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Ducati Multistrada: libertà di viaggiare

LA PROVA - Più matura, ora la guida è più naturale e immediata. Corposa ai medi, allunga bene

Moto - Test: Ducati Multistrada: libertà di viaggiare

Il cielo è velato, con il vento che soffia imperioso. D'altro canto, se volgo lo sguardo verso l'orizzonte non posso che scrutare la vastità dell'Oceano da Playa Quemada. Dietro un paesaggio roccioso, lavico. Il nostro obiettivo è li, raggiungere il Timanfaya. Lanzarote è cosi, una conchiglia nell'Atlantico, con le sue mille anime da viaggiatore, habitat naturale per la nuova Multistrada. E per chi del viaggio, e non della meta, fa la propria ragion d'essere.

Questo il credo della Maxi Enduro Stradale di Borgo Panigale, con le sue quattro anime evolute. Ve l'abbiamo presentata: rivoluzionare per evolvere. Sono le otto del mattino in riva all'Oceano.

E' tempo di viaggiare. Salgo in sella. Mi piace immediatamente la triangolazione sella-pedana-manubrio. Le quote ciclistiche non sono cambiate, ma la sella è ora più stretta, per cui tocchiamo meglio per terra, per una maggior sensazione di controllo. Proprio il controllo è il nuovo Graal di questi elefanti da viaggio. La potenza è oramai un traguardo raggiunto, il vero obiettivo è trasmetterla a terra nella maniera più fluida e naturale possibile. Affinchè chiunque possa godere del viaggio su due ruote.

Dicevamo la triangolazione, veramente godibile, cosi come la strumentazione di questa Multistrada S di prim'ordine con il cruscotto TFT. Chiavi in tasca, non mi convince appieno la qualità dei pulsanti sul manubrio. Metto in moto, sono curioso di percepire questo dichiarato salto in avanti. Perchè la precedente Multistrada era si bella da guidare, ma - complice forse le dimensioni (mie e sue) mi trovavo sempre a guidare 'appeso', quasi a doverla guidare di motore, senza però pennellare al meglio le curve, complice anche le prime Skyhook, con cui bisognava instaurare un rapporto di fiducia. Il motore con l'incrocio a 11 gradi era gradevole intendiamoci, ma comunque duro, prepotente. Bello si da un lato, ma l'evoluzione deve esser alla portata di tutti. Ecco perchè la strada del DVT con la fasatura variabile.

Mi bastano pochi chilometri per capire che questa Multistrada è più 'matura', familiare, naturale alla guida. Lascia lo spazio a chi guida di apprezzare le curve, affrontarle e viaggiare come meglio crede.

Faccio i primi chilometri con la mappatura Touring, più morbida nella risposta al gas, con un maggior intervento del controllo di trazione. Eccola la maturazione: la potenza c'è, è avvertibile: d'altro canto, basta spalancare in uscita di curva con la moto che rimane comunque in assetto, in seconda marcia, che l'anteriore tende a voler decollare, a sollevarsi. Il tutto con una fluidità disarmante, che mi proietta fuori dalle curve, senza che quasi me ne renda conto.

Il nuovo Testastretta DVT ha una fluidità ai medi regimi che ha dell'impressionante, raggiungendo in questo caso la concorrenza di KTM e avvicinandosi fortemente a quanto mostrato da Aprilia con la Caponord, tanto per fare due esempi. Fino ai 4000 giri/min è piuttosto vuota, il che permette una guida blanda, pulita, semplice.

Poi ai medi regimi, intorno ai 4500-5000 si scatena, veloce ma progressivamente, senza mettere in crisi. Ed infine l'allungo. Qua si parla di 10.000 giri/min. Strappi, buchi, tiri bruschi sono un ricordo. L'erogazione è efficace e la maturazione avviene anche passando con la mappatura Sport. Già, perchè a cambiare è l'attacco del gas, la reattività, ma senza che questa metta in crisi. Il DVT è un bel passo in avanti.

