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MotoGP, Romagna, perché è la terra promessa del motociclismo

Bastianini, Antonelli, Manzi e Pasini raccontano cosa vuol dire essere piloti romagnoli. Le piste, gli inizi e la passione di una terra intera

MotoGP: Romagna, perché è la terra promessa del motociclismo

Romagna, provincia di Motorland. No, non Aragon, bensì una terra promessa in cui è quasi più facile diventare campione del mondo che impiegato, e dove è presso che impossibile non appassionarsi in qualche maniera al mondo delle ruote. Chi scrive è tra chi lo può testimoniare, essendo nato in Romagna ed essendo di conseguenza cresciuto tra moto ed affini.

Ma perché tutto ciò? Perché tutti o quasi i piloti italiani presenti nel mondiale vengono dalla Romagna? Difficile spiegarlo, ma chi può almeno provarci sono proprio i piloti romagnoli, ossia il frutto più importante dell’aria che spira in riva all’adriatico. “Io sono molto fiero di essere romagnolo apre il riccionese Mattia Pasini - e secondo me esserlo ti da un qualcosa in più rispetto agli altri. Le tante strutture e la cultura romagnola fanno sì che crescano tanti piloti e tanti appassionati”.

 Gli fa eco Niccolò Antonelli, soprannominato “La tigre di Cattolica”: “Noi romagnoli abbiamo alcune caratteristiche che ci differenziano dagli altri italiani, abbiamo tutti un carattere espansivo anche se io sono un’eccezione . Ogni luogo è adatto per qualcosa: la montagna è adatta per chi vuole sciare, la Romagna per chi vuole andare in moto. La temperatura aiuta non essendo mai troppo bassa, ci sono tante piste e così cresci con questa mentalità; vai in giro e vedi tanti ragazzini in motore, vedi i ragazzi nelle piste e ti viene voglia di provare”

“Le tante piste sul territorio aiutano tanto – spiega il riminese Stefano Manzi - è facile cominciare per poi crescere intorno alle moto. Vivere in centro a Milano è sicuramente un’altra cosa rispetto a vivere a Rimini. Tutti siamo passati da alcune piste storiche come quella di San Mauro o il Motorpark a Cattolica”. E proprio da Cattolica, in particolare dal “Motorpark”, che è cominciato l’amore tra le moto ed Enea Bastianini, com’è lui stesso a raccontare con il sorriso sul volto e negli occhi: “Ricorderò sempre quel giorno, ricordo di aver controllato se c’era la benzina prima di salire per quanto ero incredulo di poterlo fare, ed una volta sentito l’odore del carburante mi sono gasato”

In Romagna la passione può nascere anche passando tutti i giorni davanti ad una pista, e sentendosi crescere dentro la voglia di provare. “Io abitavo a San Giovanni in Marignano, una zona di campagna, ma andavo a scuola a Cattolica – racconta Nicco - e passavo spesso davanti alla pista di minimoto, oltre al fatto che avevo a casa tutte le cassette di mio babbo. I miei hanno tenuto duro a lungo, dato che ho iniziato solo a sette anni a differenza di altri, ma dalla prima volta in cui mi hanno portato sono entrato nel circolo e non ne sono più uscito”. “Il mio primo ricordo in moto è in un parcheggiospiega il “Paso” - era il mio quarto compleanno e sono salito per la prima volta su una moto”.

Spesso la passione viene trasmessa geneticamente come spiega Manzi: “Ormai è un ciclo continuo, che porta tutti ad avere un parente con le moto o comunque i motori nel sangue. Questo ti porta spesso a venire contagiato dalla sua passione”. Come sempre però vi sono le eccezioni alla regola, ed è il caso di Enea: “Io sono l’unico o quasi a non avere un parente che correva; il mio percorso è partito da un giorno in cui mio padre ha portato dal meccanico lo scooter di mia mamma. Lì c’era una piccola minimoto in un angolo, ci sono salito e così abbiamo deciso di provarla a Cattolica, e da lì tutto è iniziato”.

Tante storie ma un’unica terra. Un qualcosa di speciale che lega i piloti di questa zona, formando quasi una comunità all’interno della comunità, ovvero all’interno del paddock.  “Senza ombra di dubbio mi sento parte di un gruppo speciale – conferma Pasini - siamo tanti piloti che spesso si allenano insieme e sono amici; è una differenza che facciamo solo noi romagnoli. La nostra cultura ci insegna oltre alla competizione anche la sportività, una cosa che a volte manca in generale”. L’esempio perfetto per comprendere tutto questo lo fornisce Enea Bastianini. “Non capita a tutti credo di incontrare in giro per il mondo i ragazzi con cui sei cresciuto, all’inizio è strano ma poi ci si fa l’abitudine, ma resta bellissimo”. Dalla pista sotto casa al mondiale, solo in Romagna.

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