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MotoGP, Meda: "Sono privilegiato: commento ma avrei voluto essere pilota"

Lo storico conduttore della MotoGP lancia il 2017 di Sky Motori: "l'obbiettivo è divertirci tutti come pazzi. Questo mondo ti accetta se hai passione"

MotoGP: Meda: "Sono privilegiato: commento ma avrei voluto essere pilota"

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Era il 7 aprile del 2002 e il nuovo telecronista del Motomondiale, Guido Meda, raccontava la prima storica gara della MotoGP sulla pista giapponese di Suzuka, che di pioggia ed emozioni ne ha offerte molte: il Gran Premio bagnato, vinto da Valentino Rossi con la Honda RC211 V davanti ad Akira Ryo con la Suzuki e Carlos Checa su Yamaha M1, era il primo della ‘era a quattro tempi’ nei prototipi ed il primo per il commentatore milanese.

Sono passati tanti anni e la voce di Meda, oltre ad essere realmente emblematica, ho offerto must come “Rossi c’è” e “gas a martello”, oltre a raccontarci le vicende di ogni pilota sino ad oggi: “la mia prima telecronaca motociclistica è stata indimenticabile -ricorda Guido- era appena nata la MotoGP e mi ricordo quel Gran Premio come se fosse stato ieri… di strada il Motomondiale ne ha fatta tanta ed eccoci tutti qui pronti per la stagione motoristica 2017 di Sky”.

Tu hai sempre comunicato amore per i piloti e per tutti gli addetti ai lavori…

Il mondo delle moto ti accetta se condividi la passione e fai sentire l’empatia che hai per i protagonisti che ne fanno parte; il paddock del Motomondiale è come un circo che si muove in giro per il mondo e, spesso, si saldano rapporti umani e legami intensi. Io non ho mai lavorato proponendo la cattiveria gratuita, semmai, faccio una osservazione scomoda, affidandomi al mio istinto ad alla mia spontaneità, caratteristica condivisa da tutta la squadra di Sky”.

Cosa pensi di rappresentare per i motociclisti?

Io penso di essere una persona molto fortunata che ha il privilegio di commentare i ragazzi più giovani che fanno quello che io avrei voluto fare. Se c’è qualche spettatore che prova per me un affetto simile ad un componente della loro famiglia, non posso che esserne felice”.

Ti chiami Guido e guidi la moto; Come ti senti quando sei in sella, se pensi al lavoro che fai?

“Questa è una buona domanda: intanto, quando commento le gare, provo invidia per chi è in pista, sapendo quanto sia bello guidare una moto sportiva. Sono pure onesto con me stesso: so che non sarei mai al livello dei piloti professionisti e nessun motociclista ‘normale’ potrebbe dire di essere come un campione”.

Nel 2003 hai avuto un brutto incidente con la moto, in strada. Come ti ha cambiato?

In strada ho un pochino di paura, quindi, tento di andarci il meno possibile. In pista, invece, ci vado spesso e credo di essere diventato un buon pilota amatoriale, mi diverto dando gas e stando lontano dai guai. Se ripenso al mio incidente, posso quasi ricordarlo come una esperienza bella: sono passato attraverso la fase della guarigione e mi ha aiutato il Dottor Costa. Le mie brevi passeggiate in sella alla moto mi hanno fatto ritornare vivo, hanno riacceso in me la scintilla. Inoltre, le numerose visite dei piloti mi hanno fatto capire che ero uno di loro, pur senza esserlo”.

Parlando della stagione che sta per iniziare, hai qualche pronostico personale?

No, non sono capace di azzardare pronostici; analizzando i test MotoGP, posso dire che Valentino non ha avuto dei buoni riscontri ma, se ci guardiamo indietro, questa cosa Rossi la ha già vissuta spesso nei suoi anni di carriera. Penso che Valentino sarà competitivo sin dalla prima gara. Jorge Lorenzo ha avuto qualche difficoltà con la Ducati ma lo immagino già vincente in Qatar”.

L’obbiettivo 2017 di Guido Meda?

Divertirmi e farvi divertire come dei pazzi”.

 

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