Posso sfruttare questa compagna di viaggio come meglio credo, passeggiando in ambito urbano cosi come affrontando la sequenza di curve che dalla Valle del Pozo mi portano fino alla Pena del Silbo, in un tratto montuoso con curve da terza marcia da raccordare.

Qui la Multistrada mostra le sue varie anime, e non delude le attese. Il motore tira, anzi, galoppa. Se l'ultima versione poteva esser paragonata ad un toro, ora ci troviamo di fronte ad un cavallo al galoppo, progressivo, ma comunque dall'animo puro come da tradizione Ducati.

Ma se il cuore è stato cambiato, anche il cervello ha subito grandi innesti con l'avvento dell'elettronica e, principalmente, della piattaforma inerziale che regola ora al meglio la conseguente comunicazione tra i vari sistemi. Sistemi che si avvertono in maniera chiara, ed efficace, ma comunque naturale. Non sono invadenti, tanto più che l'avvertimento è dato più da una sorta di filtro, di passaggio tra risposta alla manopola del gas e ruota posteriore più che nell'intervento stesso. Non è un caso che passando dalla mappatura Touring alla Sport, dove le soglie di intervento sono inferiori, tale sensazione sia scemata.

Soluzioni su cui ci si può sbizzarrire personalizzando ogni mappa, ogni anima di questa moto. Già, perchè la Multistrada se invero ha quattro elementi di base, dall'altro personalizza l'esperienza di guida. Non una novità, chiaro, ma che necessita di sottolineatura. Cosi come non è una novità anche il cupolino regolabile in maniera immediata anche alla guida, che slitta verticalmente. Comodo, anche se alla massima estensione taglia un poco la visuale di guida. La protezione però è ottima, più generalmente su tutta la Multistrada. La moto è compatta, più piccola di quel che le foto possano mostrare, anche se la zona anteriore è stata resa più voluminosa per una migliore protezione aerodinamica. Solamente le ginocchia rimangono un poco scoperte. Una moto che offre un grande comfort, grazie sopratutto alla sella, ben imbottita e plasmata alla perfezione, anche se le vibrazioni - proprio sulla sella - si sentono e, alla lunga, danno un pò fastidio.

Mi dirigo verso la zona montuosa, dove uno strapiombo proietta lo sguardo verso Playa de Famara. Qui ho l'occasione di fare un piccolo tratto sterrato. Niente di cosi impegnativo intendiamoci, ma la Multistrada ha mostrato la sua velleità anche in modalità Enduro. L'anteriore risponde bene, il posteriore libero permette quindi di affrontare sterrati anche di un certo livello.

La nuova posizione in sella e la comformazione del serbatoio sono stati studiati anche per poter guidare in piedi con più naturalezza e più facilmente. Eccola la maturità raggiunta di questa moto. La Multistrada si è rivoluzionata per evolversi. Non è più una moto con cui dover fare i conti, prendere le misure, guidarla in maniera quasi spigolosa e sfruttare la coppia del motore. La maturazione è data dalla facilità e dalla naturalezza.

E se prima vi ho parlato del motore e dell'elettronica, a mio modo di vedere, è ciclisticamente che questa moto ha fatto un passo avanti notevole. Posizione in sella, ma anche un'azzeccata distribuzione dei pesi, un ergonomia efficace, ed anche un raggio di sterzata aumentato complessivamente di 4 gradi. La guida è più fluida, rotonda, permettendoti traiettorie più pennellate.

Credo che la definizione precedente secondo cui la versione 2012 fosse un Toro e questa un Cavallo risulti calzante. La nuova Multistrada è una compagna, di quelle da lunghi viaggi. Oggi è Lanzarote, domani non è importante, perchè questa Maxi Enduro Stradale vive per le strade, non per le mete da raggiungere.

