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Yamaha YZF-R3: iniziare a sognare

L'ANALISI - Motore bicilindrico da 42 CV e linee dal nobile pedigree

Moto - News: Yamaha YZF-R3: iniziare a sognare

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Oggi come ieri, quando si pensa ad una moto con i semimanubri, la mente di tanti (quasi tutti crediamo) vola verso quei sogni da 200 e passa cavalli; mezzi che sanno regalare emozioni  forti, vere, da piloti impegnati nella bagarre di un GP. Emozioni però non alla portata di tutti. Le ciclistiche e le potenze delle sportive di oggi, spesso ne fanno dei "giochi" per pochi eletti. Mezzi di fatto nati per la pista e targati per circolare sulle strade di ogni giorno.

Yamaha, con la piccola R3, propone una moto che, se da un lato strizza l'occhio alla sportività, riprendendo alcuni dei concetti delle blasonate sorellone (R1 ed R6), dall'altro quasi invita anche i più timorosi della guida sportiva a farsi accompagnare, divertendosi, e con sicurezza, verso vette, forse più ambite, ma che ancora non ci si sente di ...scalare.

DNA DI RAZZA - La YZF- R3, si pone come tappa, se vogliamo saggia, da affrontare prima di fare il grande balzo verso le maxi cilindrate. Una via di mezzo per chi, viene dal 125 e che sogna, un giorno, di mettersi in garage magari una R6.

Il suo motore, un bicilindrico parallelo da 42 CV a 10.750 giri/min, 3.0 kgm di coppia e 321cc di cilindrata (si può guidare con la A2 la R3), racchiude in sè tutta la tecnologia di Iwata già vista sulle sue realizzazioni di maggiore cubatura. Quindi ritroviamo soluzioni come la testata DOHC 4 valvole, iniezione elettronica, bielle disassate di 7 mm per ridurre gli sforzi tangenziali del leggero pistone forgiato e migliorare la vita dei segmenti. I cilindri hanno un riporto DiAsil, mentre l'albero motore ha i perni di manovella sfalsati di 180° per una riduzione delle vibrazioni oltre che garantire una erogazione lineare e senza sussulti. Il telaio è una struttura a "diamante" con tubi in acciaio, abbinato ad un forcellone a andamento differenziato. Chiara ed inequivocabile l'impostazione, da vera sportiva di razza, della completa strumentazione.

Proprio sul fronte delle potenza erogata, per venire incontro alle esigenze dei piloti principianti, grande attenzione è stata rivolta nella logica d'apertura delle farfalle: alla basse aperture del gas, la posizione è studiata per offrire una erogazione dolce e fluida. Un andamento dell'apertura dei corpi farfallati che segue una linea a parabola, con incrementi maggiori di afflusso miscela, non lineari, mano mano che si da il gas. Il tutto per dare spunto al motore ai bassi permettendo comunque una buona resa anche agli alti regimi. Giocando sull'avvolgimento del cavo sulla puleggia di comando e senza troppi artifici elettronici.

FILOSOFIA DA MOTOGP - Come detto, per la piccola R3 troviamo applicati quei concetti che ormai da tempo in Yamaha ritroviamo per la progettazione delle sue sportive famose, ma anche sulla M1 di Rossi &Co. Ecco quindi anche qui una ripartizione di peso 50/50, proprio per avere il massimo dell'equilibrio in ogni situazione, e rendere il mezzo facile da guidare anche ai meno esperti. Una filosofia tecnica che viene implementata da accorgimenti utili su strada quali l'angolo di sterzata di 34,5° (da un lato e dall'altro) un passo da 1380mm ed un'altezza della sella di soli 780 mm. A questo si aggiungono un triangolo di seduta volto al comfort quotidiano più che alla sportività, ed un peso che con tutti i liquidi si assesta sui 168Kg. Aggiungiamo infine il pacchetto sospensioni Kayaba, con forcella da 41mm e mono posteriore regolabile nel precarico (su 7 posizioni), e freni, con disco anteriore da 298 mm posteriore da 220mm, dotati di sistema ABS.

In soldoni tutto ciò che può servire per godersi la propria R3 sia nella guida "facile" sia che si voglia iniziare a prendere confidenza con i cordoli di una pista (di media velocità e tante curve da raccordare).

Per ora ci fermiamo qui con la nostra analisi, e vi invitiamo a leggere le prime impressioni del nostro test, su strada ed in pista, in sella alla nuova YZF-R3.

 

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