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Marc Marquez? Va forte anche nel Flat Track

Lo dice il tricolore Francesco Cecchini che Sabato 12 dicembre sfiderà i big della MotoGP

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In occasione del GP di San Marino e della Riviera di Rimini, si rafforza il legame tra MotoGP e Flat Track: nella serata di sabato 12 settembre, all’Arena 58 di Misano Adriatico, si terrà infatti la quinta prova del Campionato Italiano Flat Track, con il detentore della Coppa del Mondo FIM Francesco Cecchini che potrebbe già laurearsi campione tricolore. Il diciottenne romagnolo ha infatti centrato il successo anche nella quarta prova a Badia Calavena, lo scorso 30 agosto, e in caso di vittoria a Misano potrebbe già chiudere i giochi con una gara d’anticipo.

Un finale di stagione intenso per Cecchini, che a inizio agosto ha inoltre portato oltremanica la TM del team VFR per saggiare il proprio livello nel più competitivo campionato inglese. Una sorta di prova generale in vista del 2016, dove è prevista la partecipazione a diverse gare in Inghilterra e forse anche qualche trasferta negli States, nel campionato AMA Pro Flat Track. Prima, però, Francesco tornerà a sfidare i piloti della MotoGP, Marc Marquez compreso, nel Superprestigio di Barcellona, in programma il prossimo 12 dicembre.

In Inghilterra hai potuto metterti alla prova in contesto più competitivo, ottenendo due ottimi secondi posti: com’è andata?

“Sono state due gare molto importanti per valutare il nostro livello di competitività: l’anno prossimo mi piacerebbe andare negli Stati Uniti, ma sarebbe un azzardo andarci senza essersi mai confrontati prima con avversari più tosti. In Italia purtroppo siamo ancora in pochi, mentre in Inghilterra ci sono tanti piloti e tante categorie: c’è un’atmosfera molto bella e nella categoria Pro, quella più importante, i primi cinque o sei piloti vanno tutti veramente molto forte, per cui il podio te lo devi sudare! Sono riuscito a ottenere due bei secondi posti nonostante mi sia trovato ad affrontare una formula di gara molto più snella rispetto a quella a cui sono abituato in Italia: 2 soli giri di prove, seguiti da 3 giri secchi di qualificazione e via subito con la finale. Inoltre non conoscevo la pista, che era molto dura e si bucava; diciamo che se ci fossero stati più turni di prove avrei potuto anche provare a vincere. Comunque è andata abbastanza bene e ora so che crescendo un altro po’ posso fare bene anche all’estero”.

Gli USA sono la patria del Flat Track: c’è una reale possibilità di partecipare al campionato AMA nel 2016?

“Mi piacerebbe molto e l’idea è concreta: potremo farcela se riusciremo a trovare degli sponsor e il budget per fare le cose per bene. Sicuramente l’anno prossimo non parteciperò più al Campionato Italiano, ma effettuerò molte gare in Inghilterra e sono convinto che allenandomi in un contesto più competitivo potrò crescere più velocemente. A quel punto tutto verrà più facile se vorremo andare negli USA, nel campionato AMA Pro Flat Track categoria 450”.

Molti piloti della MotoGP si allenano con il Flat Track: cosa offre questa disciplina a un velocista?

“Credo che ti porti ad aumentare il feeling con l’avantreno in situazioni critiche. Quando si è abituati al grip dell’asfalto e si prova il Flat Track, all’inizio sembra sempre di guidare sulle uova, per cui occorre prenderci pian piano la mano giocando continuamente con l’anteriore. Di conseguenza, quando sull’asfalto c’è poco grip e l’anteriore tende a perdere aderenza, riesci a gestire meglio la situazione. Ti fidi di più a entrare forte in curva, a buttare giù la moto, anche se l’anteriore tende a ‘chiudersi’”.

Spesso ti alleni con vari piloti della MotoGP: a che livello sono con il Flat Track?

“All’inizio, come tutti, faticano un po’, ma alcuni riescono ad arrivare al livello degli specialisti della categoria: Valentino, Dovizioso, Pasini e Petrucci, ma anche Morbidelli, Baldassarri e Niccolò Bulega tra quelli che frequentano il Ranch. Non tutti ci sono portati, ma parecchi si sono adattati molto bene e soprattutto sono sempre molto concentrati su quello che fanno”.

Poi c’è anche il Superprestigio, con Marquez…

“Sì, e l’anno scorso sono rimasto realmente impressionato da come guida Marc! È incredibile e non mi so spiegare come faccia… ma non è inarrivabile. Lui comunque è abituato alle ruote da 17”, con le quali si corre in Spagna, anziché quelle da 19” che vengono usate in Italia e nella Coppa del Mondo. In più, la pista del Superprestigio è un ovale piccolo, dove occorre spigolare di più, una tecnica di guida probabilmente più consona alle sue caratteristiche. Sono in ogni caso convinto che se venisse a gareggiare su altre piste, potrebbe tranquillamente inserirsi presto nella lotta per la vittoria…”.

Quest’anno, col team VFR di Fabrizio Vesprini, hai fatto debuttare nel Flat Track la TM: la 450 Fi è la prima moto preparata dall’azienda pesarese appositamente per questa disciplina. Come sta andando?

“L’anno scorso, quando correvo con la Honda, molti nutrivano dei dubbi sulla reale competitività che avrebbe potuto raggiungere una moto come la TM nel Flat Track: sostenevano che era troppo rigida e che garantiva troppa trazione per questo tipo di competizioni. In realtà appena l’ho provata, nonostante non fosse ancora regolata sul mio stile di guida, mi sono subito trovato molto a mio agio. Pian piano abbiamo poi fatto modifiche sia al telaio che al motore e ora penso che sia una moto perfetta per il Flat. Molti si sono ricreduti sul suo potenziale…”.

Cosa deve garantire una buona moto da Flat Track?

“Deve darti la massima fiducia… altrimenti non puoi andare forte. Del resto sugli ovali non c’è il freno anteriore e per fermare la moto - se, come me, non usi il freno posteriore - devi cercare di piegare il più possibile, andando poi a creare sottosterzo con l’anteriore. Una manovra difficile da compiere se non hai il massimo feeling”.

Come cambia lo stile di guida a seconda delle piste?

“Dipende ovviamente dal fondo, con alcune piste che sono scivolose, mentre altre offrono più grip. Soprattutto però dipende dalla conformazione dell’ovale e dal raggio delle curve. Si va da un minimo di 280 metri di lunghezza a quelli più lunghi da un miglio, negli USA. Negli ovali più piccoli occorre arrivare forte, poi fermare molto la moto in curva e raddrizzarla il prima possibile in uscita; nelle piste con raggio più ampio invece è importante farla scorrere in maniera più omogenea, come ad esempio a Badia Calavena, dove le curve sono anche un po’ paraboliche. L’ovale del Superprestigio ha un rettilineo molto lungo in proporzione alle curve, per cui serve spigolare molto: fermare la moto a centro curva e raddrizzarla in fretta per uscire veloce”.

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