E ti sostiene in ogni istante, grazie anche alle sospensioni Skyhook, presenti nella versione S. Ero curioso di provarle, vedere la loro evoluzione dal 2012. Già, perchè la precedente moto mi offriva sempre quella sensazione di guida appesa, ed anche il lavoro delle sospensioni 'agganciate al cielo' era parte attiva. Ora le semiattive lavorano meglio, mantengono sempre un assetto stabile, equilibrato, anche se, dopo una prima pinzata energica, un affondo in realtà è presente. Per qualcuno un piccolo difetto, io in realtà l'ho apprezzato. Perchè l'affondo non è radicale, ma smorzato in maniera fluida, con equilibrio e non in maniera scattosa. Chiaro, passare poi alla versione base, con le sospensioni Sachs tradizionali, mostra ancora di più il lavoro delle semi-attive! L'escursione, d'altro canto è tanta, e l'affondo è pronunciato, a testimonianza della chiara volontà di Borgo Panigale di caratterizzare cosi la nuova Multistrada alla base.

Più passano i chilometri più quella sensazione di libertà e di controllo si fa preponderante. Alterno momenti in cui il mio animo passa da globetrotter alla ventura, guidando in piedi e mirando le onde dell'Atlantico, ad attimi in cui tengo in tiro il DVT fin sopra i 5000 giri e sfrutto la coppia strabordante ma fluida del motore, con l'anteriore che, ad ogni occasione, non tarda a farmi capire i suoi tentativi (alcuni ben riusciti) di distacco dalla terraferma. In frenata poi, ci pensa l'impianto a mostrare la sua potenza - enorme - ma al contempo la sua modulabilità. La leva, nemmeno dopo 200 km, ha mostrato segni di spugnosità, e l'attacco è decisamente modulabile.

Passo la Caleta di Famara e mi dirigo verso il vulcano Timanfaya, con un tratto contornato da rocce vulcaniche e curve a novanta gradi da seconda-terza marcia. Scalo, con una frizione che definire di burro è poco, e inizio a pennellare curve con scioltezza e naturalezza. Le due anime del motore - potenza e fluidità - si fondono molto bene con la tenuta ciclistica data da telaio e forcellone nuovi, dallo spostamento del motore 20 mm più in alto, dalla sincronia tra elettronica e sospensioni.

Ecco, forse il segreto della nuova Multistrada è prorpio questo: il giusto amalgama tra ogni singolo componente che crea una sincronia tale da poter guidare liberi, sciolti.

Ed in questo non si può fare a meno di citare anche gli pneumatici Scorpion Trail II di casa Pirelli, veramente molto buoni per comunicatività, impronta a terra e sensazioni offerte. E' un piacere entrare pinzati - grazie anche ad un asfalto abrasivo - e poter spalancare in uscita. Questa moto ha raggiunto la maturità. Si è rivoluzionata per evolversi. Ha l'animo, anzi, le anime da viaggiatore, avendo battuto un sentiero nuovo, lasciando praticamente la strada vecchia dell'ultimo Multistrada. E questo, anche dal punto di vista stilistico e del design. Già, perchè se da un lato lo stile sembra non dissimile da quanot visto finora, in realtà, il cambiamento c'è ed è evidente, sopratutto nella cura dei dettagli e delle finiture.

La nuova Ducati Multistrada sembra aver cambiato la propria anima: dell' integralista di un tempo ne è rimasto il carattere, ma ora vive di luce nuova. Quella che spinge a viaggiare, pensando non alla meta, ne a questioni tecniche -sofistiche. No, la nuova Multistrada vuole offrire la propria sete di ventura a chiunque lo desideri. Si mette a disposizione, cavalcando prepotentemente in maniera 'variabile'.

Una compagna di viaggio, che mi ha accompagnato tra curve con la luce negli occhi, pennellate sentendo la grana dell'asfalto, assecondando il mio desiderio di adrenalina ma non incanalandolo sui proprio standard; mi ha portato tra le rive delle dune di Lanzarote in maniera fluida e tranquilla, mirando in piedi la maestosità dell'Oceano, e mi ha fatto percorrere strade anche dove non ce n'erano. La nuova Multistrada rimane una Ducati, perchè le radici non si rinnegano e non si discutono, ma ora è divenuta una compagna più matura, che lascia chi guida protagonista del proprio viaggio.




