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SBK, Biaggi come Prost e Mansell: i grandi ritorni

I NUMERI – A quasi 44 anni il romano può fare l'impresa, ma lotta contro la storia

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Sono passati quasi 1000 giorni dalla rocambolesca Gara Due a Magny Cours nel 2012 che ha consegnato a Max Biaggi – per mezzo punto – il suo secondo titolo iridato in SBK e sesto della carriera. Il Corsaro si è ritirato da vincente, ma non ha mai smesso di ammiccare al mondo delle corse. Non solo si è proposto – con ottimi risultati – nel ruolo di commentatore/giornalista, ma è anche sceso in pista in numerose occasioni, con Ducati ma soprattutto con Aprilia, provando MotoGP e SBK. Forse è proprio lì che è nata una nostalgia canaglia, tanto che il (quasi) 44enne romano ha prima accettato l’incarico di collaudatore ufficiale di Noale e poi chiesto – e ovviamente ottenuto – due wild-card per tornare a misurarsi con i suoi vecchi rivali. A pochi giorni dal suo ritorno a Misano, vediamo come se l'è cavata chi ha accettato sfide simili prima di lui.

RITORNI ILLUSTRI – Il caso di Biaggi non rappresenta certo un’eccezione nel mondo delle corse, dove molte leggende sembrano andare in “crisi d’astinenza” dall’adrenalina della pista. Già, a inizio stagione, il 46enne Troy Bayliss ha sostituito Davide Giugliano sulla Panigale ufficiale. La sua però fu una sostituzione last-minute, ed il 21 non poté certo prepararsi a dovere, entrando nella Top-10 una sola volta (Gara Uno in Tailandia) ma scatenando comunque l'entusiasmo di legioni di fan. Pensando alla MotoGP, torna alla mente il rientro di Sete Gibernau nel 2009 su una Ducati satellite: un'esperienza infruttuosa, conclusasi a metà stagione senza nessun piazzamento in Top 10.

Più comuni i ritorni, a tempo pieno, in Formula Uno. Di fatto fu tale quello di Prost, passato a Williams nel 1993 dopo un anno “sabbatico” in seguito ai dissapori con la Ferrari, e campione iridato a fine stagione a 38 anni prima del ritiro definitivo. Discorso simile per Nigel Mansell, rientrato dagli Stati Uniti nel 1994 per disputare il finale di stagione con la Williams. Nonostante le 41 primavere, il Leone Inglese mancò di poco il podio a Suzuka per poi vincere la tappa conclusiva di Adelaide, favorito anche dalla collisione tra Schumacher e Hill al vertice. Passato a McLaren l’anno successivo, Mansell tuttavia si ritirò dopo sole due gare.

Fu avara di successi la seconda carriera di Michael Schumacher. Ritiratosi nel 2006, il tedesco coprì i ruoli di tester e consigliere di lusso a Maranello nelle stagioni successive. Nel 2009, tutto sembrava pronto per un suo ritorno in veste di sostituto di Massa a Valencia, ma alla fine non si fece nulla, ufficialmente per i problemi al collo derivati da un infortunio in moto nell’IDM. Il sette volte campione tornò invece a tempo pieno, con Mercedes, nel 2010, all’età di 41 anni. In tre stagioni, ha raccolto soltanto un podio. In altre parole, la storia recente indica come, raggiunti gli "anta", non si vada più veloci come prima.

BIAGGI CONTRO I TABÙ – La storia sembra indicare che i ritorni, per quanto illustri, raramente producano risultati degni di nota e servano principalmente a stuzzicare l’interesse di audience e pubblico. Biaggi, però, può sfatare il tabù. Vediamo come.  La RSV4 che guiderà a Misano è solo una lontana parente di quella che veniva chiamata una MotoGP mascherata che il romano aveva in dotazione quando faceva il pilota a tempo pieno, ma resta comunque tra le moto di riferimento. Ad eccezione della coppia d’oro Rea-Kawasaki, non sembrano esserci ostacoli insormontabili sul suo cammino. Anche perché, a differenza di Troy Bayliss, il Corsaro ha preparato il rientro nei minimi dettagli con una dozzina di giornate di test, gli ultimi dei quali proprio a Misano, dove pare abbia girato con tempi in linea con i migliori dello scorso anno (1’35 alto) in configurazione da gara.

Certo, il nuovo asfalto – provato, ad eccezione di Aprilia, soltanto da Ducati – sulla carta aiuta: il grip, sempre critico con il caldo della Riviera, è aumentato e le buche diminuite, ma Biaggi a prescindere ha dimostrato di fare sul serio e, su una delle sue piste preferite (doppietta nel 2010 e 2012), può sicuramente dire la sua. “Bayliss sarà il mio riferimento”, ha dichiarato con la solita pretattica. In realtà il podio non è un miraggio, anche perché, a differenza dei suoi avversari, Biaggi correrà senza pressione.

A prescindere, il romano ha già fatto epoca nelle derivate di serie. Nel 2007, diventò il quarto pilota nella storia capace di vincere al debutto nella categoria. Nei sei anni di militanza in SBK, ha vinto 21 gare (record tra i piloti italiani), con 70 podi, 5 pole position, e 18 giri veloci, raccogliendo 2066 punti in totale. Come Bayliss, troverà un manipolo di giovani poco propensi a fargli sconti. A differenza dell’australiano, potrà contare su mesi di allenamento e sacrifici per lottare alla pari, perché vincere è sempre più importante che partecipare. Come pensate che andrà a finire? Scriveteci QUI!

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