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MotoGP, Chi è Scott Redding, il 4° uomo di Ducati

Bambino prodigio in 125, ha sfiorato il titolo in Moto2 ma in MotoGP non ha ancora convinto

Chi è Scott Redding, il 4° uomo di Ducati

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Il prossimo anno la Union Jack sventolerà sul box Pramac, Ducati ha fatto il suo mercato puntando alla Gran Bretagna e alla fine ha centrato il colpo. Prima c’era stato un riavvicinamento con Crutchlow, poi le trattative con il giovane Kent (che però ha rimandato il suo ingresso in MotoGP e nel 2016 sarà in Moto2) e infine Redding. Buona la terza e Scott vestirà il rosso di Borgo Panigale facendo coppia con Petrucci e avendo a disposizione una Desmosedici GP15.

UN INNAMORAMENTO DI LUNGA DATA - In Ducati erano un po’ di anni che tenevano sott’occhio il pilota di Quedgeley, sobborgo di Gloucester. Nel 2012 infatti organizzarono per lui un test sulla Desmosedici, due giorni al Mugello in cui Scott poté avere un primo assaggio della MotoGP. Le prove non portarono a nulla, Redding continuò in Moto2 l’anno successivo e nel 2014, quando arrivò nella classe regina, lo fece con la Honda Open del team Gresini.

Alla fine dello scorso anno, un’altra presa di contatto. Il team Pramac era rimasto orfano di Iannone (passato in quello ufficiale dopo l’addio di Crutchlow) e vedeva nel britannico un ottimo sostituto. La Honda però rilanciò e gli offrì una RC213V Factory come moto e Marc VDS come squadra, quella con cui si giocò il titolo in Moto2. Scott scelse l’offerta giapponese e arrivò Petrucci.

Scott Redding vincito al GP di Gran Bretagna nel 2008TALENTO PRECOCE - Redding ha una lunga carriera nel motomondiale ma appena 22 anni. Come tutti i piloti della sua generazione, conobbe le gare molto presto e a 8 anni corse nel campionato minimoto britannico. La svolta arriva qualche anno dopo e passa dalla Spagna, quando entrò nel 2006 a fare parte della MotoGP Academy Project che gli aprì le porte per il CEV, il campionato spagnolo. Nella prima stagione si classificò 9°, 2° in quella successiva.

Ad appena 15 anni arrivò al Mondiale e nel Gran Premio di casa, a Donington, ottenne il primo successo nella 125 e un record ancora imbattuto. Scott è il più giovane pilota ad avere vinto una gara iridata all’età di 15 anni e 170 giorni. Fu l’unica vittoria nella ottavo di litro, anche perché il britannico stava crescendo in fretta e le piccole 2 tempi gli stavano strette.

Dal 2010 al 2013 corse in Moto2, sempre con i colori di Marc VDS. Il primo anno salì sul podio a Indianapolis, ma per la prima vittoria bisognerà a spettare il 2013, la stagione in cui si giocò il titolo con Pol Espargarò. Vincerà lo spagnolo, e Scott salterà le gare di Australia e Giappone per una frattura al polso.

Scott ReddingDIFFICOLTA’ IN MOTOGP - Quando passa nella classe regina in tanti lo tengono d’occhio. Redding super abbondantemente il metro e ottanta e i suoi fisico e guida sembrano adatti alle mille. Nel 2014 arriva da Gresini su una Honda Open, moto che promette molto ma che si rivela non troppo competitiva. Scott parte bene con un 7° posto in Qatar, sarà il suo migliore risultato che ripeterà a Phillip Island.

A fine stagione ritorna con Marc VDS e ad aspettarlo trova una Honda Factory. Il resto è storia recente e la classifica non lo promuove. Redding quest’anno non è mai riuscito (se non a Barcellona) a essere competitivo e spesso è fuori dalla Top Ten.

Scott ReddingTRA CROSS E SCUOLA - Scott per i suoi allenamenti ama molto le ruote artigliate e gira spesso con la moto da cross per tenersi in forma. Come molti altri piloti, inoltre, non disdice il Supermotard come altra disciplina da praticare. In comune con il connazionale Crutchlow, ha anche la passione per le due ruote a pedali e ha preso parte anche a gare di triatlon.

Nonostante la giovane età, Redding è anche impegnato attivamente nella crescita del motociclismo britannico. Nel 2013 ha fondato la Young Riders Academy, una scuola rivolta ai piloti in erba che corrono in minimoto e possono contare su Scott come maestro di eccezione.

Ducati ha fatto una scommessa puntando sul britannico, spettacolare nella guida non è ancora riuscito a concretizzare il proprio talento in MotoGP. Del resto, con tre italiani su quattro doveva trovare un pilota giovane - e Scott lo è ancora - da fare crescere, un diamante ancora grezzo da portare alla luce. Sarà il tempo a dire quanti carati ci sono sotto quella tuta.

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