Tu sei qui

Qooder 400: la “Quadro-tura” del cerchio nell’urban commuting

Un test unico per un mezzo unico: andiamo alla scoperta dell’ambizioso 4 ruote sulle sempre più insidiose strade di ogni giorno

Moto - Test: Qooder 400: la “Quadro-tura” del cerchio nell’urban commuting

In una strada italiana potrebbe capitare di scorgere dei turisti stranieri, visibilmente accaldati e in abiti minimali imbattersi nel consueto capannello di “non più giovani” che scrutano il vuoto di una profonda buca ergendosi sul limite di quest’ultima, come a cercare di scorgere una luce nella profondità del nero abisso.

Cosa guardate?potrebbe chiedere la turista curiosa.
“Ma niente, stiamo guardando se esce fuori...”.
“Che esca cosa, scusi!?”
incalzerebbe la straniera.
“Più che cosa, chi!… quello con lo scooter che è finito qua dentro cinque minuti fa… stiamo guardando se esce fuori!” lasciando la chiosa a quello più vispo e combattivo e qua non stiamo mica in Tailandia che arrivano i sommozzatori, gli speleologi e gli scienziati… in Italia o esci da solo o tanto vale che te l’arredi la buca!”.

Ovviamente abbiamo voluto scherzare ed ironizzare con questo surreale dialogo, eppure la questione esiste davvero e costituisce un enorme problema, dal momento che i sinistri, che vedono coinvolti scooter e moto a causa dal cattivo stato delle strade, sono aumentati esponenzialmente andando ad incidere in modo preoccupante sul bilancio dello Stato e incrementando la già esagerata mole di lavoro che i pronto soccorso dovevano fronteggiare. Non solo.

Avere sotto gli occhi una tale situazione, funziona sicuramente da deterrente per tutte quelle persone che avrebbero la necessità di passare dalle quattro alle due ruote e che, invece, vedendo rischi e costi in cui è facile incorrere, abbandonano anche solo l’idea di prendere una seconda patente.
Il Quadro del cerchio arriva appunto dalla ditta svizzera specializzata nella produzione di scooter a tre e quattro ruote, già da qualche anno nota ai più attenti frequentatori di saloni e riviste specializzate.
Qooder è il nome del veicolo pensato dagli svizzeri per risolvere il problema, andando a coniugare la praticità e facilità di spostamento e parcheggio nei centri urbani, con la sicurezza e tenuta di strada che solo quattro ruote sanno garantire.
Il segreto del Qooder 400 non è la semplice adozione di un numero maggiore di cerchi e pneumatici, ma un sofisticato sistema idro-pneumatico, che consente alle quattro ruote di inclinarsi indipendentemente l’una dall’altra e di rimanere in equilibrio (quasi) da solo, chiamato HTS che vedremo meglio più avanti e che giustifica il prezzo di 10.990 euro.

PRIMO IMPATTO -  Per il momento il Qooder 400 è un solido scooterone compatto ed imponente che a prima vista attira l’attenzione grazie al suo design avveniristico-metropolitano con una spiccata aggressività stilistica, mentre, ad un esame ravvicinato, colpisce il fatto che le quattro ruote non precludano in effetti il suo profilo esterno che rimane quello di uno scooter di media cilindrata.
Uno scooter di media cilindrata, molto ben rifinito per giunta, come testimonia la qualità delle plastiche, le pedane del passeggero che si aprono a pressione, l’ampia sella a doppia alzata di materiale di ottima qualità ed il vano per il telefono con presa di corrente, anch’esso con apertura a pressione.

Il vano sottosella, che ospita un casco jet e qualche piccolo oggetto, oltre al tappo benzina, è di dimensioni ridotte a causa del sistema HTS che occupa gran parte dello spazio solitamente a disposizione dei progettisti di scooter; d’altro canto nel catalogo accessori sono disponibili anche diversi bauletti da poter installare.
Su un mezzo come questo, l’unica cosa che veramente conta è scoprire se riesca effettivamente ad essere pratico come uno scooter con un quid in più di sicurezza.

UN PO' DI TECNICA - D’altronde qualche dato bisogna pur saperlo, come ad esempio che il Qooder è mosso da un monocilindrico da 398,8 cc, capace di un massimo di potenza di 32 cv a 7.000 giri, una coppia massima di 38,5 Nm a 5.000 giri con cambio automatico a variatore e trasmissione finale mediante due cinghie alle ruote posteriori; omologazione Euro4.

