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SBK, Jacobsen: "Difficile per un americano correre nel Mondiale"

Il nuovo acquisto Yankee di MV Agusta rivela: "avevo un accordo per la Moto2, ma è svanito. Hayden è il mio esempio da seguire"

Jacobsen: "Difficile per un americano correre nel Mondiale"

A dispetto della sua giovane età, il ventitreenne Patrick Jacobsen ha deciso di apparire più maturo colorandosi i capelli con una tinta simile ad una Mercedes da corsa: “questa è una cosa americana, volevo sentirmi più adulto e fare colpo sui fans, tingendomi di grigio/argento; magari tornerò biondo ma non viola, quello è un colore da teenager. Voglio essere un pilota estroso, che piaccia al pubblico”.

Le squadre di football americano NFL di New York, i Giants ed i Jets, quest’anno fanno molta fatica a vincere, stentando in ogni partita; quale pensi sia la causa?

Ah, non ne ho idea! Non me ne frega niente degli sport americani, io seguo solo qualche partita del calcio europeo ma i miei interessi sono legati alle moto”.

Eppure, PJ rappresenta il tipico ragazzo marchiato USA che, sin dalla più tenera età iniziò con il dirt track incitato dal padre, un buon corridore in quella specialità. L’ovale in terra della tenuta di famiglia era perfetto per le sue esigenze, i suoi idoli erano Scott Parker e Chris Carr sino al 2006, poi qualcosa cambiò: “ero già stato in Europa con la Red Bull Academy, nel 2008 feci una wildcard in 125 ad Indianapolis; dopo anni qua e là, iniziai nel 2014 con la Kawasaki nel mondiale Supersport”.

Arrivò poi il 2015, anno in cui Patrick riuscì a finire il campionato delle 600 in seconda posizione, nonostante un cambio di moto e di team a stagione inoltrata, portando a casa 2 vittorie ed altri 5 podi, su Kawasaki ZX6R e Honda CBR.

Si auspicava, quindi, un grande 2016, ma… : “questa stagione è stata molto difficile per me, speravo di fare meglio. Ho firmato con la squadra tardi, il programma di Honda Ten Kate in Supersport è iniziato a fine gennaio, non abbiamo svolto un numero sufficiente e necessario di test per arrivare pronti alla prima gara di Phillip Island. Inoltre, cambiando le sospensioni sulla CBR, la stagione è stata in salita”.

Come ti sentivi sulla moto?

Solo nella gara di Donington Park abbiamo trovato un buon assetto, per il resto della stagione ho fatto ciò che ho potuto con la Honda ma non sono riuscito a vincere ed ho ottenuto solo qualche podio”.

Ora sei in MV Agusta, un marchio prestigioso…

Sì, hanno corso personaggi incredibili con questa moto: Mike Hailwood, Giacomo Agostini e Phil Read hanno fatto vincere il marchio MV, in tutto il mondo. Sono onorato di correre per loro, lo scorso anno abbiamo provato a concretizzare un accordo, rimandato di circa 12 mesi. Per ora sono l’unico pilota in squadra ed è una buona condizione per me ma accetto volentieri un eventuale compagno con il quale condividere i dati e risolvere i problemi della moto”.

Hai notato differenze tra la MV e le Kawasaki ed Honda da te guidate?

Sì, le differenze sono molte. Con la Honda CBR, ad esempio, sembravo fuori controllo perché non si poteva guidare lineare. Questa è la caratteristica di quella moto. Con la F3 675 devi essere molto pulito, devi farla volare dentro le curve e in ingresso curva la moto è incredibile. Io amo far derapare le gomme, con la MV è più difficile ma, sinceramente, preferirei guidare in modo lineare e composto. Penso che lo stile più redditizio nelle gare su pista asfaltata sia quello rotondo e scorrevole, io so adattarmi alle caratteristiche di ogni moto”.

Ti stai allenando?

“Certo, perché voglio arrivare pronto nei test di gennaio. Qui da me è dura stare fuori con questo freddo, perciò mi alleno in palestra. Andrò in Florida per una settimana per prepararmi al meglio prima di partire per l’Australia”.

È possibile battere Sofuoglu?

Kenan ha vinto 5 titoli Supersport, è difficile batterlo. Per quanto riguarda me, non voglio mettermi sotto pressione, ciò che voglio è vincere più di due gare e provare a conquistare il campionato. Riuscirci sarebbe incredibile”.

Hai ambizioni SBK o MotoGP?

Il mio obbiettivo è arrivare in Superbike per giocarmi la vittoria con un pacchetto costituito da moto, squadra ed assistenza di prim’ordine. Non voglio scelte di secondo piano. Ora preferisco fare molto bene in Supersport”.

Alcune voci ti davano in Moto2 l’anno prossimo…

Certo, mi sono recato a Brno per parlare con diversi team; avevo sul tavolo un paio di proposte, la più interessante quella del team Leopard: Kiefer mi voleva nella sua squadra e mi ha offerto una lettera di intenti, che ho firmato. Dopo un po' proprio lui mi ha chiamato dicendomi che aveva concluso con un altro pilota. Ero molto eccitato di andare in Moto2, quindi ci rimasi davvero male".

Tu e Hayden siete gli unici americani presenti in un campionato mondiale…

Sì: i team presenti nel Motomondiale ed in SBK sono europei e preferiscono piloti della stessa nazione, senza dare chance agli americani perché non sanno quale sia il loro valore e la velocità che esprimono nel MotoAmerica; io conosco piloti forti come Cameron Beaubier e DJ Beach che restano in USA perché guadagnano molto denaro dagli importatori quali Yamaha ed altri marchi. Finchè sarà così, gli americani non verranno a correre in Europa”.

Nicky ti ha aiutato?

Io e Nicky siamo diventati amici nel corso della stagione, lui era molto concentrato sulla nuova esperienza in SBK ma mi ha aiutato a risolvere alcune noie quando mi si presentavano. La sua esperienza in MotoGP è enorme; ci siamo divertiti insieme, scherzavamo spesso e ci capivamo in tante cose. Mi ha dato molti consigli su cosa fare sulla moto in determinate piste e credo che Nicky sia una ottima persona. Hayden per me rappresenta un esempio da seguire”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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