Abbiamo messo alla prova la nuova Ducati Multistrada 2015 sulle strade di Lanzarote con il seguente materiale tecnico Dainese

AX-8 D

UAL EVO
Un casco estremamente versatile destinato ad un utilizzo tanto stradale quanto off-road. Il design e la linea richiamano inevitabilmente l’AX-8 Evo dal quale è derivato, ma graz

ie a caratteristiche tecniche aggiuntive, come la visiera ed il meccanismo visiera specifico, la presa aria muso apribile ed una ventilazione supplementare apribile sul top, garantisce tutte le prestazioni ed il comfort di un casco da strada. Il sistema di ventilazione integrato IVS si compone di canalizzazioni ricavate direttamente nella calotta che garantiscono un flusso d’aria ottimale all’interno del casco. Gli interni, con trattamento igienizzante e realizzati in Dri-Lex® traspirante, sono completamente removibili e lavabili, incluse le coperture del cinturino. Per la zona visiera vengono utilizzate coperture in plastica morbida che, a differenza dei tessuti, non si impregnano e sono facilmente lavabili. La presa d'aria muso è facilmente removibile senza attrezzi e garantisce un ottimo flusso dell’aria. Il sistema di ritenzione ha la chiusura DD con doppio anello.


ARCHIVIO PELLE

Il borbottio dei cilindri al minimo, le luci che si riflettono sul serbatoio lucido e sulla cromatura degli scarichi, l’odore dell’olio bruciato. Il fascino del mondo degli anni ’60 e’70 è celebrato in questo giubbotto dalla grande personalità e dai dettagli curati, che prende il nome dall’archivio Dainese, dal quale trae ispirazione.
Archivio Pelle è confezionato in pelle bovina tinta in capo per donargli un look vissuto e vintage, che maschera soluzioni tecniche moderne come le protezioni morbide Pro-Shape e la predisposizione per il paraschiena. I richiami alle leggende del motociclismo che lo caratterizzano, rendono questo giubbotto un must buy per tutti gli amanti della storia del motociclismo.

CARBON COVER

Anima racing e aggressività caratterizzano questo guanto corto in pelle bovina, pensato per aggredire l’asfalto in sella alla propria moto godendo di un’ergonomia e protezione di alto livello, grazie agli inserti brevettati Microelastic ed all’ergonomia studiata per la guida sportiva.

Dotato di inserti compositi in fibra di carbonio sulle nocche, sulle dita e costruzione del mignolo rinforzata con inserti in TPU, Carbon Cover ST è la scelta dell’utente sport tourer più esigente. Palmo in pelle di capra, costruzione con un pannello unico di pelle a protezione delle cuciture sul taglio della mano, cinturino antiscalzamento e foratura sul lato interno delle dita completano questo guanto disponibile anche in versione Lady.

PEAK D-DRY

Protettori compositi removibili certificati secondo la norma EN 1621.1/97, Pro-Shape: protettori morbidi certificati secondo la norma EN 1621.1/97 sui fianchi, Tessuto poliammide alta tenacità, Regolazione ampiezza fianchi, Cerniera su fondo gamba, Cerniera aggancio giubbino-pantalone, Protettori ginocchia regolabili in altezza, Temperature adjustment, Membrana di marca D-Dry® impermeabile e traspirante, Tessuto esterno con trattamento idrorepellente, Membrana laminata con tessuto esterno, Fodera termica removibile, Inserti rifrangenti, 2 tasche esterne anteriori

LONG RANGE C2 D-WP

Viaggiare, attraversando valli e monti, città e campagne, fino al mare ed oltre. La moto come mezzo per scoprire il mondo e lasciarsi la quotidianità alle spalle. Long Range è studiato per i moto-turisti attenti a sostanza e qualità.
Dotato di inserti in nylon sui malleoli e inserto in TPU sulla tibia, questo stivale impermeabile in pelle bovina presenta una chiusura laterale con zip e velcro dalla facile apertura. L’ergonomia della tomaia e l’utilizzo di inserti in tessuto elastico facilitano il movimento del piede durante la guida e una volta scesi di sella, per consentire un comfort adeguato anche dopo molte ore di utilizzo.

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