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SBK, Assen, Sykes: non ho dimenticato come si guida

"La gente a volte giudica troppo in fretta, sono ancora veloce". Rea: "Ero abituato ad altri automatismi"

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Nonostante la brutta caduta in Gara Due ad Aragon, Tom Sykes si è presentato ad Assen, teatro del quarto round del campionato SBK, in gran forma. Il britannico, dopo aver fatto il vuoto alle spalle nella FP1, ha chiuso la giornata con il secondo tempo (+0.320), secondo solo a Chaz Davies (che però ha utilizzato la mescola più morbida, SC0). Un buon viatico in vista del prosieguo del fine settimana. La missione del pilota di Huddersfield è una sola: recuperare almeno in parte i 74 punti di svantaggio dal compagno di squadra e leader in classifica Jonathan Rea, comunque terzo nella combinata.

“Quattro o cinque giorni fa ho pensato di essermi rotto l’anca e la caviglia, ma sono un ragazzo forte (ride) – ha detto Sykes – Sono sorpreso, non ho lividi ma solo una sbucciatura sulla parte sinistra del fondoschiena”.

La caduta è sembrata molto strana dai teleschermi. Si è trattato di un problema legato all’utilizzo della nuova elettronica?

“No, ma si è trattato di un problema tecnico. Chi ne capisce di corse lo ha notato subito, perché la moto era già praticamente dritta quando mi ha scaricato. Non voglio fare altri commenti, lo abbiamo risolto facilmente. È un peccato che sia accaduto in gara, con una brutta caduta come conseguenza, ma credo sia al massimo la seconda volta che mi capita qualcosa di simile da quando corro con Kawasaki. Sono cose che succedono”.

Quanti punti pensi di aver lasciato sul piatto in Spagna?

“Avrei potuto fare secondo, ragionevolmente. Stavo recuperando velocemente su Haslam e Rea, anche se non ero partito bene, per lo stesso motivo che ha causato la caduta. Mi dispiace, ma la stagione è lunga”.

Pensi che questo ti costringerà a forzare il ritmo?

“No, le corse sono così, non puoi calcare troppo la mano. Sono contento della competitività mostrata ad Aragon, fin lì mi era sembrato di guidare con un braccio legato dietro la schiena. Ora siamo veloci, vicini al livello che ci compete, stiamo lavorando nella direzione giusta”.

Il distacco in campionato è alto. Come reagisci da pilota?

“La gente a volte giudica troppo in fretta, non mi sono certo dimenticato come si guida. Ora dobbiamo solo trovare la costanza di prestazioni sull’intera distanza di gara. I punti di distacco sono tanti, ma ce ne sono ben di più sul tavolo. Ho perso due titoli per una manciata di punti, il piano è di tornare a colpire e lottare anche quest’anno per il mondiale”.

Dall’altro del box, Jonathan Rea ha chiuso, come detto, con il terzo tempo. Il nordirlandese è il pilota in attività con più vittorie ad Assen (5), ma la sua dimestichezza con il tracciato non si è rivelata fin qui un vantaggio.

“Siamo partiti molto lenti – ha commentato il leader in campionato – La Kawasaki è molto diversa dalla Honda qui ad Assen. Anche a livello di cambi di marcia. Mi aspettavo di trovare un ritmo simile, visto che ho provato tanto qui in passato, invece ho dovuto lavorare sodo per adattarmi alla moto. Ma è meglio fare così che provare a rendere la ZX-10R come la Honda”.

Vuoi dire che la Honda qui era più competitiva?

“No, semplicemente, ero abituato ad altri automatismi. Per esempio, alla curva 11 ero convinto di dover usare la quarta marcia, invece i miei tecnici sostenevano che dovevo farla in quinta. Cose del genere… Ma ora ho capito, e siamo già più veloci dello scorso anno”.

Nel pomeriggio hai recuperato il gap. Cos’è cambiato?

“Abbiamo provato una nuova forcella che avevamo utilizzato soltanto nei test pre-stagione a Jerez, e mi ha dato molta più stabilità in frenata nella FP2. Ci resta da lavorare nei cambi di direzione a velocità più lente, serve più agilità, ma la moto è stabile. Alla fine sono contento, anche perché ho usato soltanto la gomma più dura (SC1), perché abbiamo lavorato soltanto sull’assetto. Domani proveremo un long-run al mattino con la stessa mescola, perché ci consente comunque di essere veloci, e magari proverò la SC0 al pomeriggio”.

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