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Barbier (Pirelli): MotoGP? Meglio la SBK per lo sviluppo

Parla il responsabile racing: "per l'immagine abbiamo la F1. La nuova gomma da qualifica darà più spettacolo e incertezza"

SBK: Barbier (Pirelli): MotoGP? Meglio la SBK per lo sviluppo

All’entrata del Museo dell’Automobile di Torino fa bella mostra di sé la Itala, vincitrice nel 1907 del raid Pechino-Parigi. I cerchi delle ruote erano ancora in legno, ma le gomme erano già Pirelli. L’azienda italiana festeggia nel 2017 i 110 anni nel motorsport, iniziati con le auto ma le moto sono arrivate presto.

Nel 1925 gli pneumatici Pirelli vincevano a Monza e con il mitico Tazio Nuvolari sul circuito del Lario (lo vedete nell'immagine qui a fianco). Quasi un secolo più tardi, le gomme italiane sono usate in 199 campionati in tutto il mondo, per un totale di oltre 1.100 gare ogni anno.

Pirelli è presente nei mondiali Motocross ed Endurance, nella BSB e soprattutto in SBK, un’avventura iniziata nel 2004. Giorgio Barbier è il responsabili corse per quanto riguarda le due ruote, l’interlocutore perfetto per scoprire cosa ci riserveranno in questa stagione le derivate di serie.

Questo è il 14° anno in SBK, non c’è il rischio di annoiarsi?
“Noi lavoriamo anno dopo anno, per non fare annoiare il pubblico e anche per creare dei prodotti che ci diano le garanzie per rimanere leader del mercato”.

Ormai tutti i più importanti campionati sono in regime di monogomma, non manca la sfida diretta con gli altri gommisti?
Si è usciti da quel sistema perché le Case e le Federazioni avevano capito che la competizioni tra gommisti portava a dei problemi. Faccio un esempio, una domenica potevi avere la gomma perfetta per quelle condizioni e potevi fare il risultato, quella dopo magari meno. Quindi tutto il lavoro di piloti e tecnici, con investimenti anche milionari, veniva infranto dalla performance di una gomma che magari quel giorno non andava bene solo perché era un prototipo super-specializzato. Portare pneumatici più ‘umani’ con un range di utilizzo più ampio permette a tutti di lavorare meglio senza avere costi eccessivi, soprattuto quelli necessari per i test”.

Come si affronta il monogomma?
Lo si può fare in un modo noioso, do una gomma e la lascio invariata per cinque anni, ma così si ammazza il campionato. Quindi il segreto sta nella continua evoluzione lavorando insieme a Case e piloti”.

Il vostro contratto con la SBK scadrà a fine 2018, avete già pensato a un rinnovo?
Questa è una piattaforma che ci ha dato molte soddisfazioni sia per il prodotto che per i risultati mediatici. I campionati riservati alla moto derivate di serie sono sempre importanti per noi. L’affacciarsi della nuova classe Supersport 300 è molto interessante, come continuare con la SBK. Finché sarà questa la formula a noi sta bene e quindi tendenzialmente andremo avanti”.

Per adesso la MotoGP non vi interessa?
Se guardiamo a quello che portano i prototipi, noi abbiamo la Formula 1 che dà il massimo in termini di immagine nel motorsport. Allora cabbiamo bisogno di concentrarci sul prodotto e il luogo migliore per farlo è con le moto derivate di serie”.

La più grande novità di quest’anno è una nuova gomma da qualifica che avrà una durata maggiore del solito. Da chi è arrivata questa richiesta?
Sono diversi anni che l’organizzatore, prima i Flammini poi Dorna, ci chiedono di eliminare la gomma da qualifica. Noi abbiamo sempre tenuto duro, perché credo che questo pneumatico offra tanto pathos, il pilota in quel maledetto giro si mette veramente alla prova e così anche la moto. Succede spesso, lo abbiamo visto anche negli ultimi test, che un team non riesca a risolvere dei problemi sulla ciclistica poi, messa la gomma da qualifica, magicamente scompaiono. Quindi il come ottenere maggior grip dalle gomme diventa un punto importante”.

Perché fare allora una gomma diversa?
C’era l’esigenza di fare qualcosa di diverso, ma ho voluto mantenere la gomma da qualifica per la Superpole 2. Nessuno potrà provarla prima, quindi sarà una sorpresa, inoltre abbiamo tolto un piccolo vantaggio agli specialisti del giro secco, come può essere Tom Sykes, dando l’opportunità anche agli altri di tirare fuori il massimo avendo qualche giro in più a disposizione”.

È anche una questione di spettacolo…
Assolutamente, prima in quei 10 minuti maledetti i piloti si scaldavano con la gomma da gara e poi si decideva tutto in un giro. Ora si offre al pubblico l’opportunità di vedere un pilota che può provarci per due o tre giri, cambieranno anche le strategie e quindi cambierà di fatto anche lo schieramento.

Dobbiamo aspettarci delle novità anche per quanto riguarda le gomme da gara?
Nei test dello scorso anno a Jerez avevamo provato delle cose interessanti e le abbiamo riprovate quest’anno di nuovo a Jerez e a Portimao a gennaio. Porteremo i nuovi pneumatici anteriori già da Aragon”.

Cosa vi chiedevano i piloti?
Diciamo che queste gomme sono nate più da un esigenza nostra. Possiamo dividere i piloti in due categorie: quelli che vogliono avere tanto grip e non interessa loro se c’è qualche movimento in ingresso di curva, come Bayliss, e altri che vogliono una grande stabilità in frenata e percorrenza e non importa se manca un po’ di grip, come Rea. Coniugare quindi queste due esigenze è stato il nostro lavoro. Avremo quindi una nuova SC1 che avrà maggiore sostegno e darà più grip rispetto alla SC2, penso che potrà essere uno pneumatico di svolta per molte squadre e piloti.

Parlando di Jerez, ha fatto molto scalpore lo scorso novembre vedere le SBK più veloci delle MotoGP nei test. E con delle gomme che sono in libera vendita…
Abbiamo trovato delle condizioni molto specifiche, poi ci sono state le congiunzioni astrali e l’allineamento dei pianeti (ride) Scherzi a parte, c’era un’aderenza particolare che non si trova sempre, i piloti erano molto sereni a stagione finita, le moto perfettamente a punto e poi c’è stata anche la voglia di stupire un po’ con la gomma da qualifica. Devo dire però che anche con le gomme da gara, che sono già regolarmente in vendita, hanno fatto tempi migliori rispetto alla gara”.


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