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SBK, Rolfo: corro altri due anni e penso al TT

Roberto ha festeggiato i 18 anni nel Mondiale: "ho ancora passione e fino ai 40 anni non ci sono problemi, Valentino non mi strupisce"

Rolfo: corro altri due anni e penso al TT

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L’Italia è una delle nazioni con la popolazione più longeva e anche i suoi piloti non fanno eccezione. Valentino continua a vincere in MotoGP veleggiando verso i 40, Biaggi aveva conquistato il suo ultimo titolo in SBK a 41 anni e Roberto Rolfo è diventato ‘maggiorenne’ quest’anno. Il pilota piemontese ha corso nel 2016 la sua 18ª stagione in un campionato Mondiale, un traguardo che in pochi riescono a raggiungere.

Inoltre ha appena rinnovato il suo contratto per il 2017 con il team Vamag, sempre in Supersport. “Voglio arrivare ai 20 anni di carriera nel Mondiale, è questo l’obiettivo” afferma sorridendo.

Cosa ti spinge ancora ad andare avanti?
La sfida, è questo che mi piace dello sport in generale. Mi alleno e mi sento in forma e ho sempre bisogno di avere una sfida da affrontare, se non c’è mi manca l’adrenalina. Inoltre non ho ancora trovato nulla che possa sostituire le emozioni che provo andando in moto”.

Non ti vedi dall’altra parte del box?
Per il momento faccio fatica, sono solo concentrato sul mio ruolo di pilota. Vedere altri girare, dall’esterno, mi fa rimanere male”.

L’età non pesa sulle prestazioni?
Per come mi sento oggi non direi, penso che fino ai 40 anni si possa correre senza grossi problemi. Biaggi lo ha dimostrato”.

Quindi non ti sorprende vedere Rossi ancora competitivo in MotoGP?
No, perché l’esperienza serve tantissimo e lui guida quelle moto da tanti anni. Inoltre Valentino non è solo un pilota molto forte ma sa gestire benissimo gare e campionati senza patire troppo la tensione”.

Hai detto che correrai almeno altri due anni, poi cosa farai?
Io vengo dalle gare in salita, mio padre vinse il campionato italiano nel 1980, il mio anno di nascita, e mi portarono alla mia prima gara quando avevo solo 20 giorni. Quello è un ambiente che mi piace molto”.

In passato hai corso anche con un casco in omaggio a Joey Dunlop…
“Ho fatto per due volte l’apripista al Tourist Trophy nel 2003 e nel 2006 ed è stata un’emozione particolare. Mi piacerebbe tanto correre il TT, è una cosa a cui ho già pensato”.

Lì l’età conta meno…
Da un certo punto di vista è più facile correre in un circuito stradale che in piste come il Mugello o Brno. Però il TT è una gara che va preparata con attenzione, non si può improvvisare niente”.

L’esperienza con diverse moto non ti manca, hai corso in 250, MotoGP, Moto2, SBK, Supersport… qual è la moto che porti nel cuore?
L’Aprilia 250, a livello di telaio era molto divertente da guidare. Era anche difficile da mettere a punto ma quando ci riuscivi ti dava delle soddisfazioni incredibili. Sono molto affezionato alle 2 Tempi, per me sono quelle le ‘vere’ moto da corsa. Con l’Aprilia arrivai 4° nel Mondiale nel 2001, da privato dietro alle moto ufficiali: è stato l’anno più bello”.

Hai anche dei rimpianti?
Nel 2003 persi il titolo per pochissimo. Poi nel 2005  volli passare in MotoGP, con la Ducati del team D’Antin, ma fui obbligato a usare le Dunlop. L’anno successivo avrei dovuto correre con Tech3, ma mi ritrovai a piedi a dicembre. Con il senno di poi, non sarei dovuto passare in SBK in quel momento, avrei dovuto aspettare”.

Poi sei tornato in Moto2…
Nel 2010, andò bene con una vittoria e un podio. Provai a rimanere in quella categoria, ma le richieste economiche per correre sono troppo alte”.

La Supersport è stato un ripiego?
No, non l’ho mai vista così anche se confesso che nel 2013, quando mi chiamò MV Agusta, avevo qualche dubbio. Invece ho trovato un campionato molto difficile e di alto livello, da un certo punto di vista ricorda la Moto2 con una ventina di piloti in un secondo, ma il divario tecnico con le migliori moto è maggiore. Secondo me la Supersport andrebbe valorizzata”.

L’anno appena terminato non è andato benissimo per te…
E’ stato il peggiore di tutta la mia carriera, con continui rotture e gravi problemi: nelle ultime gare sono partito tre volte dai box perché avevo finito i motori. Il team Vamag è nato lo scorso anno, mancava esperienza e abbiamo pagato più degli altri il passaggio alla nuova centralina, la MV è una moto molto delicata”.

Come si va avanti in quei momenti?
L’ho presa con filosofia, non mi sono demoralizzato: è la passione che mi fa andare avanti. Sinceramente non ero sicuro se la squadra avesse continuato, invece è successo e ci saranno delle novità importanti”.

Quali?
Avrò Filippo Burgatti come capomeccanico ed Enrico Pelizzari come elettronico, entrambi provengono dal team ufficiale. La loro esperienza sarà importante”.

Quali sono gli obiettivi?
Sono realista, so di potere ancora esprimermi in questa classe e voglio stare vicino ai primi 5, puntando al podio in qualche gara”.

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