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MotoGP, Hayden: potevo ritirarmi, voglio tornare a vincere

"La mia passione mi distingue. È stata una lunga cavalcata in MotoGP, ma non vedo l'ora di iniziare in SBK"

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La carriera di ogni atleta può facilmente sovrapporsi ad un arco narrativo e, nel metaforico libro di Nicky Hayden, i capitoli già scritti sono molti. Dopo aver mosso i primi passi nel dirt-track, il più giovane dei figli di Earl – cresciuto in una casa dove il numero delle moto supera di gran lunga quello delle bambole – ha preso in contropiede l’AMA laureandosi campione all’età di 21 anni (un record di precocità) per poi essere catapultato in MotoGP, a fianco niente meno che di Valentino Rossi.

Il suo nome allora era circondato da un alone di mistero e scetticismo. Aveva i capelli lunghi ed un sorriso da sciupafemmine, e tutti parevano domandarsi che cosa nascondessero. Le risposte sarebbero arrivate nei tredici anni successivi: professionalità, educazione, ed una passione viscerale per le corse innanzitutto. Hayden ora è un pilota universalmente riconosciuto e rispettato, ma è reduce da alcuni anni poveri di risultati. Come uno scrittore che ha vinto il Pulitzer (il titolo della MotoGP) ma si ritrova alle prese con il proverbiale blocco creativo. In altre parole, Hayden vuole tornare ad essere vincente. Per questo motivo, a Motegi, ha annunciato l’addio alla MotoGP con l’obiettivo di rilanciarsi in SBK con Honda.

“Non è un grande addio per me, 13 anni qui sono stati una lunga cavalcata – ha commentato con il solito sorriso – Avrei voluto fare di più, vincere di più, ma ho vinto quello a cui tenevo maggiormente, un titolo mondiale, ed ho una stella permanente sulla spalla”.

Quanto ha influito l’attuale situazione di mercato nella tua decisione?

“Gli ultimi due anni non andati come avrei voluto.  Sappiamo che in questo sport devi essere al posto giusto al momento giusto. Serve la moto ideale, ma non starò di certo a lamentarmi. Sono stato cinque anni in Honda ufficiale, quattro con Ducati. Ho avuto parecchi anni buoni. Non vedo l’ora di correre in SBK e provare a dire la mia”.

Non hai rimpianti?

“No, credo sia solo naturale l’aver voluto fare di più. Sono sicuro che anche Valentino avrebbe voluto vincere più gare, e sappiamo bene quanto successo ha avuto lui. Io ne ho vinte solo tre, ma sono tre in più di tanti piloti. Il titolo me lo tengo stretto, nessuno me lo può portare via”.

Come giudichi, in retrospettiva, la tua carriera?

“Sono orgoglioso delle mie origini e di quello che ho fatto. Sono l’ultimo americano ad aver vinto un mondiale in MotoGP. Credo che la mia passione mi abbia distinto. Ho guadagnato abbastanza da potermi ritirare, ma amo questo sport e la competizione. Voglio continuare a correre. La SBK non è la MotoGP, ma resta competitiva”.

Se il tuo momento più bello è stato a Valencia nel 2006, qual è stato il più brutto?

“Preferisco non pensarci, alcuni avrebbero fatto volentieri a cambio con i miei giorni peggiori. Nel 2003 ho dovuto aprirmi gli occhi, non è stato facile. Anche il primo anno con Ducati. E lo scorso anno, quando l’infortunio al polso è diventato un bel problema. Ma fa parte della vita”.

Si parla da tempo di una nuova supersportiva di Honda in arrivo nel 2017. Potrebbe essere il biglietto da visita giusto per diventare il primo pilota della storia a vincere un titolo sia in MotoGP che SBK….

“Non voglio parlarne, ma è qualcosa a cui ho pensato. Per questo ho siglato un biennale, perché mi hanno promesso una nuova moto, anche se non per l’anno prossimo. Honda mi ha sempre dato molto sostegno, e credo che offriranno un prodotto molto competitivo”.

Come pensi di trovarti nel nuovo contesto tecnico?

“Vengo dalla Superbike, spero che la transizione sia più facile di quando sono andato in MotoGP. Ho molto da imparare, ma sono motivato”.

Hai mai pensato di tornare a correre in America?

“Chi lo sa. MotoAmerica si sta rilanciando, ma per ora non mi sembra la possibilità più stimolante per me. Qualcuno mi ha ricordato che sono stato il più giovane campione della Superbike americana, chiedendomi se volessi diventare anche il più vecchio (ride). Ma Hayes aveva quattro anni più di me, c’è tempo”.

Nel frattempo, c'è una stagione da portare a termine. Un lungo addio, ideale per rivivere ogni istante presente e passato, ed assaporarlo con maggiore attenzione, prima di iniziare la sfida futura. Per un libro che si chiude, è interessante la ‘post-fazione’ di Valentino Rossi.

“E’ un peccato per la MotoGP perdere Nicky, è un grande pilota e una grande persona – ha detto dopo l’annuncio – Mi sono sempre divertito con lui. Forse sono stato il primo a conoscerlo quando è arrivato dall'America, ci siamo visti prima dei test alla stazione di Tokyo, se ricordo bene. Lo ho tempestato di domande. Sono stato anche parte del momento migliore della sua carriera, sono io quello che ha battuto all'ultima gara. Mi mancherà, spero di vederlo lottare per la vittoria in SBK”.

Con quest'ultima frase, è sicuramente d'accordo anche il diretto interessato. Con il gas in mano al posto della penna, Hayden tante pagine bianche da riempire. Nella speranza che le Muse lo accompagnino in questo nuovo viaggio.

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