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MotoGP, A Jerez è caccia grossa a Marquez e Honda

L'ANALISI. Le prime tre gare hanno consacrato la coppia giappo-spagnola, Ducati e Yamaha devono rincorrere per essere della partita

MotoGP: A Jerez è caccia grossa a Marquez e Honda

Le prime tre gare sono sempre vissute come una specie di mini-campionato a sé. Qatar, Argentina e Texas, un antipasto prima di arrivare in Europa e iniziare a fare sul serio. È vero che i tre circuiti, per disegno e condizioni, siano molto particolari ma hanno dato comunque indicazioni importanti prima dello sbarco, previsto per questo fine settimana, a Jerez.

La classifica, al momento, premia Dovizioso che, per un solo punto su Marquez, è al comando del campionato, ma l’impressione è che i livelli in campo siano diversi. Per cercare di scoprirlo abbiamo messo a confronto i migliori risultati delle diverse moto nel 2017 e nel 2018. La tabella che trovate qui sotto riassume quello che è successo nei primi tre GP della stagione.

I distacchi dal vincitore del migliore pilota delle diverse marche

HONDA E SUZUKI PROMOSSE - È innegabile che la RC213V abbia fatto un passo in avanti e lo si capisce immediatamente guardando quello che è successo in Qatar. L’anno scorso Marquez era arrivato al traguardo dopo quasi 7 secondi da Vinales, lo scorso marzo si è giocato la vittoria fino all’ultima curva con Dovizioso. Su una pista in cui sia Marc sia la Honda hanno sempre faticato, il passo avanti è stato deciso. Inoltre, sulla moto di Tokyo hanno vinto due diversi piloti (Marquez e Crutchlow) e questo è un indice importante della sua competitività. Aggiungete il fatto che la squadra ufficiale è stata a Jerez per dei test privati poche settimane fa e capirete come in Spagna Marquez sarà una bella gatta da pelare per tutti.

Un bel voto se lo è meritata anche la Suzuki, che ha dimostrato di sapere reagire dopo un’annata incolore. Il fatto che sia Rins che Iannone siano saliti sul podio è la conferma di una GSX-RR sulla buona strada. I numeri lo confermano: in Qatar il miglioramento in termini di distacco sarebbe probabilmente stato maggiore senza la caduta di Rins, in Argentina il podio di Alex lo ha dimostrato e lo stesso quello di Andrea ad Austin. È la gara in Texas, quella corsa in condizioni più ‘normali’ a dare un’indicazione realistica sul miglioramento con i 9 secondi limati da Andrea in termini di distacco dal primo.

DUCATI E YAMAHA RIMANDATE - Potreste pensare che siamo di manica un po’ stretta con la Rossa, ma pur riconoscendole il merito di essere tornata alla vittoria a Losail, le altre gare non sono state altrettanto convincenti. In Argentina si è corso in condizioni molto particolari, ma i 22 secondi abbondanti subiti da Dovizioso non possono essere presi alla leggere (anche considerando il passo che ha tenuto Marquez per tutta la gara). Il Texas è stata la conferma lampante che sulla GP18 c’è ancora lavoro da fare, con un gap di Dovi rispetto a Marc in linea con quello dello scorso anno. Jerez è storicamente un osso duro per la Desmosedici, un appuntamento importante per capire quanti siano affilati i denti dell’ultima versione.

Per i motivi opposti, si potrebbe dire che siamo troppo clementi con la Yamaha. Dodici mesi fa, stavamo parlando di due vittorie su tre gare della M1 con Vinales mentre ora a Iwata si devono accontentare di tre podi, almeno arrivati con piloti diversi. La crisi della Yamaha però non è iniziata quest’anno e si stanno osservando dei progressi. Messe da parte le diatribe sul telaio, ora il paziente è l’elettronica. In Texas i risultati sono stati in linea con quelli del 2017 e Maverick ha ritrovato il sorriso. L’Europa sarà un banco prova importante per capire se le moto blu potranno entrare nella lotta per il titolo.

APRILIA E KTM BOCCIATE - Ci si aspettava di più dalle moto di Noale, anche se bisogna ammettere che la RS-GP 2018 è una moto profondamente rinnovata che ha bisogno di essere svezzata. Il distacco di Espargarò in Qatar è figlio di un inconveniente all’ultimo giro, ma Aleix era comunque dalle parti dell’11ª posizione, quindi parliamo di un distacco intorno ai 14 secondi, il doppio del 2017. Tralasciando l’Argentina, i quasi 29 secondi in Texas sono un altro distacco pesante. Aprilia va quindi dietro alla lavagna, ma con la consapevolezza che può fare di più.

Anche per la nuova entrata KTM la situazione è tutt’altro che rosea. Per il 2019 puntano su Zarco, ma dovranno fargli trovare una moto migliore di quella vista nelle prime gare. Per ora, la RC16 non è mai riuscita ad arrivare al traguardo con meno di 30 secondi di distacco dal primo: troppi. L’azienda austriaca ha mezzi (anche economici grazie a Red Bull) e capacità per risalire la china, ma la strada è ancora lunga e ricca di ostacoli.


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