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MotoGP, Ippolito, la difesa: doping? le dichiarazioni di Crutchlow ci aiutano

Il Presidente FIM: "Cal ha ragione, i controlli antidoping vanno incrementati ma dobbiamo eliminare alcune resistenze interne al nostro sport"

MotoGP: Ippolito, la difesa: doping? le dichiarazioni di Crutchlow ci aiutano

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Le dichiarazioni di Crutchlow sul doping nel motociclismo che leggete QUI sono passate praticamente sotto silenzio, anche se in queste ore secondo la consuetudine di Internet rimbalzano da un sito all’altro.

Il solito modo Internettiano di fare giornalismo: si rimbalzano informazioni senza aggiungere nulla al fatto.
Eppure basterebbe poco: in questo caso, una telefonata.

“Obiettivamente noi, come motociclismo, non abbiamo i problemi di altri sport, come il ciclismo o l’atletica, per l’uso di droghe - spiega Vito Ippolito, Presidente FIM, raggiunto telefonicamente - ma egualmente siamo firmatari di un accordo con la WADA. La nostra politica antidoping è chiara, siamo per lo sport pulito, per cui anziché infastidirci le dichiarazioni come quella di Cal Crutchlow ci aiutano”.

Però i nostri controlli sono meno stringenti di quelli, per esempio, del ciclismo?

“E’ vero. Cal li conosce bene perché è molto amico di un campione di ciclismo, Mark Cavendich. Ma anche noi usiamo l’ADAMS, ma utilizziamo un metodo a campione invece di obbligare tutti i piloti alla costante reperibilità. Questo perché, come dicevamo prima, nel nostro sport, soprattutto nella velocità, i casi di positività a sostanze proibite sono rare. Se mi chiedi: ma perché solo a campione e non per tutti, cosa cambia? La risposta è semplice: è un problema di costi. La FIM paga per avere questi controlli, ed una cosa è farli a campione, un’altra elevarla a livello di sistema. Nel ciclismo, ovviamente, i controlli devono essere a tappeto. Però Crutchlow ha ragione: i controlli vanno aumentati. Il problema è che all’interno del nostro ambiente ci sono delle…resistenze”.

Sono i piloti a metterle in atto?

No, tutt’altro. Anzi molti di loro, faccio l’esempio di Marc Marquez, hanno più volte dichiarato di essere disponibili a controlli continui. Li capisco: vogliono dimostrare che le loro prestazioni sono pulite”.

Se ben ricordiamo comunque la FIM anche recentemente ha trovato, e punito, campioni sotto l’effetto di sostanze proibite.

“C’è stato il caso del crossista James Stewart, nel Supercross: ha perso anche l’appello spendendo molto denaro con i suoi avvocati. Il suo caso riguardava l’uso di anfetamine ed è stato interdetto per 16 mesi, che è la punizione prevista dalla WADA, sia che lo sport sia il ciclismo o il motociclismo”.

In quel caso si trattava dell’assunzione di Adderall, un farmaco considerato ‘coprente’. Crutchlow chiede di estendere i controlli anche a farmaci apparentemente innocui ma che consentono, per esempio, il recupero fisico od il dimagrimento.

“Stiamo andando in quella direzione. Tutti devono rendersi conto che il mondo è cambiato e bisogna adeguarsi ma, come dicevo, ci sono delle resistenze, per esempio, nel mondo del management. C’è chi teme che i piloti possano essere troppo ‘disturbati’. Faccio l’esempio dell’alcool: ho partecipato ad almeno quattro riunioni della WADA sul tema. Questo organismo prevede una sanzione di quattro anni per positività all’acool, che non è uno stimolante, bensì individuato come narcotico dal punto di vista farmaceutico. Quindi in alcuni sport può essere utilizzato per ridurre lo stress. Nel nostro è semplicemente pericoloso. Per questo motivo ho ottenuto dalla Wada una riduzione della pena a 9 mesi grazie ad un regolamento proprio del motociclismo. Di fatto dal giovedì sera prima della gara, nel cosiddetto periodo ‘in competition’ ai piloti non è consentito bere. Non ci crederete ma ho dovuto sostenere una vera e propria battaglia interna contro manager che temevano che la FIM avrebbe fatto controlli, magari alla mezzanotte del sabato, svegliando i piloti. Preoccupazioni infondate, perché se ti bevi due birre alle nove di sera, al mattino sei pulito, ma alla WADA, giustamente, mi hanno domandato: ma possibile che nel vostro sport non si riesca a non bere per tre sere di seguito? Come dal loro torto?”.

Resta l’accusa precisa di Cal Crutchlow: chi pensa che nel motociclismo qualcuno non faccia l’uso di sostanze proibite, è un fesso.

“In un mondo ideale dovremmo controllare tutti i nostri atleti, a partire dalle classi minori, come la Moto3. Anche per dare dei segnali. Al momento però stiamo lavorando per estenderli al pinnacolo del nostro sport, la MotoGP, in modo che i giovani abbiano un esempio davanti agli occhi: non serve cercare delle scorciatoie, che distruggerebbero lo sport, quando arrivati al Top si potrà essere controllati sistematicamente”.

 

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