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SBK, Suzuki, l'elettronica torna a funzionare

Il team manager Denning: "Corretti alcuni 'bug'. Lowes velocissimo con gomme da gara"

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La Superpole di Donington ha riportato alla luce, per lo meno con Alex Lowes, la Suzuki, scomparsa temporaneamente dai radar dopo l’adozione dell’elettronica 2015 (con price-cap da ottomila euro) ad Aragon. Il quinto tempo del britannico (+0.483 da Sykes), tra l’Aprilia di Leon Haslam e la Ducati di Chaz Davies, lascia ben sperare per un ruolo da outsider nelle gare di domani.

“In qualifica, Lowes ha spinto per la prima volta nell’arco del fine settimana – ha commentato il team manager Paul Denning (nella foto, a sinistra) – Soprattutto, Alex ha girato in 1’27.6 con gomme da gara, più veloce di chiunque altro. Nessuno hai mai girato così forte su questa pista in SBK, in verità. Sykes lo scorso anno ha fatto 1’27.8”.

Da quando Suzuki è passata all’elettronica nuova, Lowes ha raccolto un nono posto ad Assen in Gara Due come miglior risultato. Un po’ poco, per colui che si era imposto come rookie dell’anno nel 2014.

“Abbiamo fatto un grande passo avanti rispetto ad Imola – ha aggiunto Denning – Da quando siamo passati al nuovo kit (Magneti Marelli invece che Motec, nda) abbiamo sofferto diversi problemi, riassumibili come inconsistenze. Non era stato possibile applicare in pista i risultati dei test che abbiamo fatto tra una gara e l’altra”.

La svolta è arrivata tra lunedì e mercoledì, con la squadra impegnata in prove continue tra pista e banco.

“Questa settimana abbiamo trovato un paio di problemi chiari. Parliamo di dinamiche di base del motore, come la combustione e l’iniezione. Senza la base, qualsiasi strategia utilizzata non fa alcuna differenza. Per la prima volta gli ingegneri hanno potuto vedere chiaramente i malfunzionamenti e sistemarli. Senza entrare in dettaglio, abbiamo dovuto ottimizzare l’interfaccia tra hardware, sensori, e software. C’erano alcuni ‘bug’ da sistemare”.

E, forse, Lowes avrebbe potuto fare anche di più sulla pista di casa.

“Da pilota, quando nelle ultime gare hai fatto fatica a guidare, è difficile ritrovare la fiducia per spingere al massimo. Essere in seconda fila, vicino ai primi, ed avere una buona possibilità di stare con loro in gara, per noi rappresenta un grande passo avanti”.

Più difficile spiegare la stagione anonima – per usare un eufemismo – di Randy De Puniet (18º), ma almeno una GSX-R è tornata ai piani alti, in attesa di conferme in gara.

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