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MotoGP, Cadalora: fortunato a non avere avuto Rossi come rivale

Parla il coach di Valentino: "mi immedesimo quando lo vedo da bordo pista. I numeri non dicono tutto, io gli offro le mie sensazioni"

Cadalora: fortunato a non avere avuto Rossi come rivale

La MotoGP è fatta di dettagli, sensori, numeri e dati, ma senza l’uomo non è nulla. Questa volta però non parliamo del pilota, ma di chi è al suo fianco. Luca Cadalora è il terzo occhio di Valentino, il suo “coach” come recita la scritta sul cappellino. Un ruolo inedito nel motociclismo, ma più che le parole valgono i fatti e Rossi ha avuto ragione a volere Luca al suo fianco.

Dal divano di casa ai circuiti di tutto il Mondiale, è stato un passo scontato?
Sono stato il primo a essere sorpreso ad accettare l'offerta di Valentino e, forse, se non fosse arrivata proprio da lui non avrei detto di sì”.

A cosa serve un coach nel motociclismo?
Quando ero pilota avevo un sogno: avrei voluto guardarmi mentre correvo. Intendo vedermi dall'esterno, come se potessi sdoppiarmi”.
 
E’ quello che fai con Rossi?
Un ex pilota dal bordo della pista vede molte più cose di un normale spettatore: traiettorie, comportamento della moto, risposta del motore, cose così. Si possono fare confronti con gli altri piloti e le altre moto”.

Si possono dare un consigli a un nove volte campione del mondo?
Mi ascolta e acquisisce le mie informazioni che raccoglie, poi decide se utilizzarle o meno. Quando sono a bordo pista mi immedesimo nel pilota, mi sembra di essere alla guida della Yamaha, mi emoziono”.

Ma non è come guidare…
Mi sono emozionato anche quando ho provato la sua M1, la 800 cc. Quando sono sceso e ho detto agli ingegneri che era fantastica mi hanno risposto: la mille è tutta un’altra cosa”.

Con Valentino ti è capito anche di girare a Misano, tu hai una R1 superpreparata…
Sospensioni, il radiatore della Superbike, qualche alleggerimento, il motore non l'ho nemmeno toccato. Va già troppo forte così, me ne sono accordo quando ho fatto il rodaggio in strada”.

Luca CadaloraTorniamo alla MotoGP. Che clima hai trovato al box?
All'inizio avevo qualche dubbio, invece Galbusera, Flamigni e tutti gli altri ragazzi mi hanno fatto sentire subito a casa. Mi preoccupava non riuscire a inserirmi nel gruppo”.

Missione compiuta, ma non basta la telemetria a un pilota per sapere tutto?
Ci sono cose che i numeri non possono dire, il metro più interno od esterno di una traiettoria, per esempio. Ecco, queste sono le cose di cui parlo io”.

Anche il modo in cui si dicono è importante?
A un pilota non puoi dire cosa deve fare, lo so per esperienza personale”.

Sono cambiate tante cose dalle “tue” 500 alle attuali MotoGP…
Non avevamo l'elettronica, i nostri controlli erano ‘manuali’. Io per esempio per non fare impennare la moto usavo tantissimo il freno posteriore, era qualcosa di istintivo che mi fecero notare i tecnici della Brembo perché letteralmente gli squagliavo le pastiglie”.

Sono cambiate le moto e anche il modo di guidarle?
Ora sono più pesanti e potenti. I piloti si sporgono con il corpo in curva per contrastarne il peso. Siamo sui 160 Kg, sono tanti, le 500 ne pesavano prima 115 all'inizio, poi 130. Bisogna alzare la moto il prima possibile in curva, per sfruttare l’accelerazione. Le due tempi avevano un’erogazione appuntina e con meno coppia delle MotoGP attuali, ma i distacchi fra di noi erano sempre più ampi. Oggi la differenza alla fine è di due decimi al giro".

Anche l’allenamento è cambiato…
Prima di correre facevo salto con l’asta e, da pilota, ho vissuto di rendita. Avevo la mania dell’allenamento mentale e giocavo a biliardo. Mi è servito ultimamente quando abbiamo fatto una partita con Valentino e il suo gruppo (risata)”.

I tempi sono cambiati, ma Rossi ti ricorda qualche pilota in particolare?
“Ogni pilota ha le sue caratteristiche: c'è chi vuole una moto che assecondi alla perfezione il suo stile di guida e chi usa la forza per costringerla a fare ciò che vuole. Valentino mi ha sorpreso, perché riesce a fare entrambe le cose. Sono stato molto fortunato a non averlo avuto come avversario quando correvo”.

Magari potresti incrociare le sue traiettoria sulla M1…
Se la Yamaha a fine anno, a Valencia, me la facesse provare non direi certo di no!”.

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