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MotoGP, Zarco: Rossi mi ha accettato dicendomi "sei dei nostri"

Johann a ruota libera: "per battere Marquez meglio seguire una strada diversa. In pista serve l'aggressivita, poi mi rilasso con la musica"

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Johann Zarco è passato nel volgere di pochissimi mesi dal ruolo di Rookie in MotoGP a quello di top rider assoluto, mettendo in pista talento e determinazione in quantità tale da renderlo probabilmente il piatto più prelibato e appetibile per i team manager in vista del mercato piloti 2019.

La KTM ha creduto per prima nel suo potenziale e il francese potrebbe rappresentare nel prossimo futuro la chiave di volta per la Casa di Mattighofen al fine di effettuare il tanto agognato salto di qualità, e poter correre dunque con reali ambizioni da podio in MotoGP. Nel 2018 sembrava che i tempi fossero maturi per gustarsi un suo Back Flip anche nella top class, ma Zarco sta passando un momento leggermente opaco della propria avventura in sella alla Yamaha M1 gestita, ancora per poco, dal team Tech3.

In questa chiacchierata avvenuta nella GPoneCar (iscrivetevi al nostro canale YouTube per rimanere sempre aggiornati ) alla vigilia del round di Assen, Johan Zarco si è raccontato con il sorriso, con la voglia di condividere le passioni e le abitudini dell’uomo oltre che del pilota. Un ragazzo tanto duro e determinato in pista, quanto simpatico e assolutamente gentile fuori.

Joahnn, sembri un ragazzo serio in pista, ma chi ti conosce bene dice che sei molto divertente.
Mi piace ridere, stare bene con gli altri. Qualche anno fa facevo forse di più il ragazzo serio, mentre adesso mi sento più naturale, sciolto. Ho dovuto passare attraverso una fase in cui ero sempre incazzato per essere forte. Adesso ho capito bene come gestire questo aspetto, e riesco a essere concentrato sulla moto e cattivo quando serve, ma quando tolgo il casco riesco a stare tranquillo e sono contento di essere tornato ad essere così naturale quando smetto di essere in moto”.

C’è stata pressione in Francia per un campione atteso a lungo?
Non ho mai sentito la pressione da parte dei tifosi francese.  Solo adesso mi rendo conto che c’era bisogno di un pilota forte e che può vincere. So che quando vincerò sarà ancora meglio, ma fino a cinque o sei anni fa il motociclismo era tutto un altro mondo in Francia. Ci sono tanti appassionati, ma per il grande pubblico sembriamo semplicemente dei matti. In Italia hanno più rispetto per i piloti.

Tu hai vinto due titoli Moto2 prima di passare in MotoGP, al contrario di Joan Mir e Maverick Vianless. Perché aspettare tanto?
Direi che non avevo l’offerta giusta per passare in MotoGP e volevo aspettare un po’ di più. Sapevo che si poteva fare qualcosa con Suzuki, ed in effetti era più di una speranza. Avevo anche provato la GSX-RR, e quindi abbiamo fatto un altro anno in Moto2 aspettando Suzuki. Le offerte prima non erano buone e quindi l’opzione Suzuki era la migliore. Poi nel 2016 è decaduta l’opzione perché hanno preso Rins”.

Ci aspettavamo che firmassi con Yamaha per una moto ufficiale, invece andrai in KTM. Una scelta coraggiosa.
Una scelta di coraggio, è vero. Peccato che la Yamaha non abbia voluto fare l’accordo con me. Ho sentito che c’è la possibilità di Pedrosa ora e prima anche di Lorenzo con Petronas. Io non ho mai avuto questa possibilità, non mi è stata prospettata. Non sono mai venuti a parlare con noi per capire cosa fare assieme e noi avevamo bisogno di andare avanti. Anche la scelta Honda sarebbe stata bella, ma non abbiamo gestito molto bene questo approccio. Sapevamo già di avere un accordo con KTM e non abbiamo voluto dirlo, ma dopo sono andato a parlare con Puig per chiarirmi e scusarmi per il modo in cui abbiamo gestito la cosa”.

Non avresti avuto nessun problema a correre nella stessa squadra con Marquez?
Non saprei, ho scelto KTM, quindi… ma credo che se vuoi essere un campione, e vai a correre con la stessa moto di Marquez che è fortissimo, magari al massimo arriverai solo secondo. Per batterlo bisogna fare qualcosa di diverso, scegliere una strada differente. Io credo molto in KTM, c’è il supporto di Red Bull e da due anni stanno lavorando per fare bene. Visto che sono in un momento buono, forse era giusto passare ora a KTM”.

