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MotoGP, Michelin fa il gambero: gare più lente

IL CONFRONTO. A Jerez Rossi ha impiegato 30 secondi in più di Lorenzo nel 2015 per terminare il GP

Michelin fa il gambero: gare più lente

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Gomme e motori, gioie e dolori. Perdonateci la storpiatura del famoso detto ma è particolarmente calzante per quello che sta accadendo in MotoGP. L’arrivo delle Michelin era stato accolto con molta attenzione, non per la scarsa fiducia nel costruttore francese ma perché i tecnici avevano subito capito che cambiare le scarpe alle proprie moto non sarebbe stato del tutto indolore.

Così è successo, lo scorso anno tutti erano preoccupati dell’anteriore, ma l’allarme era rientrato definitivamente nell’inverno. L’inizio di stagione, poi, è stato da applausi. Sappiamo che i confronti da un anno all’altro non sono una scienza esatta, ma i 7 secondi in meno sul tempo di gara del vincitore a Losail non sono propriamente bruscolini attribuibili a un grado in più o in meno sull’asfalto.

Michelin batte Bridgestone, lo aveva detto la pista ma la favola era destinata a finire in Argentina. Nelle prove libere la gomma posteriore di Redding perde il battistrada, Michelin - qualche settimana dopo - se ne prenderà la colpa e si decide di puntare sulla sicurezza. Giustamente.

Significa utilizzare una carcassa più rigida al posteriore, che mette al riparo dagli imprevisti ma che non può garantire le migliori prestazioni. Lasciando perdere la gara di Termas de Rio Hondo divisa in due, la dimostrazione arriva ad Austin.

Come potete vedere nella tabella qui sotto.

Sul Cota, Marquez è più lento di quasi 11 secondi rispetto all’anno precedente (e con condizioni atmosferiche molto simili). Una differenza soprattutto sul passo, considerato che il giro veloce non è troppo distante. Tutto sommato, comunque, si tratta di un rallentamento importante ma ancora contenuto se diviso sui 21 giri.

A Jerez va peggio: sul circuito spagnolo il posteriore continua a slittare in pieno rettilineo e non c’è pilota che non si lamenti. Il risultato: Rossi è stato più di 30 (!) secondi più lento rispetto al tempo di Lorenzo nel 2015.

Balla più di un secondo al giro e per averne la conferma basta notare la differenza tra il passaggio più rapido nelle gare dei due anni. In questo caso il gap è di 1”355: i conti tornano.

Il GP di Spagna è stato una Caporetto per Ducati, a detta di molti la moto che ha più sofferto dell’arrivo della gomma con la carcassa più rigida. Prendendo però come riferimento Iannone (l’unico dei due ufficiali a terminare la gara) la differenza con l’anno precedente è del tutto in linea con quello delle Yamaha, sia per quanto riguarda il giro veloce che il tempo complessivo.

Il problema è che con le ‘vecchie’ gomme la Desmosedici, lo scorso novembre, a Jerez era stata velocissima. Tutto lo sviluppo era stato fatto su quella base e ora le carte in tavola sono cambiate, rendendo di fatto quel lavoro inutile.

Meno significativo, per certi versi, il confronto fra le due annate ad Austin perché fra piloti diversi, ma la prestazione della Rossa è stata in calo anche in Texas. E non di poco, se si pensa che ci sono quasi 20 secondi di gap.

Volenti o nolenti, comunque, piloti e Case dovranno convivere con questa tipologia di gomma almeno fino al Mugello, come dichiarato dalla Michelin. Scopriremo presto se l'aria 'di casa' farà bene alle coperture.

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