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MotoGP, GP Assen: il Bello, il Brutto e il Cattivo

Valentino e Petrucci incantano, Dovizioso fa sognare la Ducati, Morbidelli inarrestabile. L'Italia ha conquistato l'Olanda

MotoGP: GP Assen: il Bello, il Brutto e il Cattivo

Eravamo tre amici ad Assen, uno ha vinto, l’altro non ci è riuscito per poco e l’altro si è messo davanti a tutti in classifica. I tre sono Rossi, Petrucci e Dovizioso, tenori che non sbagliano e fanno impazzire la folla. Il più vecchio sembrava un ragazzino alla sua prima uscita senza genitori, il più giovane un veterano della lotta nell’olimpo della MotoGP e il più riservato una macchina incamera-punti perfettamente oliata.

Niente male per una tranquilla domenica di gare, con una lode speciale anche a Franco Morbidelli con il suo quinto successo e una MotoGP guadagnata sul campo per il prossimo anno. Bravo anche Fenati, non ha vinto ma insieme a Canet ha accorciato in classifica.

Erano cinque piloti (italiani) ad Assen.

IL BELLO – Dopo 115 vittorie trovare nuovi aggettivi per descrivere Valentino sta diventando lavoro per i baroni della linguistica. Allora ribaltiamo il gioco e diciamo tutto quello che non è: non è noioso, non è scontato, non è vecchio, non è lento, non è bollito, non è prevedibile, non è finito. Va a finire che è semplicemente Valentino.

IL BRUTTO –  Le bandiere blu non servono solo per segnalare le spiagge più belle del mondo, in quel microcosmo che è il mondo dei motori indicano a chi sta per essere doppiato di farsi da parte. Assen si vanta giustamente di far parte del motomondiale dal 1949, di essere l’università delle moto e bla bla bla. Ecco, allora nell’anno del signore 2017 un piccolo corso di aggiornamento ai commissari sarebbe gradito.

IL CATTIVO – In verità cattivo non lo è, stando quanto dice Valentino, semplicemente non è capace a capire le distanze. Citazioni a parte, il contatto tra Rossi e Zarco è una di quelle manovre succedono quando si incontrano due piloti per cui chiudere il gas è una sorta di bestemmia in chiesta e nella cattedrale della velocità (come ricorda il cartello all’ingresso) non stava proprio bene. Più che cattivo, allora, Johann è stato autolesionista quando si è fermato a cambiare moto e lo ha fatto pure… troppo in fretta.

LA DELUSIONE – Quella sulla faccia di Danilo Petrucci dopo il 2° posto, come se essere sul podio in mezzo a 14 titoli mondiali fosse normale routine. Siamo sicuri che a quest’ora al ternano sarà sbollita la rabbia e tornato il sorriso, ma è giusto e sano che non si accontenti. In MotoGP quel tale de Coubertin sarebbe stato doppiato.

LA CONFERMA  – Una MotoGP lo aspetta già al box per la prossima stagione, intanto Franco Morbidelli ha lasciato il quinto segno in Moto2 dall’inizio della stagione. Gara da cardiopalma che ha gestito con la solita freddezza, gli servirà ancora per avere la meglio su un Luthi che grazie alla costanza è sempre vicino.

LA SORPRESA  – Finalmente lo ha detto e lo abbiamo sentito con le nostre orecchie: Dovizioso ha ammesso di potersi giocare il Mondiale. Non se la prenda Andrea, che per fortuna non misura il gas in pista quanto fa con le parole. Rivedere la Ducati al primo posto in classifica è una bella sorpresa e ce la godiamo gonfiando l’italico petto. Sono la coppia più bella del mondo e ci dispiace per gli altri, ma proprio poco.

L’ERRORE – Un errore che poteva essere una botta ancora più forte e non solo per la classifica. Vinales ha ringraziato il Dovi per i riflessi da gatto che gli hanno consentito di evitarlo, mentre per i punti persi non c’è stata soluzione.

IL SORPASSO – Il triplo di Fenati all’ultimo giro della Moto3, che purtroppo non gli ha dato la vittoria. Resta comunque un’ottima esecuzione da tenersi in bacheca.

LA CURIOSITA’ – Giovedì Zarco avrebbe voluto provare la McLaren GT3 di Bruno Senna, ma il suo casco non glielo ha permesso. Gli elmi dei cavalieri della MotoGP hanno spoiler e aerodinamiche raffinate e quando Johann si è seduto in auto l’unica cosa che riusciva a vedere, a causa dell’ala dietro alla nuca che batteva contro il poggiatesta, era il volante.

IO L’AVEVO DETTO – Qui devo vincere”. Sarà per la prossima volta, Maverick.

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