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SBK, Rea e Sykes, incrociate i guantoni

Duello in casa Kawasaki. Il vice-campione: “Ora basta con gli esperimenti”

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L’arrivo di Jonathan Rea nel team Kawasaki Provec a fianco di Tom Sykes ha creato i presupposti per uno scontro – figurato, per ora – tra titani. Da un lato, l’”underdog” affamato dopo anni passati a lottare ad armi impari con gli avversari, dall’altro il campione ansioso di ristabilire il proprio status dopo un KO inaspettato subito da Guintoli negli ultimi round della scorsa stagione. Due pesi massimi sul ring pronti ad incrociare i guantoni – o meglio, le traiettorie – ma al gong di inizio campionato è stato come se Sykes fosse rimasto negli spogliatoi.

Complice la partenza fulminea di Rea (3 vittorie ed un secondo posto), i due sono separati da 45 punti. Al termine della prima giornata di prove ad Aragon, però, la coppia Kawasaki ha ridotto al minimo le distanze (un decimo), con soltanto il ducatista Davies in grado di reggere il passo. I tempi, scusate il gioco di parole, sembrano dunque maturi per il corpo a corpo tra i due connazionali.

La moto è stata sviluppata per un altro pilota, non per me, quindi ho dovuto essere furbo e svelto per adattarmi in fretta e trovare il mio ritmo – ha detto Rea – Sapevo che la Kawasaki era competitiva, quindi non ho calcato la mano. In inverno, abbiamo speso giornate intere solo per trovare la corretta posizione di guida. Sono già più a mio agio su questa moto di quanto lo sono mai stato con la Honda, ed è solo l’inizio”.

Rea sembra già perfettamente a suo agio sulla “verdona” ma avverte: “L'adattamento è un processo che non finisce mai. Con Pere (Riba, il capotecnico, nda) siamo stati veloci a trovare un buon assetto di base. Abbiamo molte idee per migliorare ancora, ma è difficile farlo senza perdere la strada. Stiamo lavorando lentamente, senza stravolgimenti, perché siamo già competitivi. Sperimenteremo di più durante i test”.

Ad alzare la posta in gioco nello scontro interno, il fatto che Rea abbia fin qui raccolto due pole position in altrettante qualifiche. Tuttavia è ancora presto per riassegnare il soprannome di “Mr. Superpole”, guadagnato da Sykes a furia di giri veloci.

“L’obiettivo principale resta la prima fila – assicura Rea – Perché qui la prima curva è subito dopo la partenza ed è importante non farsi intrappolare nel traffico. Lavoro sempre in ottica gara, ma se domani avremo il pacchetto giusto non mi tirerò indietro. Sarebbe bello fare tris”.

Sykes, dal canto suo, non ha alcuna intenzione di gettare la spugna. Anzi, alla vigilia aveva annunciato di avere “un piano speciale” per recuperare la competitività di sempre.

Fin qui, è andato tutto bene – le parole del pilota di Huddersfield, secondo a +0.145 – Guido questa moto da diverse stagioni, la conosco bene, ma quest’anno i cambi regolamentari ci hanno costretto a raccogliere molti dati nuovi. Ho parlato a lungo con il mio capotecnico al telefono dopo la Tailandia, ed abbiamo deciso che abbiamo abbastanza informazioni ed è meglio tornare al metodo di lavoro degli anni scorso. Questo era il nostro obiettivo qui”.

Sykes, da vero gentleman britannico, non ha lesinato l’autocritica.

Sono molto deluso da come sono andate le prime due gare. Stavo esplorando i parametri della ZX-10R, forse troppo, ma è una lunga stagione e preferivo raccogliere più informazioni all’inizio per preparare al meglio il rientro in Europa. Qui in Spagna le Ducati sono partite forte nelle prove invernali, ma il maltempo ci ha limitato nel recuperare terreno. A Phillip Island e in Tailandia ho svolto un programma simile a come se si trattasse di un test. Se non altro ho tutte le informazioni necessarie ora”.

Insomma, tutto è pronto per un duello potenzialmente epico. Sempre che Sykes riesca a recuperare, oltre alla fiducia in sella, la piena forma fisica.

Stamattina mi sono alzato con grossi problemi allo stomaco, quindi non è stato facile guidare oggi – ha commentato – Per questo non ho ancora sfruttato il potenziale della moto. Nelle prime due gare, invece, la Kawasaki semplicemente non andava bene per me. Jonathan ha fatto un ottimo lavoro, mentre io mi sentivo come se mi avessero legato un braccio dietro la schiena. Stavo provando cose differenti. Qui però sono partito con il piede giusto”.

Fuori i secondi, e… “get ready to rumble”.

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