Hai vinto la Rookies Cup con loro, una storia che parte da lontano.
Questa è una bella storia, ma non credo che mi abbiano preso perché ho vinto la Rookies Cup tanti anni fa! (ride) Magari fosse così facile capire chi sarà campione in MotoGP perché tanti anni prima vince in categorie come la Rookies”.

Puoi spiegare le difficoltà a scendere dalla Moto2 e passare in MotoGP?
Credo che siano le gomme la chiave, soprattutto quando hai fatto tanti anni in Moto2. Puoi impare a guidare una moto abbastanza grossa e andare forte in curva, ma in MotoGP le gomme ti permettono cose impressionanti rispetto alla Moto2. Le prime volta mi sembrava incredibile quale fosse il limite delle Michelin. Mir forse può adattarsi bene anche perché resterà poco in Moto2, non avrà tempo di abituatsi. Certe cose che impari in Moto2 possono servirti in MotoGP, ma prendi Luthi e vedi quanta fatica sta facendo. Bisogna prendere quello che può servirti e portarlo in MotoGP, ma serve tanto altro. Si deve anche voltare pagina e riscrivere la propria storia”.

Fama di pilota aggressivo, in grado di far arrabbiare Valentino che è arrivato a dire: “Johann non sa guidare”. Tutto vero?
Lo faceva un po’ apposta, poi in Australia mi ha detto: “adesso fai parte di noi” ed è stato un momento molto bello. Non puoi correre in moto senza essere aggressivo. Magari con l’esperienza puoi imparare ad essere forte gestendo le cose, senza troppa aggressività. Al Mugello e Montmelò forse mi mancava un po’ di questa aggressività e non sono andato bene. Quando non riesci ad esserlo, non vai forte. Si deve gestire”.

Pensi che il trattamento da parte di Yamaha per te e Tech3 possa cambiare visto il passaggio di entrambi a KTM?
Non voglio pensarci, perché se iniziassi a pensare cose di questo tipo potrei iniziare a fare fatica. Non penso che ci possano fregare, a me sembra che la moto sia uguale rispetto a inizio anno. Se gli altri vanno più forte è perché la stanno sviluppando, ma io non ho qualcosa di meglio o peggio. E’ tutto uguale, ma su quelle piste dove è difficile sfruttare il 100% della potenza, magari è più difficile. Ma c’è sempre la possibilità di fare bene”.

Cosa fai fuori dalle corse, chi è Zarco nella vita di tutti i giorni?
Lo sport è la mia grande passione e mi piace allenarmi facendo tanti sport diversi. E poi mi piace la musica, adesso inizierò a suonare la chitarra. Mi piacciono i Beatles e le canzoni francesi. Non c’è per me un artista speciale, mi piace la musica. Sono autodidatta, ho imparato a suonare il pianoforte guardando i video su Youtube. Guardo, imparo e suono. Sono più di quattro anni che suono il piano così, mai andato a lezioni. Ma adesso capisco sempre di più quello che sto suonando. Questa è la cosa che mi fa rilassare di più. Mi piace anche guardare la TV, ma la musica mi porta davvero benessere”.

L’ultimo francese ad andare forte in 500 fu Sarron. Conosci la storia del motociclismo?
Prima di diventare il pilota che sono, quando ho iniziato con il mio coach e abitavo vicino Avignone, volevo sapere tutto di moto. Quando lui parlava, mi diceva che secondo lui una volta andavano più forte (ride). Mi piaceva molto ascoltare quei racconti, la storia della moto mi piace e mi appassiona. Ho voluto capire tutto e lui mi parlava molto di Jarno Sarinen ,ad esempio. E’ stato molto bello quando ho potuto conoscere di persona i piloti che hanno corso negli anni ’70 ed ho potuto parlare con loro.

Da dove nasce il Back Flip, il tuo modo così particolare di festeggiare le vittorie?
“Dal mio ex- cognato! A me piaceva saltare, a 16 anni a scuola facevo attività tipo parkour. Quindi inventare questo modo di festeggiare è stato un caso, è iniziato per gioco. Spero di farlo qui!”.

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