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SBK, Earl Hayden: il segreto di Nicky è la famiglia

VIDEO. Parla il papà da corsa: "non  ha mai dimenticato da dove viene e sa quanto è importante il lavoro"

Earl Hayden on Nicky - the making of the Kentucky Kid
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Se c’è un archetipo dei papà da corsa, quello è Earl Hayden, il padre di Nicky, Tommy e Roger Lee, tutti piloti. Il decano degli Hayden ha anche raccontato la storia della sua famiglia in un libro, The First Family of Racing, ed è un personaggio molto amato e conosciuto nell’ambiente.

Earl si è messo davanti alle telecamere per raccontare qualche retroscena sulla carriera del suo figlio più celebre, Nicky. Il video lo trovate qui sopra, ma per chi non mastica l’inglese vi proponiamo i passaggi più significativi.

UNA PASSIONE PRECOCE -Aveva tre anni, gli raccontavo storie di corse prima di andare a letto e lui andava davanti al fienile, al freddo, aspettando che aprissi la porta in modo da potersi sedere su una moto. Abbiamo incominciato con le moto quando aveva 2 anni, da lì è nato tutto. Quando era un ragazzino era sempre il primo ad arrivare il circuito e l’ultimo ad andarsene, anche a casa era così: aveva un’attitudine al lavoro”.

L’ESEMPIO DEI CAMPIONI - Quando era piccolo gli raccontavo delle storie su Wayne Rainey, Freddie Spencer, King Kenny, voleva che lo facessi sempre e se non vinceva una gara gliele dovevo ripetere. A quell’età ha incominciato a pensare a se stesso come un ‘campione del mondo’ senza che io gli dicessi niente. Intanto aveva iniziato ad andare a scuola, la gente mi diceva che le probabilità di riuscirci erano 1 su un milione, sapevamo che non sarebbe stato facile, ma diventare campione del mondo è sempre stato il suo obiettivo.

DALL’AMERICA AL MONDIALE -Ho sempre pensato: prima conquistiamo l’America, poi il mondo. Appena abbiamo capito che avrebbe vinto il titolo AMA, ha incominciato a pensare alla MotoGP e poi alla Honda. Nel 2016 ha raggiunto il suo obiettivo”.

LA FAMIGLIA PRIMA DI TUTTO - Nelle sue interviste dice sempre: ‘la mia familgia è qui”. Lo dicono tutti e tre i miei figli, quando vincono una gara, se siamo lì: 'la cosa più importante è che ci sia la mia famiglia'. Ho cercato di insegnargli che c’è un’altra vita oltre le corse”.

LA SBK - Non puoi guardarti indietro e dire: avrei potuto fare questo o quello. Sapevo che non era contento di correre per arrivare 15° e poi nessuno ha mai vinto i titoli SBK e MotoGP. L’ho sostenuto, ora ha una buona moto ufficiale e vuole vincere il Mondiale”.

L’IMPORTANZA DEL LAVORO -Nicky è un grande lavoratore, un uomo di famiglia e non ha mai dimenticato da dove viene. E’ solo un bravo ragazzo e questo significa più di essere un campione del mondo, è quello che mi rende più orgoglioso. Ha una grande attitudine al lavoro e non ne ho visti molti così nella mia vita, non ha mai preso scorciatoie. Non vuole mai nessun trattamento speciale, e non è mai cambiato, neanche nei confronti della sua famiglia”.


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