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Pirelli: MotoGP è immagine, SBK è business

Il direttore Barbier: "i prototipi troppo distanti dal mercato. Ogni anno sfidiamo noi stessi"

Pirelli: MotoGP è immagine, SBK è business

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Ogni tanto c’è qualcuno che tira fuori l’argomento e i dubbi sono anche legittimi: il monogomma è veramente la migliore soluzione per il motorsport? Al momento sembra di sì, perché tutte le maggiori serie adottano questo sistema. Non è però detto che quello che pensa la maggioranza sia per forza giusto.

E’ convinto della bontà di questo format Giorgio Barbier. Il direttore racing di Pirelli non usa giri di parole e centra subito il nucleo del problema.

E’ stato lo scontro tra i gommisti a determinare in passato la crisi del sistema - afferma - Le Case spendevano milioni per lo sviluppo, si facevano test su test, perché le gomme possono portare vantaggi importanti a livello di tempi sul giro”.

Sempre?

C’è sempre una variabilità, legata alla pista, alle condizioni, alla temperatura. Per questo servivano tantissimi test e i costi levitavano. Quando entri in una competizione del genere, ti devi super specializzare. Intendo dire che devi fare una gomma che vada bene solo per quel pilota su quella moto in quella pista”.

L’opposto del monogomma…

Quando è stato introdotto questo sistema è stato normale essere un po’ depressi, non potevamo più giocare (ride). Ma è una sfida diversa: fare un prodotto che vada bene su piste diverse, per moto diverse, con piloti diversi”.

Sono dei limiti…

Certo e non solo per quel motivo. Bisogna pensare all’industrializzazione della gomma, non si possono usare componenti pregiati, si deve guardare ai costi e continuare a fare un prodotto competitivo”.

Come si fa?

Noi ci abbiamo messo due anni con questi limiti a raggiungere i risultati di prima, quando non li avevamo. E’ una sfida contro se stessi che si ripete ogni anno. Perché le gomme che usano i piloti della SBK sono in vendita e il consumatore conosce il prodotto per certe caratteristiche che non possono essere cambiate. Semmai bisogna allargarne la versatilità”.

La SBK vi serve a questo?

Siamo entrati nel 2004, quando c’era una situazioni critica. Abbiamo provato a risollevare il campionato e abbiamo sempre discusso del regolamento. Perché ci sono tanti tipi di monogomma, che può diventare anche un sistema triste”.

Triste?

Quando si mettono troppi limiti, che finiscono per esserlo anche per i piloti. In SBK c’è un monogomma vivo, in cui si può lavorare insieme”.

Ottimo per lo sviluppo, ma la SBK sta vivendo molti problemi in termine di immagine…

Non è quello che ci serve. Pirelli per l’immagine può contare sul calendario, l’Inter e la Formula 1. La SBK ci offre un’immagine ma di tipo tecnico nel modo delle moto”.

La MotoGP è un’altra storia?

Siamo stati nel motomondiale, nell’89 e nel ’90, e l’abbiamo fatto per l’immagine. Era un discorso completamente diverso”.

Non ci avete più ripensato?

Quello della MotoGP è un discorso sempre aperto ma, torno a dire, lo si fa per l’immagine. In questo momento non fa per noi, Pirelli continuerà a fare la SBK che è invece un campionato che ti permette di vendere il proprio prodotto. Il mondo dei prototipi è troppo lontano da quello della serie”.

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