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MotoGP, Galbusera: Rossi è un campione senza età

"Valentino riesce sempre a stupirmi. La M1 richiede setup particolari, mi sono abituato ai sabato notte insonni"

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Meglio non si poteva fare, il GP del Qatar è stato il primo capolavoro di Valentino Rossi del 2015, un risultato su cui in pochi avrebbero scommesso dopo un inverno complicato. Merito del Dottore, ma anche di un gruppo di lavoro affiatato in cui l’innesto di Silvano Galbusera lo scorso anno è stata una scommessa vinta. Il tecnico lombardo ha saputo entrare perfettamente nei meccanismi della MotoGP e prendere in mano le redini del box.

Silvano, com’è stato iniziare la stagione con una vittoria?

Molto meglio che l’anno scorso! (ride) Questa volta Valentino ha dimostrato una supremazia evidente, si è goduto la gara e ha potuto gestirla come voleva”.

Te l’aspettavi dopo un inverno di alti e bassi?

Sicuramente ero convinto che si giocasse il podio, non però con quella voglia e quella determinazione. Quando abbiamo visto i tempi durante la gara però abbiamo cambiato idea: era tutta un’altra cosa. Sabato sera avevamo modificato la moto ed è stato un buon passo avanti. Anzi, ci siamo sorpresi del fatto che gli avversari, molto veloci nei test, fossero dietro o comunque vicini. Non eravamo sicuri se noi avessimo fatto uno step talmente grande da averli messi in difficoltà oppure se c’era qualcosa che non quadrava. La gara ha dimostrato che noi eravamo migliorati mentre gli altri si erano stabilizzati”.

Rossi a 36 anni riesce ancora a stupirti?

Sì, anche per il modo in cui gestisce le gare, le prove, per la sua sicurezza, per le decisioni che prende: è un grandissimo talento”.

All’inizio di questa stagione lo hai visto diverso rispetto alla scorsa?

A naso mi sembra ancora più determinato e più in forma, più conscio delle sue possibilità”.

L’anno scorso eri stato catapultato in questo mondo, come hai metabolizzato questa esperienza?

Ci capiamo leggermente meglio, incomincio a conoscere la M1, la MotoGP, le gomme. Alcune soluzioni ci vengono più facili e partiamo da una base più consolidate, alla fine mi trovo bene”.

Valentino RossiPerché solitamente faticate nei primi turni di prove a trovare il giusto setup?

La mia personale opinione è che la M1 richieda un assetto particolare per ogni gara, non ha una base che va bene al 90% da tutte le parti. Per questo all’inizio dobbiamo modificare la moto per trovare il setup giusto non solo per la pista, ma anche per le condizioni meteo e le gomme: questo ci obbliga a sperimentare più degli altri”.

E’ un po’ come ricominciare da capo ogni volta?

In un certo senso sì, ci sono diverse cose da provare per ottenere determinati risultati. Mi sembra invece che Honda vada bene dappertutto e le manchino solo le ultime rifiniture”.

Yamaha sembra essere stata molto conservativa nel progettare la nuova moto.

E’ ancora prematuro dire a quale livello siamo, nell’inverno abbiamo cercato di provare strade alternative e per questo non abbiamo fatto test pensando al tempo. In Qatar, alla fine, abbiamo potuto esprimere il vero potenziale della M1”.

La qualifica sembra essere ancora il vostro punto debole, colpa del pilota o della moto?

Do un 50% per uno. La M1 per rendere al meglio nel giro secco ha bisogno di un setup particolare e purtroppo nei pochi turni a disposizione dobbiamo concentrarci sulla gara. Automaticamente dobbiamo salvare le gomme, usare assetti più morbidi che non vanno nella direzione del miglior risultato in qualifica. Valentino deve adeguarsi a quello che ha a disposizione e solitamente arriviamo sempre al warm up per fare quell’ultimo step per la gara”.

È un modo di lavorare che mette anche pressione, sei mai andato a dormire tranquillo il sabato notte?

“Forse solo l’anno scorso a Misano ero un pelino più sicuro perché c’era il jolly della gara di casa (ride). Diciamo che ci sto facendo l’abitudine, ogni giorno c’è sempre da fare, visto da fuori non è un lavoro così semplice come quello di Honda o Yamaha”.

Rossi parla spesso del vostro gruppo, hai trovato un modo di lavorare diverso da quello che eri abituato?

Valentino è un grande talento e con la sua esperienza capisce molto di moto, ci aiuta con le sue indicazioni a trovare la strada giusta. Senza di lui sarebbe tutto più difficile. Tutto il team ha una grande esperienza e ogni membro si muove in autonomia, questo rende le cose più semplici”.

Valentino RossiSi sente anche una grande responsabilità a lavorare con un pilota come Rossi?

Sicuramente sì, perché si lavora per un pilota che ha obiettivi molto anni. A 36 può battagliare in ogni gara per la vittoria, se non ci riesce non è contento”.

Hai scoperto qual è il segreto del suo elisir di lunga vita?

Ci ho rinunciato (ride). Poche volte mi accorgo che abbia quell’età, mi sembra di lavorare con un pilota nel pieno delle sua maturità ma di meno di 30 anni. Questo aggiunge qualcosa di miracoloso alla sua voglia di lottare sempre per la vittoria. Valentino va visto così: un top rider, in formissima, non un pilota ‘vecchio’ o che possa accontentarsi”.

Dopo la vittoria del Qatar, stai pensando al Mondiale?

“(ride) E’ anche una questione psicologica: l’anno scorso abbiamo fatto un’ottima stagione e noi siamo sempre in competizione anche con noi stessi. Questo significa che vogliamo migliorarci e purtroppo possiamo farlo di solo una posizione, essendo arrivati secondi. Avremmo dovuto pensarci un anno fa (ride)”.

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