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MotoGP, Doping: il motociclismo è un'isola felice

Valentino: "non è importante, nel nostro sport sono le moto a dovere andare più veloci". Ecco come funzionano i controlli FIM

MotoGP: Doping: il motociclismo è un'isola felice

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Il caso Schwarzer ha portato, ancora una volta, alla ribalta il doping nello sport. In questo senso il motociclismo è un’isola felice, anche perché difficilmente certi trucchi hanno una reale utilità. Questo non significa che non vengano effettuati controlli e qualche caso si è registrato anche nelle due ruote.

Gobert fu trovato positivo alla marijuana nel 1998 quando correva nel campionato americano, West alla metilexaneamina nel 2013 e Haga all’efedrina nel 2000. Sono stati comunque casi di poco conto ed è molto difficile dimostrare che i piloti abbiano avuto qualche vantaggio dall’uso di queste sostanze proibite.

Proprio oggi la FIM ha pubblicato anche una lista degli ultimi piloti controllati a Le Mans: Brad Binder, Canet, Navarro, Corsi, Morbidelli, Rins, Lorenzo, Rossi e Vinales. Tutti sono risultati negativi, come riporta la tabella qui sotto.

La Federazione non si limita solo a effettuare dei test nei Gran Premi, ma ogni anno sorteggia dei piloti che possono essere sottoposti a controlli a sorpresa. Come è accaduto a Jorge la scorsa settimana mentre si allenava a Lugano.

A spiegarne il funzionamento è Valentino: “mi era successo due anni fa. Devi comunicare dove ti trovi e poi devi dare la reperibilità per un’ora al giorno”. Anche Dovizioso e Iannone hanno confermato lo stesso procedimento: "ti suonano alla porta di casa e devi sottoporti a un controllo".

“Nel motorsport, auto e moto, non c’è doping perché non è importante, da noi sono i mezzi che devono andare più veloci, però in altri sport fa la differenza - continua Rossi - Mi sembra che negli ultimi anni si sia fatta una lotta dura, ma sinceramente non so quale sia la situazione. Forse chi usa certe sostanze è un passo avanti rispetto a chi fa i controlli”.

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