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MotoGP, GP Argentina: il Bello, il Brutto e il Cattivo

Nella patria del surrealismo la MotoGP di adatta, sfiorando il ridicolo. Marquez vince, Iannone fa perdere la Ducati

GP Argentina: il Bello, il Brutto e il Cattivo

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Benvenuti in Argentina, nell’altro emisfero, dove tutto funziona al contrario. La MotoGP ha preso alla lettera il detto e ha fatto il possibile per fare sembrare il GP tutto fuorché una gara di moto. Fra gomme che scoppiano, una pista buona per il dirt track e cambi regolamentari spediti alla velocità di un tweet.

Anche i piloti non hanno scherzato, con Lorenzo in versione dilettante, Iannone che si è dimenticato di correre in squadra con Dovizioso e Pawi che ha tirato fuori dal cappello un coniglio grosso come un dinosauro.

Poi c’è stato Marquez a riportare tutto alla normalità, vincendo.

IL BELLO –  Nel GP più romantico dell’anno, quello che riporta alle tendate selvagge fuori dalla pista con una macchina arrugginita come letto e caffè e birra come sveglia, l’impresa di Pawi in Moto3 calza a pennello. Ora la Malesia ha un alto eroe dopo Sandokan, un ragazzino dalla faccia sveglia che ha dimostrato che l’asfalto bagnato è un’opinione. Dopo avere dato un distacco agli avversari da misurare con un calendario ha detto: “non è stato troppo complicato”. Bene così.

Andrea DoviziosoIL BRUTTO – Dal rosso a nero, non serve scomodare Stendhal, basta Iannone che fa tutto in una curva. Per difendere il Maniaco questa volta servirebbe Perry Mason, ma sembra non abbia risposto al telefono. Il sogno di due Ducati sul podio si è spento appena prima del finale. Andrea deve cospargersi il capo di cenere, inginocchiarsi sui ceci e recitare 29 rosari.

Peccato per il Dovi, bella la sua corsa alla bersagliera verso il traguardo spingendo la moto per portare a casa almeno qualche punto.

IL CATTIVO – L’Argentina è la patria del surrealismo di Borges, è il GP di Termas de Rio Hondo rientra nella categoria dell’assurdo. Una pista sporca come la camera di un adolescente, gomme che vanno in pezzi o che si comportano come meglio credono, una gestione degli imprevisti che rasenta il ridicolo con comunicazioni continue e discordanti fra loro. La chiamano top class, ma di top ha solo il nome.

Jorge LorenzoLA DELUSIONE – In Qatar ha ammutolito tutti, in Argentina si è ammutolito lui. Jorge Lorenzo ha avuto una giornata di buio, strana ma non inconsueta per un campione del suo calibro. Che però sa rialzarsi in fretta.

A Losail i complimenti, a Termas de Rio Honda le bacchettate. Le nostre punte di diamante in Moto3 sono sembrate di zircone, con un inizio gara al rallentatore. Un bravo solo a Locatelli che ha rischiato e lottato, una promozione risicata per Antonelli che ha preso comunque punti importanti, dietro alla lavagna Fenati e Bastianini.

L’ERRORE –  Un podio buttato via per una chiazza d’acqua, un’altra occasione scappata quando era ormai in tasca. Franco Morbidelli ha fatto autocritica si è ritratto come un asino sui social network, quindi non infieriamo.

LA SORPRESA – La classe operaia non va in paradiso, ma vicino al podio sì. Eugene Laverty ha guidato con intelligenza e ha fatto il miracolo di portare la prima Ducati al traguardo. Chi va piano, va sano e va lontano ma lui si merita qualche applauso.

Marc Marquez e Valentino RossiLA CONFERMA  – Marquez e Rossi, puntare contro di loro è sempre un azzardo. Il piccolo diavolo è tornato il freddo dominatore dei tempi migliori, quello che cade solo in prova (e sul podio in questo caso). Il Dottore prima ha contato sul suo polso destro, poi su un po’ di fortuna. Non si dovrà aspettare molto per un duello fino al traguardo.

IL SORPASSO – Figlio di un attacco garibaldino di Iannone su Rossi, ma il doppio sorpasso di Dovizioso è stato comunque un pezzo pregiato.

LA CURIOSITA’ –  Ducati troppo potente? E’ quello che pensa Pol Espargarò che ha spiegato in questo modo il fatto che le Michelin vadano in pezzi solo con le Rosse. La potenza è nulla senza controllo, ah no, quella era un’altra marca.

IO L’AVEVO DETTO – Jorge Lorenzo sabato chiarisce i piani: “se non potrò lottare per la vittoria, bisognerà salvare il salvabile”. Effettivamente la sua M1 non era troppo danneggiata dopo la caduta.

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