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SBK, Phillip Island: il Bello, il Brutto e il Cattivo

L'incognita gomme non ferma Marco Melandri, che in Australia fa bottino pieno, diventando l'italiano più vincente di sempre in Superbike

SBK: Phillip Island: il Bello, il Brutto e il Cattivo

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Bentornata Superbike! In Australia si è acceso il semaforo verde sulla nuova stagione, che ha visto Marco Melandri recitare la parte di protagonista. In un fine settimane dove le gomme hanno vissuto una vera e propria crisi a tal punto da rendere obbligatorio il flag to flag (prima volta per le derivate", il portacolori Ducati si è rivelato una certezza, tornando a casa con il bottino pieno. Come se non bastasse, grazie alla doppietta del weekend, diventa l’italiano più vincente di sempre in SBK con 22 trionfi, superando Max Biaggi.

IL BELLO Non può che essere lui, ovvero il numero 33 proveniente da Ravenna. Cosa chiedere di più al portacolori Aruba, autore di una prestazione misto velocità e intelligenza, che gli ha permesso di sbancare la pista di Victoria? Melandri merita quindi la menzione di bello, che per l’occasione condivide con un certo Troy Bayliss, che all’età di 48 anni ha pensato bene ti presentarsi al via dell’Australian Superbike, impressionando con un secondo posto in Gara 1. Gli anni passano, ma il polso resta.     

IL BRUTTO Problemi di surriscaldamento, creazione di bolle, rischio scoppio. Chi più ne ha, più ne metta. Di sicuro per i tecnici Pirelli il fine settimana australiano ha creato non pochi problemi di affidabilità agli pneumatici. A questo punto spontanea sorge la domanda: a cosa servono i test?  

IL CATTIVO Sul rettilineo la Panigale sembrava accartocciarsi, come se fosse un cavallo imbizzarrito. Melandri ha mostrato però di saperci fare col rodeo, domando la sua belva e portandola al traguardo vittoriosa.

LA DELUSIONE I nuovi regolamenti sembravano aver favorito in particolare la Yamaha, verso cui non mancavano le aspettative in Australia, tanto che ci si aspettava di vedere la R1 sul podio. Un fine settimana lontano dalle aspettative per Lowes e van der Mark, che hanno preferito passare il tempo ad ostacolarsi a vicenda anziché rincorrere i migliori.   

LA SORPRESA Dal 2015 era sempre salito sul gradino più alto del podio in Australia, questa volta Johnny Rea è stato costretto ad accontentarsi del secondo posto di Gara 2 in seguito all’amarezza del sabato. Se questa non è una sorpresa.

LA CONFERMA Vuoi o non vuoi, ma c’è poco da fare: Phillip Island è da sempre una garanzia di gare entusiasmanti e combattute fino all’ultimo metro. Anche in questa occasione la regola è stata rispettata.  

L’ERRORE C’è da mangiarsi le mani per quel lungo in Gara 2. La stagione è soltanto all’inizio e Chaz Davies deve già fare i conti con uno zero in casella. Non da meno è stato Eugene Laverty, che ha pensato bene di autoeliminarsi quando era al comando della corsa con la sua Aprilia. 

IL SORPASSO La staccata in fondo al rettilineo è uno dei punti ad alto contenuto emozionale. Lasciamo quindi a voi la scelta del sorpasso più bello, anche se quello di Rea su Melandri a tre tornate dalla fine ha lasciato tutti col fiato in gola.

LA CURIOSITA’ Marco Melandri ha terminato Gara 1 risultando dodici secondi più veloce rispetto a quanto fatto Rea nel 2017 e dieci secondi meglio in Gara 2, sempre nel confronto con la Kawasaki del nordirlandese. Domanda: ma non era stato imposta la limitazione di giri?

IO L’AVEVO DETTO Xavi Forés ci aveva visto lungo sabato: “Domenica voglio essere sul podio”. Promessa mantenuta per il portacolori Barni, che porta a casa un podio strameritato.   

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