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MotoGP, Ducati e Yamaha: gioie e dolori in vista di Assen

Dovizioso l'uomo da battere dopo le due vittorie consecutive, un nuovo telaio sulla M1 già promosso da Valentino

MotoGP: Ducati e Yamaha: gioie e dolori in vista di Assen

Cosa succederà ad Assen? La domanda non è così scontata come si possa credere, perché quest’anno in MotoGP tra gomme, ribaltamenti di fronte e imprevisti vari, fare previsione è riservato a chi ha grande confidenza con le arti esoteriche.

In attesa che il corriere di Amazon ci consegni la nostra palla di cristallo, cerchiamo qualche sicurezza nelle statistiche. Allora scopriamo che ad Assen Valentino ha vinto due volte nelle ultime quattro edizione, ma anche che la Honda ha messo a segni 3 centri nelle ultime 5 e che Ducati ha trionfato una sola volta nel 2008, nell’epoca Stoner.

Le idee non si sono chiarite e allora torniamo al passato più recente e alle gioie e dolori di Ducati e Yamaha.

LE GIOIE DI DUCATI - La rossa primavera non potrebbe essere più dolce per Ducati, che con Dovizioso è a un passo (7 punti) dalla vetta della classifica e in 7 gare ha già vinto quanto in tutta la scorsa stagione. L’uomo del momento è Dovizioso, passato da gregario a capitano (a dispetto dell’ingaggio) in pochi mesi.

Meglio non potrebbe andare per la Desmosedici, che si sta rivelando veloce anche dove in passato aveva mostrato il fiato corto. Andrea ripete che non è ancora perfetta, ma nelle ultime due gare i nei non hanno rovinato un viso sorridente.

Un’altra buona notizia è che la Rossa non è veloce solo nelle mani di un pilota, come era accaduto, ma anche con Petrucci (sul podio al Mugello) e, a volte, con Lorenzo. Per il momento, l’assenza di Jorge nelle posizione che contano (Jerez a parte) è l’unica nota stonata.

Per il maiorchino l’adattamento si sta rivelando più complicato del previsto, ma i passi avanti sono tangibili. Con il Dovi in splendida forma Ducati non vede l’ora di mettere in campo una formazione a due punte, tre contando anche Danilo.

I DOLORI YAMAHA - Dolori per modo di dire, considerato che Vinales guida il campionato e ha vinto 3 GP su 7, c’è chi sta peggio. Il problema è che a Barcellona, come era già successo a Jerez, le moto vecchie sono andate meglio delle nuove.

Maverick ha puntato il dito su Michelin, Valentino invece sul telaio. Nei test del Montmelò è arrivato un nuovo telaio, che non ha fatto cambiare le proprie idee ai due piloti. Poco male, perché come ha fatto notare Rossi non c’è nessun problema se i due sceglieranno di correre con ciclistiche diverse, come hanno fatto spesso Marquez e Pedrosa in Honda.

I test di Barcellona sembrano avere ridato tranquillità al Dottore, che si è ripreso il suo ruolo di guida nello sviluppo, dopo che forse troppo in fretta ci si era fidati delle prestazione di Vinales per scegliere la direzione da seguire.

In Giappone hanno reagito, in Olanda si scoprirà se lo hanno fatto nel modo giusto. Per tutti la parola d’ordine è costanza di risultati, con 5 piloti in 28 punti e ancora 11 gare da disputare  non si possono fare molti calcoli.

Una guerra di nervi, ancora prima che di velocità.

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