Ha un serbatoio da 14 litri ed un’altezza della sella di 780 mm che, considerando anche la larghezza e pesantezza del mezzo, 281 kg in ordine di marcia, potrebbe risultare un problema per chi dotato di gamba corta… potrebbe se non fosse che il Qooder non necessita di mettere il piede a terra quando ci si ferma, appena si capisce come funziona.
Già prima di salire si notano subito due stranezze per uno scooter: sul fianco destro una grossa maniglia svetta verso il cielo come fosse un’antenna, mentre sul retro dello scudo si nota una vistosa leva rossa, di vago richiamo aeronautico.
La leva sul fianco altro non è che il freno di stazionamento che può essere azionato solo inserendo le chiavi nel blocchetto e girando fino all’apposita posizione, mentre una volta levate le chiavi rimarrà immobile come l’elsa di Excalibur nella roccia. La grossa maniglia rossa invece, quando è tirata in giù, chiude il sistema idraulico del Qooder, bloccando di fatto l’inclinazione del mezzo e quindi permettendogli di rimanere dritto senza che si debbano poggiare i piedi a terra.

L’HTS – Hydraulic Tilting System – sistema brevettato dalla Quadro, permette infatti di gestire idraulicamente i quattro bracci delle ruote in maniera indipendente, come già accennato, permettendo diversi angoli di piega delle ruote, così da mantenere la massima aderenza in qualsiasi condizione, addirittura consentendo pieghe molto accentuate anche a velocità bassissime, cosa che un qualsiasi due ruote non riuscirebbe a fare.
Certo però, che se per non mettere il piede al semaforo, devo lasciare il manubrio e azzeccare il momento e l’inclinazione giusta per tirare la leva, mentre sto frenando solo con una mano… bé, non sembra facilissimo. E infatti non è così che funziona l’HTS.

La leva freno destra aziona i soli dischi freno anteriori, mentre la sinistra agisce su tutti e quattro i dischi con una frenata combinata che rende superflua la presenza di un ABS pur garantendo frenate in totale sicurezza. Inoltre la leva freno sinistra, una volta arrivata a fine corsa, quando il mezzo è ormai fermo, blocca le sospensioni e mantiene in equilibrio il mezzo, esattamente la stessa cosa che si ottiene premendo il pedale sulla parte destra della pedana. Così, si rimane in equilibrio tirando il freno ed in caso di una sosta prolungata, come ad esempio un semaforo, si ha tutto il tempo e l’agio di abbassare la leva rossa, per poi invertire l’operazione quando scatta il verde.
Nella teoria quindi sembra tutto funzionare e garantire un facile utilizzo anche a chi ha solo la patente B e non ha mai guidato uno scooter, motivo appunto per cui si può guidare un Qooder senza dover conseguire l’apposita patente per scooter/moto; ma nella pratica?

LA PROVA -  Quando c’è da provare una supersportiva si va in un circuito da mondiale, per un’enduro su un fettucciato e per una turistica in qualche amena località sperduta nel Bel Paese, ma per provare le caratteristiche che vanta il Qooder non c’è che una destinazione all’altezza dell’incarico: Beirut!

Sfortunatamente alla Farnesina ci hanno caldamente sconsigliato di recarci lì a testare lo scooter, dal momento che pare non solo le strade costituiscano un problema nella martoriata città costiera libanese e quindi abbiamo dovuto trovare un’alternativa.
Una sola città rispecchiava i severi canoni, in materia di scarsa sicurezza stradale, imposti per il test, pur non essendo da poco uscita da un conflitto armato; solo in un altro posto al mondo si potevano trovare strade tanto impervie da impensierire il Qooder, oltretutto con un traffico significativo che ne evidenziasse al meglio le doti dinamiche, e quella città è: Roma!

Buche, ampi tratti di pavimentazione in blocchetti di porfido specchiato e volutamente disposti come chicchi di una pannocchia scoppiata, tombini profondi mezzo metro, binari del tram, strisce pedonali fatte del materiale per testare gli ABS e poi pedoni con smartphone, greggi di ciclisti, scooteristi con smartphone, automobilisti con smartphone, autobus guidati da autisti con smartphone che sporadicamente prendono fuoco (gli autobus, non gli autisti, almeno finora…) e soprattutto un perenne traffico, anche nelle ore più insospettabili: insomma non manca nulla per il test.

BENE SULLO STRETTO - Le prime volte è meglio mettere il piede per fermarsi e solo in un secondo momento azionare la leva rossa, almeno finché non si prende dimestichezza con il freno che, se tirato troppo bruscamente per bloccare in equilibrio il mezzo, fa inchiodare venendo sobbalzati in avanti. Col tempo si impara a modulare la frenata per bloccare in equilibrio solo a Qooder pressoché fermo e quindi tirare la leva rossa in tutta tranquillità. Nelle ripartenze è più facile gestire il sistema, dando un filo di gas subito prima di rilasciare la leva del freno, non si incorre in alcun problema. Già in una mattinata di guida ci si impratichisce a sufficienza da non dover più mettere il piede a terra.
Dove serve un po’ più di tempo per impratichirsi, soprattutto se si ha già esperienza di scooter o moto, è la curva. Nelle curve strette e a bassa velocità, come ad esempio le strade di un centro storico o come quando si svicola tra le macchine, il Qooder se la cava benissimo, con un angolo di sterzo notevole e la caratteristica unica di piegare tantissimo anche a velocità ridicolmente basse. 

