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Addio a Alain Chevallier

E' scomparso 'Chevall' uno dei maghi del motociclismo degli anni '70 ed '80

Addio a Alain Chevallier

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L'avevamo incontrato l'ultima volta ad Assen, Alain Chevallier. Uno dei grandi del motociclismo eroico, quello fatto non solo dalle case ma anche (e soprattutto) da geniali preparatori.

'Chevall', così lo chiamavano i suoi amici ed i piloti per i quali aveva preparato spesso moto vincenti era un genio ed assieme un uomo tranquillo, a modo, mai sopra le righe. Il suo tratto distintivo era la signorilità: Chevallier trovava sempre il tempo per spiegarti, nei dettagli, i perché di una soluzione. E lo faceva parlandoti a bassa voce, sempre con il sorriso sul volto.

Durante gli anni ’70 ed ’80 ‘Chevall’ costruì moto molto competitive utilizzando motori Yamaha. All’inizio fu il fratello Olivier a portarle in gara, poi quando Ollie scomparve al Paul Ricard il testimone passò a Didier De Radigues che nel 1982 portò la Chevallier alla vittoria nel GP di Jugoslavia della 350 finendo il mondiale in seconda posizione. Il suo compagno di squadra, Eric Saul, vinse invece il GP d’Austria chiudendo il mondiale in quarta posizione. Guidarono una Chevallier anche Thierry Espié, Jean Francois Baldè (vinse la 250 in Sud Africa) nomi che oggi potete non ricordare, ma parliamo di vincitori di Gran Premi, di piloti veloci e tosti, come erano quasi tutti i campioni di quegli anni.

Alain, capace di lavorare su motori e telai,  era sempre in cerca di nuove sfide, così con l’arrivo delle Honda NS 500 tre cilindri si buttò con entusiasmo anche nella progettazione di una mezzo litro che, sempre con De Radigues, chiuse il mondiale in nona posizione.

Se ne è andato ieri, per il solito avversario difficile da battere, lasciandoci senza un altro 'mago'. Ritornerà spesso nei nostri racconti di un periodo del motociclismo bellissimo e puro.

 

 

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