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Moto2, Nieto: "E' come se tornassi a correre"

Pablo, il 'fratello grande' del team Sky VR46, sogna di essere come suo padre: "Angel era il re delle strategie, io vorrei fare come lui"

Moto2: Nieto: "E' come se tornassi a correre"

Scelto all’inizio della scorsa stagione, Pablo Nieto ha interpretato benissimo il ruolo di timoniere del team Sky VR46, lo squadrone motorizzato KTM che schierava un attacco a tre punte che hanno ben figurato nella classe Moto3, la categoria più combattuta ed equilibrata del circus iridato.

Confermato grazie alle sue conoscenze tecniche maturate nel passato agonistico, Pablo, anche nel 2017, iniziato ufficialmente ieri a Milano durante la presentazione della squadra ufficiale, potrà contare nuovamente sulle sue doti umane, fondamentali per ricoprire un ruolo bello ed importante come il suo: “un anno fa avevo una gran voglia di cominciare -dichiara entusiasta Nieto- adesso, invece, non vedo l’ora di ricominciare (ride). Ho sensazioni molto buone, siamo in tanti a credere in questo progetto e la nostra passione è praticamente raddoppiata”.

Passione raddoppiata per un impegno doppio: “abbiamo lavorato duramente durante la pausa invernale per allestire una squadra in Moto2 che affiancherà quella in Moto3; è giusto ed importante per noi questo passo, siamo tutti molto contenti e pensiamo che sia giusto che Sky VR46 sia impegnata in due classi del Motomondiale”.

Sei stato definito l’allenatore della squadra, il “temperamatite” di questi ragazzi, quale è stato l’aspetto psicologico sul quale hai lavorato maggiormente?

Con ognuno di loro, è servito un atteggiamento differente: Bagnaia è una persona tranquilla, quindi, con lui non serve indurre alcuna pressione; Manzi, invece, è l’esatto contrario di ‘Pecco’, infatti, in alcuni momenti Stefano va calmato, ma lo capisco: arriva dalla Moto3 del CEV e vuole ben figurare sulla Kalex Moto2. Bulega è il perfetto mix tra Bagnaia e Manzi, lui alterna momenti di grande calma ad altri un po' più ‘agitati’. Infine, Andrea Migno: lui sembra piccolino ma, in realtà, è grande, in tutti i sensi. Il mio compito è quello di far sì che tutti rimangano concentrati e con l'obiettivo principale ben chiaro in mente: ognuno dei quattro ha talento e particolarità. Dobbiamo fare in modo che tutti si esprimano al massimo”.

Come riuscirci?

Mio padre, Angel, osserva il mio lavoro da lontano, e mi consiglia. Lui era il re delle strategie di gara. Il risultato di un Gran Premio non si improvvisa la domenica, ma si costruisce durante il fine settimana. Passa attraverso la preparazione della moto, senza lasciare nulla al caso. Il che include la direzione dei piloti, il mio lavoro”.

Di questi quattro bravi piloti, chi ti ricorda il Pablo Nieto pilota?

Mmm, forse proprio Migno: Andrea è quello che lavora più di tutti, crede davvero molto nelle sue capacità ed apprezzo questa qualità. Migno guida la moto con uno stile pulito e, proprio come facevo io, lui dovrà essere più cattivo nei finali di gara, perché il potenziale per vincere lo ha”.

Nella lista delle cose da fare nei prossimi test, quale è la prima voce?

Innanzitutto dovremo capire le moto, sia le piccole KTM monocilindriche che le Moto2 dotate di motore Honda 4 cilindri. Saranno, per noi, moto nuove: le Moto3 sono state rinnovate in diversi dettagli, le Moto2 non le abbiamo mai provate. La nostra priorità sarà, quindi, comprendere il comportamento delle moto in pista ed esplorarne le possibilità di intervento nel box”.

Quando osservi dal muretto dei box i tuoi piloti, come ti senti?

Mi sento come se fossi il loro grande fratello. O meglio, come se fossi il loto fratello grande. Ecco. Quando guardo loro in pista, è come se corressi un’altra volta, i ragazzi mi fanno tornare la voglia di gareggiare”.

Se tu potessi scegliere di vincere un titolo in una delle due classi, quale vorresti?

Eh, mica facile scegliere! Io penso che noi come squadra meritiamo di vincere in entrambe le classi ma… non saprei rispondere con certezza. Però so già dirti gli avversari più ostici da battere: Bastianini in Moto3 e Luthi in Moto2”.

L’anno scorso, terminata la gara della Moto3, la tua tensione calava. Quest’anno non sarà così…

“Hai ragione, sarà proprio come dici tu. Però sarà bello: doppia gara, doppio impegno ma anche doppio divertimento”.

Il sogno di Pablo? Ritrovarsi nella situazione in cui si trovò papà Angel nel 1999: c'era suo figlio Gelete Nieto in testa alla corsa, ma i suoi occhi erano puntati su Emilio Alzamora. Se Nieto junior gli fosse arrivato davanti, addio mondiale, così il più grande pilota spagnolo di tutti i tempi prese la decisione: fermò il figlio esponendogli il cartello di rallentare consentendo ad Emilio, attuale manager di Marc Marquez, di vincere il suo unico titolo. La domanda più difficile è quella finale...

Pablo, tu faresti come tuo padre?

Toccasse a me farei lo stesso. Sono decisioni difficili da prendere, e non c'è molto tempo per farlo. Mi piacerebbe ritrovarmi in una situazione del genere. Significherebbe che abbiamo lavorato bene”.

 


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