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MotoAmerica, Corti: vi racconto il mio sogno americano

Claudio corre nel campionato MotoAmerica: "qui mi diverto e il Mondiale non mi manca. Sono ringiovanito respirando questa atmosfera"

MotoAmerica: Corti: vi racconto il mio sogno americano

Dal lago di Como a Houston, neanche Manzoni si era spinto così in là. Claudio Corti è l’emigrante del motociclismo, arrivato negli USA per correre nel MotoAmerica, il campionato nazionale guidato da Wayne Rainey. Non è la prima volta che il comasco lascia l’Italia con casco e tuta nella valigia per correre.

L’anno scorso era andato in Russia, dove aveva vinto il campionato nazionale. Shorts questa volta ha cercato la sua America in Texas, con il team HSBK e un’Aprilia Stock.

La squadra era rimasta senza pilota e hanno chiesto in Aprilia, lì è venuto fuori il mio nome - racconta Corti - Mi sono subito detto: perché no? Sono sempre stato affascinato da questo campionato, anni fa facevo il tifo per Mladin”.

Te li immaginavi così gli USA?

“L’America mi piace, penso che in Europa si sia perso un po’ lo spirito delle corse: il divertimento deve essere la base. L’ambiente qui è un po’ grezzo, lo dico senza criticare, non hanno la nostra cultura motociclistica, ma una grande passione e i team investono. Mi sento ringiovanito respirando quest’aria”.

Sembra il paddock di qualche anno fa…

“La prima cosa che caricano sul camion e la prima che scaricano è il barbecue (ride). Qui puoi trovare di tutto, da una parte ci sono i team ufficiali e dall’altra gli amatori che vengono alle gare con la moto sul carrello”.

E’ iniziata una nuova fase della tua carriera?

Non direi. Sto prendendo questa avventura con serietà e professionalità, ma anche con divertimento. So di avere ancora qualcosa da dare, sono veloce. Non voglio però fare lo spaccone, se poi mi troverò bene potrei anche restare in questo campionato”.

Non ti manca la MotoGP, il paddock è a pochi metri…

Non mi manca l’ambiente, trova che ci sia qualcosa di sbagliato in quel sistema, come anche in SBK. Però mi mancano le persone, i tanti amici”.

E’ facile vivere in America?

Una cosa è venire per un weekend di gara, un’altra restarci. Ora abito a Houston e rispetto all’Italia è tutta un’altra cosa, c’è talmente traffico che quando ho cercato di allenarmi in bici stavano per investirmi. Penso che presto mi trasferirò in California”.

Lavorare con il team è complicato?

I primi giorni non capisci cosa ti dicono, poi piano piano inizi a capire i vari accenti. E’ una buona squadra, ma gli manca esperienza. Non voglio fare il fenomeno, ma penso di starli aiutando molto. LA RSV4 RF va bene, ma è nuova e da scoprire. Qui ci hanno dato una mano i ragazzi del team Gresini a mettere a posto l’elettronica, Aprilia ci aiuta”.

A cosa punti quest’anno?

A fare bene, si può. Anche se delle 9 piste dove si corre conosco solo Austin e Laguna Seca. Per ora ho fatto due giorni di test, mi serve girare. Combattere con i team ufficiali Yamaha e Suzuki non è per nulla semplice, loro sono un passo avanti a tutti”.


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