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SBK, Ricky Russo: tifo Napoli, ma ho scelto l'adrenalina della pista

Il giovane campano lasciò il gioco del pallone per salire sulle minimoto della pista di famiglia. Nel 2017 debutterà in SBK con la Yamaha

Ricky Russo: tifo Napoli, ma ho scelto l'adrenalina della pista

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Ero a 250 chilometri orari quando, improvvisamente, mi è partita la ruota posteriore e la mia R1 mi ha sparato violentemente in aria… ho toccato l’asfalto e l’impatto è stato devastante: tibia e perone fratturati e stagione Superstock 1000 compromessa”.

Comincia dal momento più doloroso il racconto di Riccardo Russo, pilota campano che, dopo una stagione interrotta dal terribile volo di Assen, ha reagito prontamente: “non ero depresso né demoralizzato; mentre mi leccavo le ferite ero solo incazzato per il procedere del mio campionato. Dissi addio al titolo, considerando i soli 8 appuntamenti in calendario”.

Hai saputo guardare avanti, immediatamente…

Purtroppo è capitato ma ‘uà’ (fa spallucce) andiamo avanti. Sono tornato nella gara in Germania e sono salito subito sul podio, sul terzo gradino, dopo due piloti del calibro di Mercado e Staring”.

Anche nella vita, reagisci prontamente dai guai?

“Reagisco subito! A casa mi sono allenato come un matto per recuperare e, passo dopo passo, ce l’ho fatta. Io sono così: guardo subito avanti, non ho tempo da perdere in lacrime, in nessuna situazione". 

L’avventura di questo ventiquattrenne nacque proprio dove il piccolo Riccardo salì in sella la prima volta: “a Casaluce abbiamo un tracciato lungo un chilometro e seicento metri; utilizziamo minimoto, supermotard e anche i go-kart. La ‘colpa’ fu di mio padre che mi buttò in pista sottraendomi al calcio, il più popolare sport qui in Campania. Lui aveva un’arma di corruzione letale: la pista stessa! Fu impossibile resistergli”.

Nonostante tu abbia smesso, segui ancora il calcio?

Eccome no? (Ride). Vado spesso a vedere il Napoli al San Paolo e sono un grandissimo tifoso. Quando gli ultrà cantano gli inni dedicati alla squadra a me viene la pelle d’oca! L’emozione che provo allo stadio è indescrivibile. Da calciatore davo e prendevo calci, gomitate e testate. Ma capirai, nulla di grave. Niente è paragonabile all’adrenalina di una gara”.

Ci si picchia anche in moto?

Sì, e meno male! Ricordo un duello con Van Der Mark: erano i tempi della stock600 e, in ogni passaggio, io l’olandese ci siamo picchiati sonoramente. Altro che i contatti tra giocatori di calcio: io e Mark ci siamo toccati più volte tra spallate, carenate e colpi di ruota. Bellissimo ma… attenzione alla squalifica! Nelle gare in moto, tutto è monitorato, ogni manovra viene valutata e noi piloti abbiamo meno libertà d’azione”

È più severo l’arbitro con fischietto e cartellini colorati o la race direction?

“Con l’arbitro, se vuoi, ci parli, ti lamenti e lo mandi a… quel paese. Nelle corse l’eventuale comunicazione ti arriva dalla direzione gara e tu sei dentro o fuori, senza poter ribadire”.

Le moto non sono il calcio e per correre serve spendere denaro: “molti investimenti sono stati fatti dalla mia famiglia, ai miei esordi. Qualche soldino sta arrivando, rendendo felice me ed i miei genitori. Gli sponsor ci stanno aiutando perché in questo settore nessuno ti regala niente e ogni giorno servono sacrificio ed impegno costanti. Ad esempio, io mi alleno duramente e devo mangiare senza esagerare”.

L’anno prossimo ti attenderà la Yamaha R1 del team Guandalini…

Il team è molto esperto e la moto sarà eccellente. Voglio precisare che non disporremo di una R1 ufficiale ma, ne sono certo, avremo un mezzo competitivo per fare bene. Andranno solo risolti alcuni dettagli a livello di trazione ed elettronica. Io voglio infastidire gli ufficiali, ce la posso fare”.

Cosa hanno i top rider in più, secondo te?

“Rea e Davies sono grandi piloti, due campioni. Ma, per avere certe performance, il pacchetto costituito da moto, assistenza, sviluppo ed esperienza deve essere completo. Nessun pilota riuscirebbe a vincere le gare senza una moto ed un team di riferimento”.

Il tuo stile è da 250GP: alte velocità in curva e linee tonde…

“È vero, pur non avendoci mai corso. Ho sviluppato questo stile con gli anni perché, prima, tendevo ad essere troppo aggressivo nell’apertura del gas e distruggevo le gomme. Ora la guida pulita e lineare è la mia arma”.

Nel 2014 il giovanissimo Riccardo debuttò in Moto2 in veste di wild card ed esibì un casco con l’effige di San Gennaro, con tutti i prodotti tipici e caratteristici napoletani. Il paddock e la MotoGP lo colpirono subito: “nel Motomondiale tutto è come un cinema: ci sono molte persone, l’aspetto comunicativo e gli sponsor sono doppiamente sviluppati. A me piace anche la SBK e so che crescerà ancora tanto, proprio come voglio fare io”.

 

 

 

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