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MotoGP, Melandri racconta Buriram: Ducati favorite

Marco rivela i segreti della pista che ospiterà il prossimo GP: "un tracciato non molto tecnico e con un atmosfera unica"

MotoGP: Melandri racconta Buriram: Ducati favorite

Il Chang International Circuit, la pista di Buriram per gli amici, è la novità per la MotoGP in questa stagione. Il tracciato, disegnato da Hermann Tilke, misura poco meno di 4,6 chilometri, il rettilineo principale uno e ha 5 curve a sinistra e 7 a destra, come recita la sua scheda tecnica.

I piloti della MotoGP lo hanno già conosciuto in inverno, durante i test invernali, ma il fine settimana di gara può sempre riservare novità e imprevisti. Per conoscere meglio il circuito tailandese abbiamo chiesto la “consulenza” di Marco Melandri. La SBK corre infatti a Buriram dal 2017 e il ravennate è salito sul podio lo scorso anno.

Non è una pista tra le più tecniche, è una di quelle che si impara in un turno di prove - l’introduzione di Marco - Il vero limite sono le condizioni che si possono trovare, nel 2017 faceva veramente caldo. Di solito in rettilineo puoi riposarti, ma l’anno scorso sembrava di essere in un forno. Dipende molto dalla fortuna, perché quest’anno abbiamo trovato un buon clima, si stava bene. Da un giorno all’altro le temperature possono variare anche di 10 gradi”.

Il Chag è anche una pista molto veloce.

Come ho detto, non è  molto tecnica e per la SBK credo sia il circuito in cui si sta a gas completamente aperto per più tempo in assoluto”.

Questo non significa che non nasconda qualche insidia.

“La curva più difficile è la 4, il curvone a sinistra dopo il rettilineo di ritorno - spiega - È sicuramente una zona complicata perché nel punto di frenata c’è un cambio di pendenza e frenare un metro più avanti o indietro significa riuscire a curvare o meno. È un complicato soprattuto con le SBK perché, non potendo cambiare i rapporti del cambio, arrivavamo sempre con la marcia sbagliata. Si può dividere il circuito in due: prima parte è fatta di frenate, mentre la seconda è più guidata e scorrevole. È una pista dove non ci sono cambi di ritmo, anche i cambi di direzione non sono troppi veloci, l’unica parte diversa è l’ultima curva dove praticamente ti fermi e riparti”.

Dove si può fare la differenza?

Il motore conta veramente tanto - sottolinea Melandri - ma la parte dalla curva 5 alla 9 è dove fai il tempo. La doppia sinistra, la 5 e la 6, va interpretata correttamente per poi riuscire a essere veloci nel cambio di direzione verso la 7: sono quelle tre curve puoi fare il tempo”.

Buriram promette spettacolo nel corpo a corpo.

Sorpassare è facile se sei a posto in frenata, nel misto è comunque possibile ma più complicato - garantisce Marco - I punti più adatti per un sorpasso sono la curva 3 e l’ultima”.

Se dovesse puntare un euro su qualcuno prima dell’inizio del Gran Premio, Marco non avrebbe dubbi.

“Credo che le Ducati abbiano un margine importate, se la giocheranno Dovizioso e Lorenzo - la sua previsione - Neanche nella parte guidata  ci sono curve che tornano indietro, quelle che possono svantaggiare la Desmosedici. Sono tutte curve in cui butti giù la moto al massimo angolo e poi la rialzi subito, a parte la 5 e la 6 in cui devi spezzare la traiettoria. È una pista corta e in più ha due lunghi rettilinei, inoltre ha molte curve in cui passi senza problemi, come la 10 e la 11 che sono semplicemente dei cambi di direzione in accelerazione, non delle vere curve”.

Pista corta, lunghi rettilinei, sembra che i gap saranno ridotti.

Credo che sul giro secco i distacchi saranno minimi - conferma Melandri - mentre sul passo gara la gestione della gomma non sarà facile e lì si potrà fare la differenza”.

Il Gran Premio non si ferma alla pista e Marco svela che la Tailandia riserva molto calore non solo per il suo meteo.

A me piace correre a Buriram, c’è una marea di pubblico - dice -. Inoltre alla sera, fuori dal circuito, fanno delle gare di accelerazione con delle moto praticamente tenute insieme con il fil di ferro. Ci sono dei mezzi che bisogna vedere assolutamente con dei piloti abbigliati in modi improbabili, mi sono divertito molto”.

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