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SBK, Giugliano e Aprilia: prove di matrimonio

Il pilota romano 'tenta' Iodaracing per rimanere nel mondiale Superbike ma non si piega: "non devo pagare per correre"

Giugliano e Aprilia: prove di matrimonio

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Lo stand Piaggio allestito all’EICMA di Milano è molto grande ed ospita, tra scooter o moto appartenenti a questo marchio, le Aprilia SBK con le quali il team Iodaracing capitanato da Giampiero Sacchi ha disputato la prima stagione iridata nelle derivate di serie, con risultati più che soddisfacenti.

Proprio in mezzo alle moto di Noale, Davide Giugliano è apparso un visitatore piuttosto “interessato” alla RSV4 veneta: “sto parlando con Giampiero Sacchi per trovare la soluzione ottimale per me -racconta Davide - sicuramente l’Aprilia è una buona moto, quindi stiamo lavorando per concretizzare, eventualmente, una collaborazione futura. Ovviamente, quella del team Iodaracing con la RSV4 non è l’unica strada percorribile che sto sondando”.

Il tuo campionato non è finito come volevi, anche per l’infortunio alla spalla. Adesso come stai?

La spalla sta migliorando, e l’unica cosa di cui ho bisogno per ritornare in forma è farla riposare; non è un problema grave o particolare il mio, solo che nel finale di stagione noi della SBK abbiamo avuto quattro gare una in fila all’altra e, con tempi di riposo veramente ristretti, recuperare da un infortunio è una cosa davvero difficile da fare”.

Sei senza una moto per il 2017 ed avevi precisato che sei uno di quelli che non vuole pagare per correre…

Guarda… al di là del talento soggettivo o meno, un pilota che arriva al mondiale non può pagare per correre in moto. Questo è quello che vivo e consiglio a tutti i piloti, non perché io, Davide Giugliano, sia meglio o peggio degli altri, bensì, perché penso sia giusto così. Un pilota che arriva al mondiale, che ha già fatto gavetta e che, magari, ha già ottenuto qualche bel risultato, va rispettato ed il lavoro fatto deve essere valorizzato. Da Rea a Sykes, sino a Davies ed agli altri ufficiali, che guadagnano cifre importanti, ognuno deve essere pagato per i risultati che raccoglie e per il momento di carriera che vive. Dal primo al quindicesimo arrivato, in un campionato mondiale, il livello dei piloti è molto alto e la gente lo deve sapere.

Ci dovrebbe essere una sorta di unione politica tra i piloti: chi arriva al mondiale non deve pretendere subito cifre da campione, però, nemmeno deve pagare per correre”.

Cosa significa secondo te “fare il pilota”?

Te lo dico: fare il pilota non vuol dire solo guidare la moto nei weekend di gare. Fare il pilota significa doversi allenare tutti i giorni, significa anche avere delle necessità da pilota; non sempre ci si diverte e basta, bisogna sottoporsi a tanti sacrifici, avere anche delle moto a casa per allenarsi. Deve essere considerato pure il fattore rischio che, in questo sport, è presente in ogni situazione ed una assicurazione personale è assolutamente indispensabile”.

Hai un rimpianto dopo questa stagione appena conclusa?

Il rimpianto più grande è stato non riuscire a terminare la gara in Germania; innanzitutto, senza la caduta, non mi sarei fatto male, inoltre, sarebbero cambiate tante cose, anche moralmente. Noi piloti siamo, in primis, persone. Ciò significa anche avere sensazioni quando guidi una moto, perché questa non è solo un pezzo di ferro con due ruote ed il fattore umano conta ancora parecchio in questo sport”.

Avere a fianco Davies ti ha fatto avvertire una pressione addosso?

Quando hai un compagno di squadra così veloce, non puoi inventarti nulla se lo vuoi battere; avere a fianco un pilota molto forte, serve per spronarmi a fare sempre meglio. Se si analizza la stagione, io ho faticato nelle prime due gare, mentre Chaz è andato bene. Dopo, io sono andato fortissimo, invece Davies non riusciva a mantenere il mio passo. Quando ho iniziato ad andare piano io, lui è stato molto veloce”.

Nel finale di stagione la Panigale è apparsa addirittura meglio della Kawasaki ZX10R…

Sicuramente con il team Ducati abbiamo lavorato molto per far crescere la nostra Panigale, però, voglio dirlo, chi ha fatto la differenza è stato Chaz Davies”.

Nel 2013 hai guidato una Aprilia RSV4 del team Althea. Ti era piaciuta?

Bè… (attimi di silenzio) la RSV4 è sicuramente una moto interessante”.

 

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