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MotoGP, Jarvis: Lorenzo e Ducati? c'è lo sport ma anche gli affari

Il managing director difende la scelta di Yamaha: "concedere a Jorge il test di Valencia ci sembra ragionevole e sufficiente"

Jarvis: Lorenzo e Ducati? c'è lo sport ma anche gli affari

La decisione di Yamaha di non permettere a Lorenzo di fare altri test sulla Ducati nel 2016, se non quelli di Valencia, ha fatto storcere il naso a molti, Jorge in primis. Anche perché sia Suzuki che Ducati lasceranno liberi Vinales e Iannone.

Lin Jarvis, managing director del team di Iwata, ha deciso di metterci la faccia e di rispondere alle critiche che stanno piovendo da più parti.

Per contratto, nessun pilota Yamaha può guidare moto di altri marchi finché c’è un contratto in essere - spiega - Quello di Lorenzo scade il 31 dicembre e gli abbiamo concesso i due giorni di Valencia in uno spirito di collaborazione fra le case. Ci sembra una concessione ragionevole e sufficiente”.

Il ragionamento non fa una piega, ma in molti si appellano ai valori della sportività.

Yamaha non è solo un team, ma una multinazionale che deve proteggere i suoi interessi - sottolinea - La MotoGP è uno sport, ma anche un business. Investiamo molti soldi e vogliamo rientrare dei nostri investimenti, come lo vogliono i nostri sponsor. Dall’Igna ha parlato di sportività, ma l’obiettivo di Ducati, come il nostro, non è quello di essere sportivi ma competitivi”.

Nessuno vuole concedere un vantaggio ai propri, futuri, avversari.

Lorenzo è un pluricampione del mondo e la Ducati una moto competitiva, il prossimo anno saranno nostri rivali - continua - Loro vorranno vincere la prima gara, come noi, perché dovremmo lasciarlo provare con una moto avversaria mentre lo stiamo ancora pagando? E’ semplicemente una razionale decisione di affari”.

Che però gli altri non hanno fatto.

Bisogna conoscere e capire i contratti di tutti i piloti - avverte Jarvis - Yamaha è un’azienda seria e questo significa tenere fede ai contratti. Rispetto le decisione di tutti, ognuno ha il suo modo di vedere le cose. Siamo corretti e, infatti, quello che vale per Jorge vale anche per Pol Espargarò, anche se le loro situazioni sono diverse. La nostra politica è identica per tutti”.

Alla fine, il managing director mette in dubbio anche gli stessi test di Valencia.

Personalmente sono contrario a queste prove - dice - Capisco il loro valore mediatico, ma trovo che si crei solo confusione vedendo un pilota che, solo il giorno primo, vestiva determinati colori passare a un altro marchio”.


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