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Nella nuova SBK i primi saranno 'ultimi'

La parziale inversione dello schieramento per il 2017 crea solo dubbi e rischia di non risolvere nulla

Nella nuova SBK i primi saranno 'ultimi'

Chi arriverà primo partirà ultimo (o meglio, 9°) e non è una parabola bensì il nuovo regolamento della SBK. Un campionato sempre più in cerca di autore che, nell’attesa, si fa guidare da un cieco. Il che non significa necessariamente sbagliare strada, ma far sì che sia difficile azzeccarla.

L’inversione dello schieramento di partenza non è una novità, alcune serie automobilistiche (tra cui il DTM) lo utilizzano e anche Ecclestone a inizio anno lo propose per la Formula 1. Il sistema ha il suo scopo - semplice - quello di evitare il dominio di pochi e rimescolare le carte, o almeno provarci.

Che la SBK sia stato quest’anno un campionato monopolizzato da pochi lo dicono i numeri: in 26 Gare ci sono stati  4 diversi vincitori e Hayden ha vinto una sola volta. Il che significa che il gradino più alto del podio è stato monopolizzato da tre piloti (per di più tutti britannici): Rea con 9 successi, Davies con 11 e Sykes con 5.

Non è il migliore biglietto da visita (anche senza fare confronti con la MotoGP) con una categoria che già naviga in acque turbolente per quanto riguarda l’esposizione mediatica e la presenza di pubblico nei circuiti.

Il nuovo regolamento, almeno sulla carta, non sembra essere la soluzione a tutti i mali. Un po’ come era successo dividendo le due gare al sabato e alla domenica, un cambiamento che sarà anche piaciuto a team e piloti ma non certo a chi compra il biglietto.

L’inversione dello schieramento per Gara 2 si muove su questa linea, ma riesce solo a fare sorgere tanti dubbi. Anche per come è formulato, con i piloti del podio che partiranno dalla terza fila, mentre in prima ci saranno quelli arrivati dal 4° al 6° posto e in seconda quelli dal 7° al 9° (i dettagli li trovate QUI). La cosa è già difficile da spiegare agli appassionati, figurarsi agli spettatori occasionali e questo non è mai un buon segno, perché rende tutto meno comprensibile.

Inoltre, con questa inversione ‘a metà’, si rischia di creare altri problemi. Immaginiamo un’ipotetica lotta in Gara1 per l’ultimo gradino del podio: meglio prendere 3 punti in più e partire dalla terza fila o giocare di strategia e rinunciare a 3 punti per sfruttare il vantaggio della pole position?

Un ragionamento non così peregrino, perché i piloti sanno far funzionare molto bene il cervello anche nelle fasi più concitate.

Questa è solo la punta di un iceberg che potrebbe affondare ancora di più la popolarità della SBK. Come se bastasse qualche metro di svantaggio e qualche pilota in traiettoria, per riuscire a fare vincere qualcun altro o a creare spettacolo a tavolino. Del resto, quando capita che uno dei migliori incappi in una qualifica sbagliata o in qualche penalità, la storia insegna che il recupero è inevitabile. Perché i piloti più veloci guidano le moto più veloci e questa combinazione fa il resto: è una regola non scritta, ma sempre valida.

Non si può pensare di rivitalizzare la SBK con qualche trucco da mago della domenica, sarebbe meglio investire sul campionato, attraendo piloti e sponsor e rendendo più professionale tutto l’ambiente.

Insomma, facendo un piano a lungo scadenza che dimostri che sia ancora una serie importante. Altrimenti ci si affida a qualche gioco di prestigio di dubbia fattura, come i suoi risultati.

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