Quante volte una persona viene colta da un impulso, fanciullesco nella sua semplicità, improvviso quanto implacabile, per poi dire ‘no, sono troppo vecchio/a per queste cose?'. Capita più o meno a tutti, specialmente con il passare degli anni. A volte per paura di essere giudicati negativamente, altre per semplice mancanza di fiducia in sé stessi. D’altro canto, in una vita adulta caratterizzata da responsabilità sempre più ampie, i “giochi” aiutano a non prendersi troppo sul serio. Sono strumenti di catarsi ed elisir di giovinezza. Ne sa qualcosa Valentino Rossi che a 36 anni – venti dei quali trascorsi nel motomondiale – non è affatto stanco di fare il suo mestiere.
“Basta una minimoto per tornare bambini – ha scritto, dopo aver condiviso su Facebook le foto di un pomeriggio in pista con le ruote piccole insieme ai fidi compagni di allenamento come Mattia Pasini, Andrea Migno e Niccolò Antonelli – Come ai vecchi tempi. Moto piccole, grandi battaglie”.
Visti i mezzi a sua disposizione, da Rossi verrebbero da aspettarsi allenamenti con metodi ultra-tecnologici, invece il pesarese ha più volte dimostrato un attaccamento viscerale alle proprie radici ed alle routine apparentemente semplici, simili mai uguali. Dal ritorno al luogo natio alle eterne sfide con i compagni di giochi, siano queste su sterrato o asfalto. A ben vedere basta poco per fare felice un pilota.
Forse è proprio questo il segreto che lo ha portato, dopo cinque anni di fatiche durante i quali le giovani leve sono salite alla ribalta, a trovare le energie necessarie per l’ennesimo assalto al titolo mondiale. Come se correre non fosse mai un lavoro, ma sempre un divertimento.
Non è l’unico tra i suoi colleghi. E Peter Pan non c’entra. Non si può fermare il tempo che passa, nessuno resta bambino per sempre, ma è possibile preservare i doni della fanciullezza. Su tutti, la curiosità e la voglia di crescere (da non confondere con l’invecchiare).