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SBK, Jerez: il Bello, il Brutto, il Cattivo

Rea sigilla una stagione da incorniciare. A Kawasaki anche il titolo Costruttori, ma Davies e Ducati scalpitano

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Di uva, in Andalusia, se ne intendono, e Jonathan Rea sembra invecchiare come il vino buono. Dopo sei anni di “stagionatura”, il nordirlandese è arrivato a maturazione, sorprendendo più o meno tutti i palati con una serie di prestazioni maiuscole che lo hanno portato al suo primo titolo mondiale con due gare d’anticipo. Difficile fare meglio del 28enne di Kawasaki, sempre a podio ad eccezione proprio del round spagnolo, dove comunque gli sarebbero bastati sei punti – l’equivalente di un decimo posto – per chiudere i giochi. A Jerez, il proverbiale cerchio è stato chiuso.

IL BELLO – Dodici vittorie, venti podi complessivi, 478 punti in 11 round e la possibilità di riscrivere il record assoluto (552, ne servono altri 75) che resiste dal 2002 con Colin Edwards. Jonathan Rea ha aspettato a lungo, invano, una chance per passare in MotoGP con una moto competitiva. A conti fatti, non dovrebbe avere rimpianti di essere rimasto tra le derivate di serie. Una risposta decisa a chi dubitava di lui.

IL BRUTTO – Di momenti difficili, Rea, ne ha passati tanti. Pensiamo agli infortuni, l’ultimo al femore riportato durante la gara del Nürburgring nel 2013, ma anche alle tante battaglie combattute, col senno di poi, ad armi impari. “Sono proprio i bassi a rendere questo momento ancora più dolce”, ha commentato a caldo, con i soliti modi pacati. Un lieto fine annunciato, che ha fatto felici anche i rivali, i quali molto sportivamente non hanno mancato di rendere omaggio al vincitore.

IL CATTIVO – Ecco, è difficile trovarne uno. Lo stesso Rea, tacciato in passato di sorpassi particolarmente aggressivi, sembra essersi addolcito nel tempo (quando si vince per distacco, certo, è più facile stare lontani dai guai). La SBK di oggi è fatta di bravi ragazzi, dalla faccia pulita, che fanno a carenate (sempre nei limiti in pista) ma, tra i motorhome, giocano tutti insieme con i propri figli. Lo sport prima di tutto. Ma qualche rivalità in più non nuocerebbe di certo alla popolarità del campionato…

LA DELUSIONE – Con quattro vittorie e due secondi posti nelle ultime sei manche, Chaz Davies si è imposto nettamente come l’uomo più in forma di questo finale di campionato. La delusione, semmai, riguarda i punti persi tra Tailandia e Imola, ma il gallese ha detto di non avere rimpianti. L’importante è che la Kawasaki abbia trovato un'antagonista costante. Se poi Aprilia dovesse – è molto difficile – tornare sui propri passi e confermare il proprio impegno per il 2016, e Yamaha rivelarsi competitiva da subito in SBK, ne vedremo delle belle.

LA CONFERMA – Qualche giro veloce con Alex Lowes ma tanti problemi in gara. La Suzuki sembra ormai arrivata a fine ciclo, tanto che a giorni è atteso l’annuncio del connubio tra Crescent e Yamaha. Fa quello che può anche Camier, 9º e 8º rispettivamente con MV Agusta. La Casa di Schiranna ha diverse novità in cantiere, tra restyling della F4 (annunciato per EICMA) e moto nuova (metà 2016), speriamo che arrivino presto. Menzione d’onore per Michele Pirro, chiamato al compito tutt’altro che facile di scendere in pista con tre pneumatici diversi in una settimana. Il pugliese fa sesto in Gara Uno poi, guarda caso, incappa in una scelta di gomme sbagliata al pomeriggio. Altri, al posto suo, andrebbero in tilt. Lui chiude settimo, su una moto guidata per cinque giorni in totale.

L’ERRORE – Per quanto fatto vedere in qualifica, ci si aspettava forse di più da Niccolò Canepa. Il genovese, terzo in griglia con la Panigale satellite di Althea, è caduto nelle fasi iniziali di Gara Uno senza poi ritrovare la stessa fiducia in sella anche a causa di problemi al cambio. Lo ha riscattato il compagno di squadra Baiocco (solido, 8º e 6º rispettivamente). Probabilmente, però, ha avuto più rimpianti Jordi Torres, lungo alla prima staccata in Gara Uno e rientrato in ultima posizione. Lo spagnolo di Aprilia si è comunque potuto riscattare nella seconda manche, dove ha chiuso a meno di due secondi dalla vittoria davanti al pubblico amico.

LA SORPRESA – Non saliva sul podio da Assen, la gara di casa, ma Michael Vd Mark, a Jerez, è parso nuovamente quello di inizio stagione. Sempre di traverso, aggrappato ai manubri della “vecchia” CBR che ancora ha sussulti d’orgoglio (già anticipati da Guintoli in Malesia). Tarantolato.

IL SORPASSO – Ne ha subiti quattro in rapida successione, Tom Sykes, dal lato sbagliato dell’equazione dello spettacolo in Gara Due. A metà gara, nel giro di poche curve, lo hanno scavalcato Davies, Torres, Haslam e Vd Mark. Problemi con le gomme, spiegherà il britannico. Non è la prima volta, viene da aggiungere.

LA CURIOSITÀ – In pista non si sono mai trattati con i guanti ma, al di fuori, Kenan Sofuoglu e Jules Cluzel sono uniti da grande rispetto reciproco. Dopo che il francese della WSS ha dovuto rinunciare ai sogni iridati per la frattura della tibia sinistra, il turco è andato a trovarlo in clinica e lo ha ripetutamente citato nelle interviste. Alla voce fair play, sul dizionario, dovrebbe esserci questa foto.

IO L’AVEVO DETTO – "La Kawasaki è una moto da titolo", aveva detto Rea alla vigilia dell'inizio del campionato. Senza falsa modestia, ha mantenuto le aspettative.










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