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Gibernau: in MotoGP non ci sono regole chiare

Sete scrive una lettera aperta sul caso Rossi-Marquez: "come due bambini senza una guida"

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Sete Gibernau, grande rivale di Rossi in MotoGP, ha affidato a una lettere aperta il proprio pensiero su quello che è accaduto domenica a Sepang. Lo spagnolo ha lavorato per metafore, lanciandosi in un’esegesi freudiana di quanto accaduto in pista. Valentino e Marquez sono due bambini, Dorna e FIM due genitori assenti che li hanno abbandonati, permettendo loro di fare qualsiasi cosa.

Per Sete, la colpa di quello che è accaduto ricade su chi doveva vegliare sulla sicurezza e imporre i regolamenti. Cosa che non è accaduta. I due piloti sono quindi vittime di un lassismo, di una mancanza di responsabilità, che hanno portato all’anarchia.

Gibernau nella sua lettera non fa nomi, ma i protagonisti sono ben individuabili. E’ uno scritto sincero e fuori dal coro, che riportiamo integralmente in traduzione qui sotto.

Continuo a essere triste.

Vedo nuovamente con tristezza come il mondo dello sport sia diviso. E sono solo quello dello sport.

Ancora una volta, un weekend ricco di emozioni, sentimenti e passione tutti mossi dalla forza dell’illusione, è finito per scatenare una battaglia di insulti e violenza verbale, tra due fazioni di una stessa comunità.

Alla nascita, la purezza dell’innocenza fa di un bambino un diamante grezzo in grado di illudersi per la carezza della madre, il sorriso del padre o l’abbraccio del fratello.

Quando cresciamo, queste piccole cose, questi gesti,  finiscono e li definiamo “una cosa qualunque“.

Questa innocenza innata, insita nel DNA di chi non ha ancora vissuto nulla in grado di fargliela perdere o metterla in discussione, fa sì che il cassetto delle illusioni di questo piccolo uomo sia pieno di tutto quello che sembra ma in realtà non è.

Da qui, le circostanze della vita di ognuno segneranno senza dubbio il percorso e la destinazione con cui ci confronteremo.

E su questa strada, in questo viaggio attraverso il tempo, in questo circuito pieno di curve, veloce, lento, a volte difficile e a volte facile, che chiamiamo vita, avremo l'opportunità di imparare, sempre attraverso l’esperienza, tutto il necessario per gestire al meglio tutto ciò che ci sta accadendo.

Tutto quello che impariamo non è altro che la trasmissione dell’esperienza da chi ha vissuto a chi non ha ancora vissuto. Senza tenere conto che ogni individuo vive nella propria unicità.

Tutti siamo nati innocenti e tutti noi dovremmo avere il diritto di trasmettere le nostre esperienze a quelli che non le hanno vissute.

Oggi, ancora una volta, ripeto, sono triste.

Si stanno punendo, in modo ingiusto e crudele, due persone, due grandissimi sportivi, che sono stati privati di questa lezione a cui tutti dovremo avere diritto.

E’ da molti anni che la madre e il padre, coloro che amano di più i propri figli, non stanno compiendo il loro dovere e i presunti obblighi all'interno della famiglia del motociclismo.

Da tempo, chi è responsabile di garantire la sicurezza e gli interessi di coloro che amano di più hanno dato le chiavi dell’educazione e della formazione a chi dovrebbe essere semplicemente maestro del proprio talento e allievo per apprendere quello che non conosce.

Quello che sta accadendo oggi non è altro che la conseguenza di ciò che non è stato insegnato.

Con l'aggravante, per me ingiusta, che ora viene giudicato, criticato e linciato, non il responsabile ma il bambino,  pieno di illusioni e di talento, a cui mai e poi mai è stato detto che doveva e non doveva fare.

Senza regole, senza una regolamentazione chiara che definisce ciò che è giusto e ciò che non lo è, mai si potrà insegnare al pilota cosa fare e cosa non fare.

In una parola, senza regole chiare, non è possibile alcuna educazione.

Sete Gibernau

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