Tu sei qui

Moto2, Da ombrellina a team manager, la storia di Milena

Koerner è la prima donna a capo di una squadra nel motomondiale: "se sei una ragazza pensano che non capisci nulla di moto, ma non è così"

Moto2: Da ombrellina a team manager, la storia di Milena

Share


Ormai lo sapete, la Formula 1 ha messo la bando le ombrelline, basta ragazze accanto alle auto durante i GP. Una misura sulla linea del politicamente corretto che nasconde, come spesso accade, un’ombra di ipocrisia. Tutti felici e contenti e con la coscienza a posto, anche se le cose bisogna guardarle anche da un altro punto di vista per capirle meglio.

Lo abbiamo fatto con Milena Koerner, l’unica e la prima team manager nel motomondiale, al timone del Team Forward Racing in Moto2. E, in passato, iniziò la sua avventura proprio come ragazza immagine.

Sono nata a Gera, a una ventina di minuti dal Sachsenring, avevo 13 anni quando i miei nonni mi portarono a vedere il Gran Premio - racconta - Loro erano in tribuna, io volevo entrare nel paddock ma non avevo un pass. Rimasi due ore davanti all’ingresso, poi uno degli addetti alla sicurezza mi fece entrare”.

È iniziato tutto così?
Continuai ad andare ai Gran Premi e qualcuno iniziò a chiedermi perché non iniziassi a lavorare in quel mondo. Però ero molto giovane, andavo ancora al liceo. Dopo qualche anno mi decisi”.

Cosa facevi?
La ragazza immagine e nel frattempo iniziai anche a lavorare nelle hospitality. Prima della maturità ero in Sud Africa per il GP, scesi dall’aereo e andai a scuola per dare l’esame”.

Eri un’ombrellina, una di quelle che Liberty Media non vuole più…
Non la trovo una decisione sensata. Il problema non è in quelle ragazze ma nella testa di quegli uomini che pensano siano disponibili solo perché indossano una gonna corta, scarpe con tacco alto e sono di fianco a una moto. Forse lo fanno per pagarsi gli studi o per stare in un mondo per cui sentono passione”.

Come era successo a te?
Sì, lavorando nelle hospitality ho imparato molto, anche a usare un cacciavite (ride). Sono stata fortunata a lavorare con Stefano Bedon (l’attuale team manager dello Snipers Team ndr) che mi ha insegnato tanto. Con lui ho iniziato a occuparmi degli ospiti, a fare pubbliche relazioni”.

Qual è stato il passo successivo?
Diventare team coordinator con Giovanni Cuzari e Andrea Dosoli nel 2009, poi c’è stata l’esperienza di 5 anni in MotoGP come responsabile della comunicazione nel Team Tech3, anche lì ho imparato tanto”.

E lo scorso anno c’è stata la chiamata da parte di Cuzari per diventare team manager…
Lo devo ringraziare, mi ha dato fiducia ed è stata la cosa più importante. Avevo dei dubbi, non sapevo se sarei stata in grado di ricoprire quel ruolo, non sapevo se la squadra mi avrebbe accettata. Invece è bastato il primo test per trovarmi in famiglia, forse perché avevo lavorato in passato con molti dei componenti”.

Ci sono dei pregiudizi da affrontare?
Sei una donna e pensano che non capisci nulla di moto, come se per gestire una squadra dovessi essere un ingegnere. Se sei un uomo sei rispettato a priori, se sei una ragazza giovane no. Io ho la fama di essere un pitbull, un generale (ride), mi è servito. Inoltre, avendo fatto tanti lavori diversi prima di diventare team manager, conosco bene quello che succede in una squadra, è difficile prendermi in giro”.

È stato un percorso difficile?
A volte, se ripenso a tutto quello che ho fatto, iniziare così presto mentre ancora studiavo, non so se ricomincerei da capo. Sei una donna e ci sono dei pregiudizi da affrontare, il paddock è una sorta di paese e c’è a chi piace più parlare invece di lavorare”.

Ora sei una specie di pioniera…
Non mi sento così, so che non ci sono molte donne nel paddock in determinati ruoli e non mi aspetto nemmeno che le cose cambino. Siamo in poche a essere interessate al motomondiale, è una questione di numeri. Inoltre un team, a parità di competenze, preferirà sempre un uomo. Una donna può essere un problema e anche un costo, ha bisogno di abbigliamento a lei dedicato, di dormire in una stanza singola. Cose banali a cui non si pensa”.

Qual è il tuo prossimo passo?
I test a Valencia con i nuovi piloti, Stefano Manzi ed Eric Granado. L’emozione di scendere in pista la prima volta dell’anno è sempre grandissima”.

Articoli che potrebbero interessarti