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SBK, Mercato: Hayden-Aprilia alla stretta finale

Offerta di Honda valida fino a domenica. L'americano verso la RSV4 con Abraham

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“Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano”, cantava Venditti, ed è lunga invero la traiettoria che riporta Nicky Hayden verso le Superbike. Bisogna ricordare infatti che fu proprio con le derivate di serie che l’americano si fece un nome, diventando il “Kentucky Kid” poi catapultato da Honda nel motomondiale nel 2003. Tredici anni dopo, il 34enne di Owensboro ha bisogno di nuovi stimoli, e quale miglior sfida di divenire il primo pilota a vincere il mondiale MotoGP e SBK? Ma prima, un po’ di storia…

Dopo essersi fatto le ossa nel dirt-track, Hayden ha vinto il campionato AMA Supersport nel lontano 1999. Due anni dopo, alla sua prima stagione permanente nella classe regina, l’americano si fece notare classificandosi terzo a fine stagione dietro a Mladin ed Eric Bostrom, per poi vincere il titolo l’anno successivo diventando il più giovane campione nella storia della AMA. Lo stesso anno, si guadagnò una wild-card a Laguna Seca, chiudendo Gara Uno al quarto posto e Gara Due al tredicesimo dopo un contatto con Haga in quella che, finora, è stata la sua unica apparizione nel mondiale SBK.

Nel 2003 il passaggio in MotoGP nel team più gettonato  (Honda Repsol) a fianco del pilota più veloce (Valentino Rossi). Da apprendista, Hayden si assicurò il titolo di Rookie dell’anno con due podi ed un quinto posto a fine stagione. Dopo un 2004 meno brillante, l’americano si rifà nel 2005 chiudendo il campionato al terzo posto, per poi vincerlo nel 2006 contro ogni pronostico.

Da allora, però, Hayden non si è più affacciato ai piani alti. Otto podi in altrettante stagioni sono il bottino ottenuto dopo l’anno di grazia da “Kentucky Kid”, che manca dal rostro dal 2011 a Jerez. Un infortunio cronico al polso destro ne ha limitato le prestazioni e, dopo due anni in un team satellite, la sua avventura con i prototipi sembra essere arrivata ad un capolinea.

Da qui l’idea, fortemente caldeggiata da Dorna, di rilanciarsi tra le derivate di serie. Lo stesso Hayden aveva fatto un “blitz” a Laguna Seca per intavolare una trattativa con Aprilia, e da allora il suo nome ha rimbalzato spesso sulle frequenze di radio paddock. È logico, un campione del mondo con un seguito internazionale ha fatto gola a molti, comprese Ducati, BMW (tramite Althea), e Honda.

A proposito di quest’ultima, non è un mistero che tra Hayden e la Casa di Tokyo ci sia sempre stata stima reciproca. Stando a voci vicine all’entourage dell’americano, è anche arrivata una proposta concreta e di lungo respiro in attesa del rilancio con la nuova supersportiva attesa per il 2017. Tale offerta però scade nel fine settimana dal momento che lunedì il circus del motomondiale partirà per la lunga trasferta oltreoceano (la gestione dei programmi MotoGP e SBK di Honda sono affidati ad entità separate).

Nel frattempo, sorta la possibilità che Aprilia resti in SBK con il team di Abraham, la pista italiana è tornata attuale. AdAragon si è mosso subito il manager di Melandri, ma è stato messo in stand-by da Romano Albesiano che per un eventuale OK ha apertamente detto che avrebbe avuto bisogno di una conferma dai piani alti della casa veneta. La ferita della recente rottura del contratto è infatti ancora aperta. La professionalità è un marchio di fabbrica dell’americano, peraltro testimonial ideale per un mercato di primaria importanza come quello statunitense per il gruppo Piaggio (con il marchio Guzzi in primis), ma anche per quello italiano, visti i fan raccolti negli anni in Ducati. Hayden che ha le carte in regola per riportare fin da subito la RSV4, moto già competitiva, sul tetto del mondo e compiere un’impresa mai realizzata in precedenza. Siamo alla stretta finale ma, considerato che l’opzione Melandri non sembra interessare ai piani alti, l’americano è in pole position per sbarcare a Noale.

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