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MotoGP, GP Sepang: il Bello, il Brutto e il Cattivo

Dovizioso pareggia le vittorie di Marquez e tiene aperto uno spiraglio mondiale. Morbidelli festeggia il primo titolo azzurro in Moto2

MotoGP: GP Sepang: il Bello, il Brutto e il Cattivo

Sei a sei, non è il risultato di una partita di pallone ma il pareggio di vittorie fra Dovizioso e Marquez. Andrea non finisce di stupire e tiene aperta a calci una porta sul titolo che ormai sembrava chiusa. Come Bruce Banner, si trasforma in Hulk (rosso e non verde per chiari motivi) non appena vede un semaforo spegnersi davanti agli occhi. A Valencia avrà solo un colpo da sparare, ma la mano e ferma e la speranza non ancora finita.

Ha festeggiato già in Malesia Franco Morbidelli, brasiliano di Tavullia che ha riportato in Italia un titolo nel motomondiale che mancava da troppo tempo. Riccioli carioca e freddezza nordica per il Morbido che ora può arrivare in MotoGP con i galloni del campione appuntati sulla tuta.

Cos'altro? Mappe che sono mappe, flop giapponesi sotto l'acqua e uno Zarco entrato di diritto tra i grandi. Per un solo fine settimana uò bastare.

IL BELLO – Coniuga la samba con il liscio, mangia piadine mentre si disseta con una caipirinha, la combinazione  di Brasile e Italia lo fa eroe dei due mondi e campione della Moto2. Morbidelli misura le parole ma non lesina con il gas e riesce a far uscire dalla polvere la bandiera italiana che rischiava di essere mangiata dalle tarme. Sulla sua stagione non c’è niente da dire, impeccabile come un vestito di alta artoria. Chapeau.

IL BRUTTO –  L’usato garantito di Tech3 funziona meglio dell’ultimo modello del team ufficiale e per Yamaha non è un buon claim. La doccia di Sepang risveglia dai sogni di Phillip Island Vinales e Valentino, che ha qualche dubbio sulle Michelin. Intanto il 2018 si avvicina a la bussola non punta ancora in una direzione certa. Gli ingegneri giapponesi avranno molti compiti da fare a casa.

IL CATTIVO – C’è da stare sicuri che nei prossimi giorni la mappa più famosa non sarà più quella di Google ma la 8. Di cattivo tutto sommato c’è poco, perché non ha nascosto gli ordini di scuderia e, guardando i cronologici, Lorenzo non ha reso la vita facile al Dovi. Si sprecheranno fiumi di parole, ma tutto è bene quel che finisce bene.

LA DELUSIONE – Dalle stelle australi allo stallo malese. La Suzuki si perde fra le curve di Sepang appena arriva la pioggia. Il discorso è simile a quello dei cugini di Yamaha e i dubbi sulle Michelin pure. Mal comune e nessun gaudio.

LA CONFERMA  – Mai vendere la pelle del Dovi prima di averlo preso. Oltre ai (tanti) cavalli della Ducati ci sono anche i due di Andrea, il bianco e il nero, che trainano la Desmosedici fino alla sesta vittoria stagionale. Fra due settimane ci sarà Valencia, lì servirà un miracolo ma per la premiata ditta Dovizioso-Ducati non ci sono limiti.

L’ERRORE – Sam Lowes non ci stava a perdere con Marquez il primato delle cadute. Lo spagnolo lo stava tallonando, ma il britannico ha piazzato la zampata finendo a terra nel warm up e poi due volte in gara. Ora comanda con margine, 29 a 25. E i ricambisti di Aprilia applaudono.

LA SORPRESA  – … è che ora Zarco va forte anche sul bagnato. Non entusiasmerà davanti ai microfoni, ma il francese fa maledettamente bene il suo lavoro. Non è solo il migliore debuttante dell’anno ma anche il più veloce pilota di un team satellite, titolo che non porta allori ma solide certezze.

IL SORPASSO – Tanti quelli di Petrucci che si è ritrovato ultimo sullo schieramento dopo che la sua Ducati si era ammutolita nel giro di allineamento. L’acqua gli ha messo un turbo nel motore, anche se il 6° posto non lo ha reso del tutto soddisfatto.

LA CURIOSITA’ – Non è la prima volta che un pilota vince il titolo Mondiale ancora prima della partenza della gara decisiva. È successo ieri a Morbidelli con il forfait di Luthi, nel 2015 a Zarco con Rabat che alzò bandiera bianca dopo le prove libere del GP del Giappone.

IO L’AVEVO DETTO – Hervé Pocharal a un’ora dalla partenza: “pioverà e la vedo scura per Zarco”. Il patron di Tech3 non è stato mai così felice di sbagliarsi.


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