il fatto che a livello fisico è un po’ più piccolo della media degli altri piloti, sicuramente può creare una difficoltà. Oggi il peso del pilota e il movimento del corpo sulla moto esercitano un’influenza su come si guida la moto, sul trasferimento dei carichi, sul grip. Pedrosa ha fatto un lavoro straordinario, facendo in questi anni tutto quello che poteva fare. Credo che sia stata una storia sportivamente fantastica tra i due, e che sia anche giusto che finisca. Una Casa come la Honda deve avere anche un secondo pilota in grado di vincere il mondiale e Dani ha avuto le sue chance. Ci è arrivato vicino, ma può ritenersi fortunato visto che smetterà di correre con un palmares incredibile".

Ormai la tua squadra è un punto di riferimento del Paddock. Ma se ti arrivasse un'offerta da un'altra Casa, non per gestire una squadra satellite, bensì un team ufficiale, ci penseresti?

"Sono arrivate delle offerte nel recente passato. Più che offerte, mi hanno chiesto di sedermi ad un tavolo per approfondire determinati discorsi. Credo che in questa fase lavorativa, non accetterei. Magari il giorno in cui non dovessi più disporre della stessa energia e della stessa voglia che ho tutti i giorni di alzarmi e di lottare assieme ai miei collaboratori per far si che la squadra sia competitiva e che i conti tornino ogni fine mese, e in particolare a fine anno. Tutta questa mole di lavoro che è massacrante, ma che alla fine è anche una sfida che mi anima e mi riempie di soddisfazione riuscire a fare tutto questo. Diciamo che in una seconda fase della mia carriera, potrei anche prenderla in considerazione, però in questo momento sono contento di avere il team LCR, è una continua sfida. Forse avendo fatto il pilota ero abituato ad avere delle sfide ogni anno, e vivere ogni anno una nuova sfida per me è motivante".

Intervista raccolta da Paolo Scalera

__

Articoli che potrebbero interessarti