Di contro, il comportamento sulle curve veloci o meglio, su una serie di curve, non è quello solitamente riscontrabile nelle due ruote. Bisogna agire sul manubrio per impostare la curva e poi spingere bene col corpo, dosare il gas in modo graduale per far arrivare il Qooder sulla giusta traiettoria di piega e poi aprire. I cambi di direzione non risultano immediati come su una moto e va guidato morbido per poter evitare di avvertire un minimo sottosterzo in ingresso curva.

É anche vero però, che si può tenere frenato fin dentro la curva, aprire il gas prima senza bisogno di alcun traction control e perfino mettendo sotto pressione la tenuta del mezzo, questo non perde nemmeno un micron in termini di aderenza e tenuta di strada, dimostrando effettivamente i punti di forza di una guida a quattro ruote con una maneggevolezza da scooter.
Durante il periodo di prova, abbiamo potuto constatare quanto la velocità, come parametro assoluto,  sia ormai una caratteristica obsoleta. Il suo maggior pregio, infatti, è che non solo riesce a svicolare come uno scooter e a passare dove passa un qualsiasi due ruote, non solo sta in equilibrio e piega bene, ma soprattutto sembra non curarsi minimamente del fondo stradale.

STORIA DI VITA VERA -  Ad un semaforo in sella al Qooder vengo affiancato da un cattivissimo esemplare di scooterista bermudato, casco colorato con visierina fumè e tatuaggi d’ordinanza. Io comodamente seduto lo guardo e già so che partirà a cannone, così come so che la strada che stiamo per percorrere è più simile ad un letto d’un fiume mongolo che non ad un percorso urbano. Scatta il verde ed inevitabilmente il "bermudato" parte a razzo e mi brucia… per duecento metri, perché poi arrivato a 70 km/h deve chiudere il gas se non vuole che gli organi interni gli si mischino, mentre io tengo i 72 km/h passando su buche, crepe, radici e tombini, avvertendo solo qualche lieve sobbalzo, e lo passo placidamente.

Visto da dietro mentre percorre strade accidentate il Qooder è uno spettacolo, con le ruote che singolarmente coprono le asperità ammortizzate in un modo fluido e morbido. Oltretutto se si forasse una gomma, l’HTS manterrebbe comunque in equilibrio il mezzo, consentendo di continuare a camminare con la ruota bucata fino da un gommista e scongiurando di fatto una buona percentuale di cadute.
Va talmente bene che comincio a cercare appositamente le buche, anche in curva, quando di solito sei disposto alla conversione immediata, se a moto completamente piegata vedi un tombino affossato esattamente al centro della tua traiettoria… col Qooder niente: centri in pieno il tombino, sobbalza, ammortizza, non devia di un soffio dalla sua traiettoria né si scompone.

CONCLUSIONI - Effettivamente si vede il lavoro svizzero nella realizzazione di un progetto all’origine molto ambizioso: il Qooder 400 riesce effettivamente a coniugare la praticità di un due ruote con la sicurezza di quattro ruote indipendentemente “pieganti” che non mollano mai la presa sull’asfalto; un mezzo adatto indubbiamente al caos metropolitano, anche in presenza di grosse difficoltà in termini di condizioni del manto stradale, che non ama la guida nervosa, ma ha tante frecce al suo arco.
Ha anche qualche difetto, indubbiamente. Non certo i consumi che risultano contenuti, se consideriamo la mole del mezzo, dal momento che con 16 euro circa di carburante si possono percorrere tranquillamente ben oltre 200 km di traffico urbano. Il segnalatore di livello della benzina sul display fantascientifico, piuttosto, dal mezzo serbatoio diventa un po’ impreciso fino a che non si entra in riserva, ma poca cosa considerando che presto si fanno le misure in termini di autonomia.
Muoverlo da fermo non è sempre facilissimo, soprattutto per i meno “fisicati” e forse si potrebbe pensare ad una retromarcia, così come si auspicherebbe un’evoluzione del’HTS in termini di ingombri, in modo da poter offrire un po’ di spazio di carico in più.
Per il resto, c’è poco da dire se non quanto già inizialmente espresso: il Qooder 400 è la Quadro-tura del cerchio… dei 4 cerchi!

Piace
Manegevolezza
Sicurezza
Guida con Patente B
Qualità materiali e rifiniture

Non piace
Manovre da fermi
Poca capacità di carico senza bauletto

 

Articoli che potrebbero interessarti