Tu sei qui

Ranch, il gioco da grandi di Valentino

Rossi prepara il dopo Ezpeleta organizzando la 100 Km come un GP Mondiale, dai pass alle tribune e non manca neanche la tv

News: Ranch, il gioco da grandi di Valentino

Bisogna chiudere gli occhi e fare un viaggio nel passato. Vedere dei campi persi nelle colline e poi un uomo alle prese con paletti e fettucce colorate. Si muove nell’erba alta e piazza disegna curve sulla terra, con attenzione. Ci sono tre ragazzi vicini a lui, mettono il casco, salgono in moto e seguono quelle linee con le ruote, creando un circuito in mezzo ai prati.

Quell’uomo era Graziano Rossi e quei ragazzi Valentino, Marco Simoncelli e Mattia Pasini, quei segni nella terra quello che ora è il Ranch. Se Walt Disney avesse creato una pista avrebbe questo aspetto, bella, tecnica, difficile, ma anche incredibilmente affascinante. Con i suoi giochi continui di rimandi sta perfettamente fra la via Emilia e il West.

Ci sono le colt battute nel ferro e le bandiere a scacchi, i lampioni che sembrano ruote di carri, i camini accesi attorno a cui non ci sono cowboy ma piloti, i fusti di benzina e il vin brulé. Prima della partenza, Clara, la sorella di Valentino, intona l’Inno di Mameli e in cielo due aerei lasciano strisce di fumo bianco. Come in America, ma siamo a Tavullia. Morbidelli e Pasini alzano al cielo due prosciutti per la vittoria, i fratelli Rossi e Marini una coppa, nel senso del salume.

Un’ironia continua, ma sotto c’è un gioco tremendamente serio. Inaugurato nel 2011, quando i cancelli del Ranch si aprirono la prima volta.

IL PREZZO DEL SUCCESSO - La vecchia Cava aveva fatto il suo tempo - racconta Albi Tebaldi, braccio destro del Dottore - Serviva qualcosa di più professionale per allenarsi ed è arrivato il Ranch”. Che significa una pista in terra battuta (la cui miscela è segreta ma ci ha messo lo zampino anche Schwantz) di più di due chilometri, un paio di ovali, un circuito da cross non troppo impegnativo e perfino un tracciato per le auto radiocomandate.

Poi c’è la tettoia che fa da box, una grande casa restaurata e una foresteria in cui ci saranno stanze per ospitare gli ospiti a breve. E qui gli ospiti hanno nomi pesanti, ci sono stati Marquez, Dovizioso, Iannone, Hayden e la lista è lunghissima.

Un gioco bellissimo, che ha bisogno di 200mila euro all’anno solo per la manutenzione ordinaria. Non esattamente un parco giochi, forse la palestra dei sogni. “Questo è un luogo di aggregazione e competizione - spiega Albi - Qui i piloti quando scendono in pista hanno il coltello fra i denti, non è un gioco. Si allenano, litigano, a volte esagerano e bisogna calmarli. Poi, alla sera, davanti a una grigliata, rivedono le sessioni, studiano e si prendono in giro”.

LA SCUOLA RANCH - È l’ateneo dei piloti della VR46 Riders Academy, una scuola in cui non ci si può iscrivere, bisogna essere scelti. Ora sono in 11, il primo della classe è Franco Morbidelli che sul flat track sembra danzare e quest’anno ha vinto il titolo in Moto2, la prima coppa da mettere nella bacheca dei trofei.

“Si allenano qui, ma anche in palestra, a Misano, hanno preparatori e medici a seguirli - racconta Tebaldi - Se devo dire una cifra, costano tra i 60 e i 70 mila euro ognuno all’anno”. Ma la VR46 non è un istituto di beneficienza.

È anche un’agenzia di management - continua - Noi li seguiamo anche sotto quell’aspetto e loro ci danno il 10% dell’ingaggio”. È il circolo virtuoso che si vuole mettere in moto, anche se nei primi anni bisogna crescere e ‘il capo’ qualche volta ha messo mano al portafoglio.

Parliamo di Valentino, maestro fra pari, che insegna e insieme trova la carica allenandosi con le giovane leve. “Difficile dire se avrei avuto una carriera così lunga senza il Ranch e l’Academy, senza dubbio ha aiutato”, pensava ieri finita la 100 Km.

IL RANCH CONTROVERSO - Tanti vantaggi meritano ance qualche grattacapo e l’ultimo ha la forma di un ricorso al Tar presentato da alcuni vicini per presunte irregolarità nelle concessioni.

In questi anni ci hanno fatto tantissimi controlli e tutto è sempre risultato regolare - sottolinea Tebaldi - Prima di iniziare con questo progetto avevamo informato tutti i vicini e la maggior parte sono orgogliosi di questo impianto, perché vedono allenarsi Valentino ma anche i giovani che poi diventano campioni, come Franco. Due o tre però sono alimentati dall’odio e questo non porta mai a nulla di buono”.

Il sindaco Francesca Paulucci si dice tranquilla, la legge farà il suo corso, e si gode i 10 titoli mondiali, tra Rossi e Morbidelli, su 8000 abitanti.

Intanto c’è un corposo regolamento che pone i paletti per l’utilizzo della pista, con giorni e orari precisi e i tecnici del Ranch sono ben attrezzati con anche rilevatori fonometrici.

IL RANCH DEL FUTURO - Dimenticata la burocrazia, ci si immerge ancora nel suono dei motori e forse come in una palla di vetro si guarda avanti nel tempo. Perché di Valentino si sapeva che sapesse guidare, insegnare e coinvolgere. Adesso scopriamo che organizza una gara fra amici come fosse un Gran Premio.

Pass all’entrata, tv a riprendere l’evento, una tribuna per gli spettatori e tutto funziona alla perfezione. “Vale è un chimico, attento a ogni dettaglio, ha una cura maniacale per tutti gli aspetti. Da suo collaboratore so quanto sia difficile soddisfarlo” scherza Albi.

Chissà se, dopo avere corso tanti anni in MotoGP, fra un po’ non gli verrà la voglia di mettersi nella stanza dei bottoni. Se questa era una prova generale, è stata un successo e magari il nuovo Ezpeleta parlerà italiano.

Articoli che potrebbero interessarti